Thursday, March 28, 2024

CUORE DI DONNA ETRUSCA

By Maria Cristina Zitelli on 3 Marzo 2021
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CUORE DI DONNA ETRUSCA

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In occasione della Festa della Donna dell’8 marzo scopriamo la donna nella civiltà etrusca.

 

La società etrusca colpiva gli osservatori contemporanei, in particolare quelli greci.

Li colpiva lo stile di vita delle classi aristocratiche, la ricchezza e il lusso, i meravigliosi gioielli che impreziosivano acconciature e vesti.

Ma ancor più li stupiva il comportamento eccezionalmente libero delle donne etrusche.

Infatti, nella generalità delle testimonianze riguardanti le antiche civiltà, la donna appare come subalterna all’uomo, dedita alla generazione dei figli, alla casa, alla filatura, a un comportamento morigerato, a una vita silenziosa e quasi invisibile.

Invece le donne etrusche partecipavano attivamente alla vita sociale, spesso sapevano leggere e scrivere, potevano essere titolari di attività economiche, mantenevano il patronimico (nome del padre) anche da sposate.

 

Sarcofago degli Sposi da Cerveteri. Elaborazione grafica di Cesare Restaino

Sarcofago degli Sposi da Cerveteri, presso Museo Etrusco di Villa Giulia

 

La più nota iconografia etrusca, dalle tombe dipinte, alle sculture, alle decorazioni vascolari, testimonia vivacemente questa realtà, raccontata da storici e scrittori greci e romani per manifestare ai posteri il loro grande scandalo a fronte di tanta libertà femminile.

Un simile contesto si riferisce in particolare al ceto benestante etrusco.

Pensiamo per esempio agli affreschi tombali di Tarquinia: mostrano per lo più scene di vita nobile e spensierata in cui donne raffinate ed eleganti partecipano insieme agli uomini a sontuosi banchetti.

E i corredi funebri femminili del ceto aristocratico ci restituiscono oggetti eccezionalmente ricchi e preziosi.

Le iscrizioni funebri ci parlano di donne dotate di nome proprio (Larthia, Thesathei, Velelia…), fatto davvero straordinario se si pensa che a Roma le donne, fino alla tarda età repubblicana, venivano denominate esclusivamente con il nome della gens, ovvero della famiglia alla quale appartenevano (Iulia, Claudia, Cornelia…Nella famiglia, poiché il nome femminile era sempre lo stesso, era necessario distinguere le donne aggiungendo  Maior, Minor, Prima, Secunda…).

Le testimonianze relative alla straordinaria posizione della donna etrusca si riferiscono in particolare al mondo italico del VI e del V secolo a.C., in connessione con la vigorosa ondata di benessere economico che interessò l’area dell’Etruria propriamente detta (Toscana, alto Lazio e Umbria).

Con il IV secolo a.C. la condizione sociale della donna etrusca perse gradualmente la sua autonomia e regredì assimilando i modelli di vita greci e romani, con i quali i contatti erano diventati sempre più intensi.

Danzatrice dalla Tomba dei Giocolieri

Danzatrice dalla Tomba dei Giocolieri

 

Le nobili donne etrusche dedicavano molto tempo alla cura della loro bellezza, come lasciano immaginare alcune iscrizioni e le testimonianze iconografiche.

Usavano specchi, strumenti di vario tipo e bellissimi unguentari; amavano vestire elegantemente, evidenziando le loro belle forme e indossando elaboratissimi e ricchi gioielli.

Molto varie e articolate sono le pettinature testimoniate nei ritratti nel VI secolo a.C.: lunghe trecce pendevano sul seno e sulle spalle delle donne, mentre in seguito troviamo l’uso di raccogliere i capelli in una reticella o in ciocche spesse e tirati all’indietro.

Consorti di uomini importanti, nobili, ricchi, colti, queste erano donne evolute, che uscivano spesso di casa, non rinunciavano a stare al fianco dei loro mariti, amavano i piaceri della vita, i banchetti raffinati, musica e danza.

Si dedicavano anche alla tessitura e la filatura, come testimoniano pesi di telaio, fuseruole e rocchetti, facendosi piacevolmente aiutare dalle ancelle.

Alcuni morsi di cavallo ritrovati nei corredi femminili lasciano immaginare anche un’autonomia di movimento della donna etrusca, che forse viaggiava senza essere necessariamente accompagnata.

Ritorniamo alle fonti storiche che ci parlano del mondo etrusco: sono fonti greche e romane che osservano e riportano tutto alla luce della loro morale.

Nella società greca e in quella romana, le uniche donne ammesse ai banchetti erano le meretrici e tali vengono considerate le donne etrusche da storici scandalizzati, come il greco Teopompo, vissuto nella metà del IV secolo a.C..

Velca, dalla Tomba dell’Orto a Tarquinia

 

Ecco poche frasi estratte dal racconto di quest’ultimo:

“… Esse (le donne etrusche) curano molto il loro corpo facendo esercizi sportivi da sole o con gli uomini. Non ritengono vergognoso comparire in pubblico nude, stanno a tavola non vicino al marito ma vicino al primo venuto dei presenti e brindano alla salute di chi vogliono, sono forti bevitrici e molto belle da vedere.”

In molti corredi tombali femminili sono stati ritrovati i calici, le brocche e gli altri utensili caratteristici del simposio, il banchetto in cui si beveva insieme: questa era un’usanza tipicamente greca, riservata esclusivamente agli uomini, mentre gli etruschi rappresentano tranquillamente anche le donne nella loro piena partecipazione alla festa accanto agli uomini.

E’ davvero affascinante immaginare un mondo così diverso, così autonomo nel contesto delle civiltà italiche, dotato anche di una lingua molto diversa da quelle dei popoli limitrofi.

Un quadro che continua ad alimentare un certo mistero che avvolge questo popolo, una nebbia che, attraverso ampi studi e ricerche, va diradandosi sempre più, svelandoci una tenera e inattesa familiarità con questi nostri antenati.  Per questo possiamo addirittura sentirci “Etruschi nel cuore”(*).

 

(*) Titolo del libro che scritto da Maria Cristina Zitelli e Cesare Restaino, pubblicato su Amazon.

 

 

Dott. Maria Cristina Zitelli
Fotografie: elaborazione grafiche di Cesare Restaino

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