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Nella testa di donne e uomini

By Marta Fortunati on 24 Ottobre 2019
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Nella testa di donne e uomini

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Nel convegno che si è svolto nei giorni scorsi a Milano dal titolo “Genere e neuroscienze. Donne e uomini tanto uguali quanto diversi” si è parlato di medicina di genere, dall’incidenza delle differenze di sesso nelle malattie neurologiche e cerebrovascolari ai relativi approcci terapeutici differenzianti, a partire dagli ormoni. Di rado i farmaci tengono conto della loro influenza nella vita dell’uomo, che sostanzialmente rimane invariato fino ai 70 anni, e della donna che di fatto affronta più tappe, come pubertà, età fertile, gravidanza e menopausa. Importante è riuscire a diagnosticare tempestivamente patologie come infarto e ictus, che presentano tempi, modi ed esiti diversi.

Fondamentale è preparare i medici e far sì che i medicinali vengano differenziati per genere, come indicato dalla recente legge sulla medicina di genere, branca innovativa della ricerca che studia le relazioni tra l’appartenenza al genere sessuale e l’efficacia delle terapie nel trattamento di determinate patologie, e sottolineato nell’intervento della dottoressa Elena Del Giorgio dell’Università statale di Milano che ha focalizzato l’attenzione sulla differente conoscenza degli aspetti epidemiologici, clinici e terapeutici nell’uomo e nella donna. Nell’intervento di Maria Vittoria Calloni, responsabile Stroke Unit dell’Ospedale di Legnano è emerso che le donne, oltre ai fattori di rischio vascolare, ne hanno di peculiari che ne aumentano in loro la possibilità di ictus ischemico: muoiono il 49% di donne per malattie vascolari cerebrali mentre fra gli uomini sono il 38%. Le differenze sessuali più consistenti si risentono di più in cardiologia, in quanto le donne sono meno consapevoli del rischio di infarto e dei disturbi cardiocircolatori in generale. Nei vari interventi i relatori hanno parlato di malattie neurologiche e cardiovascolari legate al genere e ai meccanismi neurolinguistici dei pregiudizi legati ai due sessi.

Il 13 giugno 2019 è stato firmato il decreto con il quale è stato adottato il Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di genere, prima volta in cui nel nostro Paese viene inserito il concetto di ‘genere’ nella medicina, che tiene conto delle differenze esistenti tra uomini e donne. Con questa legge l’Italia si pone all’avanguardia in Europa in questo settore, garantendo a tutti, donne e uomini, la migliore cura possibile. Il Piano indica gli obiettivi strategici, i soggetti coinvolti e le azioni previste per una reale applicazione di un approccio di genere in sanità nelle quattro aree d’intervento previste dalla legge: percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione; ricerca e innovazione; formazione e comunicazione.

Gli interventi farmacologici possono risultare meno efficaci per le donne e avere maggiori effetti collaterali, anche perché i farmaci che vengono prescritti vengono studiati sugli uomini: infatti ancora oggi le donne sono trattate meno con i farmaci essenziali per prevenire le recidive dell’infarto quali l’aspirina, i betabloccanti e le statine. Per l’Organizzazione mondiale della sanità il ‘genere’ è costruito su parametri sociali riguardo a comportamento, azioni e ruoli attribuiti ad un sesso e di conseguenza definisce ‘medicina di genere’ lo studio dell’influenza delle differenze biologiche, socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

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