Thursday, March 28, 2024

Rocco e i suoi fardelli

By Santo Fabiano on 22 Settembre 2018
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Rocco e i suoi fardelli

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Non so chi sia professionalmente Rocco Casalino. Pare che sia stato un concorrente del primo “Grande Fratello”, ma credo sia una perfida ingiustizia ritenere che nella vita non abbia fatto altro di interessante fino al punto da essere scelto come “portavoce”. E soprattutto non so per quale ragione si sia trovato al centro della cronaca, con una abile mossa in due tempi che dovrebbe impensierire chiunque creda nell’utilizzo corretto e democratico dei mezzi di informazione.

Qualche giorno fa, si leggeva sulla stampa del sentimento di scandalo di chi aveva avuto la notizia della retribuzione di Casalino, nella qualità di “portavoce”. Certamente la retribuzione è elevata e ingiustificata, ma non più di quella che si corrispondeva al suo predecessore e non più di altri frequentatori del palazzo, peraltro non tutti adeguatamente titolati (basti ricordare chi ha lavorato all’ultima proposta di riforma della Costituzione o persino all’Istruzione o alla Giustizia, senza alcun titolo di istruzione che ne giustificasse la competenza). Se davvero si vuole affrontare il tema delle retribuzioni ingiustificate, lealtà vorrebbe che si facesse a tutto tondo, compresi dirigenti consulenti, sindacalisti, (ben più corpose) ecc. Altrimenti si ha la sensazione che infastidisca soltanto quella del Casalino.

Dopo pochi giorni da quella “battaglia” sul suo compenso, le migliori energie del Paese portano lo stesso soggetto al centro della gogna per un’altra vicenda: pare che in una “telefonata privata” questi abbia usato toni minacciosi e irrispettosi verso i dirigenti del Ministero dell’Economia che farebbero ostruzionismo alle proposte del Governo.

Mi auguro che nessuno sfoderi il perbenismo per alcune parolacce pronunciate in una conversazione privata (chi non lo fa… consentitemi, è un bacchettone!). Quindi, al netto delle parolacce la questione riguarda le “minacce”, anzi, quella che l’incauto Rocco definisce la “mega vendetta”.

A me non piacciono i toni minatori, nemmeno in privato. E non mi piacciono quando hanno il sapore dell’epurazione. Ma, se usiamo il buon senso, assistiamo oggi a una situazione di stallo in cui il nostro Governo (perchè è nostro) si trova a dovere mediare, come mai prima, non solo con i burocrati dell’Unione europea, ma persino con quelli del Ministero dell’Economia che, nel rispetto del modello istituzionale, dovrebbero attenersi agli indirizzi della politica, come hanno sempre fatto, ma invece, trovano argomenti per porre veti.

Però, gli stessi, in passato, non hanno posto il veto quando le manovre erano improponibili, quando si condonava, quando si incrementavano compensi e prebende. Ma soprattutto, non lo hanno fatto tutte quelle volte che … se lo avessero fatto, ci avrebbero evitato di avere un debito così consistente da essere paralizzati. I governi precedenti hanno potuto applicare sanatorie, acquistare aerei inutili, distogliere soldi pubblici a favore di banche, incrementare compensi, ecc. senza la minima preoccupazione di un veto del Ministero, giusto quando avremmo voluto che ci fosse.

Ma perchè adesso?

Per comprendere le dinamiche che ruotano intorno a questa vicenda è sufficiente prendere in esame un solo caso: le dimissioni del Presidente della Consob. Questi, nonostante fosse obbligato a optare o mettersi in aspettativa, per lucrare migliori condizioni fiscali, chiede, invece, una forma di “comando temporaneo” che irrita anche Bruxelles per la sua irritualità e per i vantaggi che genera “inaccettabili per un civil servant”. Dunque, il Presidente è costretto a dimettersi, ma lo fa recitando la parte dell’eroe, annunciando di farsi da parte per ragioni politiche, come non farebbe nemmeno un metalmeccanico messo sul lastrico.

Ma c’è dell’altro. Dopo le dimissioni, i dirigenti della Consob indirizzano una lettera al Presidente Mattarela rivendicando il diritto al “gradimento” del prossimo presidente. Immaginate se ciò fosse successo ai tempi del governo Renzi!

Ciò che emerge sempre più forte è il consolidamento di una “burocrazia regolativa” che pretende di esprimere “terzietà”, ma pretende intervenire nelle decisioni, indipendentemente dall’indirizzo dei vertici politici, a cui spetta questa funzione. Sull’argomento, molto tempo fa, si era espresso Sabino Cassese, che ho avuto il piacere di avere come docente e di cui ricordo le lezioni, nelle quali insisteva sul problema della “radicalizzazione” delle burocrazie ministeriali, solitamente caratterizzate da legami di parentela e amicali che ne configurano un potere a sé state, che nessuno aveva mai eletto, come noterà più tardi Niskanen.

Però Cassesse, adesso ha cambiato idea e sostiene ritiene un’ingerenza quella politica, che raccontava come una forma di democrazia e “imparziale” la burocrazia che prima gli appariva come ostacolo allo snellimento della P.A.

Però Rocco ha sbagliato. Non per ciò che ha detto in privato, ma per avere pensato che si possa amministrare con propositi di “vendetta”. Ciò che ha detto lo sentiamo da sempre e da tutti. Abbiamo tutti buone ragioni di risentimento verso le precedenti amministrazioni, ma chi sta al Governo non può provare questi sentimenti, né in pubblico, né in privato.

Per questa ragione non mi sembra migliore di altri. Quanti ne conosciamo che minacciano vendette, dimissioni, rimozioni, ecc. E non lo fanno solo il privato.

Rocco ha sbagliato perchè il cambiamento di cui si avverte il bisogno non è quello di una nuova squadra di prepotenti, ma di statisti che, evitando gli eccessi del “perbenismo”, fatto di finzioni e del “pettegolezzo” fatto della ricerca di bassezze da cui scandalizzarsi, possa giudare il Paese verso la pace sociale. Anche smascherando chi si contrappone e rimuovendolo se necessario, ma non per vendetta. Semmai perchè non ha avuto il “senso dello Stato” che si richiede a chi governa.

Mi auguro davvero che non si avvii adesso la corsa allo schieramento pro o contro Casalino o persino il televoto. Dobbiamo pretendere, invece, che ciascuno rispetti il proprio ruolo e quello degli altri. Il Governo deve rispettare il ruolo dei dirigenti (che peraltro, secondo le prescrizioni dell’ANAC, dovrebbero ruotare, ma il meccanismo sembra essersi inceppato) ma anche i dirigenti dovrebbero ricordare di essere al servizio della Nazione che… è rappresentata dal Governo in carica.

Santo Fabiano

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