Monday, May 13, 2024

“Klimt. La Secessione e l’Italia”, in corso a Roma fino a fine marzo 2022

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Alla scoperta del grande artista austriaco uno dei più significativi artisti della secessione viennese.

 

Gustav Klimt abita il nostro immaginario. Anche chi non è particolarmente esperto d’arte, al solo nome dell’artista sa evocare in sé immediatamente l’oro, la bidimensionalità, la passione, il talento, tutti elementi che lo contraddistinguono fortemente.

 

Gustav Klimt, Giuditta I
Foto da notiziarte.com

 

Precisiamo subito che la grandezza di Klimt trascende le immagini dorate che ne hanno decretato l’immensa fama e risiede soprattutto nel suo eclettico talento e nella sua instancabile ricerca del nuovo, che si esprimono in tutta la sua produzione, dai ritratti, alle allegorie, ai paesaggi, ai manifesti.

Certo, essere annoverati tra gli artisti più noti e “familiari” al grande pubblico non è poco, in quest’epoca di ricordi sommari e di memorie facilmente dilavabili in una sovrapposizione di immagini davvero velocissima.

Giova quindi fare quattro passi nel mondo di Klimt, la cui vicenda è incorniciata da Vienna, a cavallo tra fine ‘800 e inizi ‘900.

La città cambia volto proprio in quegli anni a opera dell’imperatore Francesco Giuseppe: fin dal 1857 egli avvia il progetto dell’abbattimento delle antiche mura – possente difesa contro i Turchi nel 1529 e nel 1683 – per costruire la grande strada alberata chiamata Ringstrasse, coronata dai più importanti edifici pubblici dell’intera Austria.
Il fermento è enorme e il centro storico è assai invitante per artisti attratti dai mille concorsi banditi per decorare le nuove architetture, con l’esplicito appoggio delle autorità. Vienna raggiunge in questi anni i due milioni di abitanti, è vivace e mondana, vive soprattutto una straordinaria fioritura culturale.

Tra caffè, circoli, sale da concerto, teatri, scuole e associazioni d’arte, circolano le idee più innovative e si celebra, non senza traumi, il tramonto di un’epoca e la nascita di un mondo nuovo.

Convivono e proliferano, in questo clima, personaggi come Freud, Wittgenstain, Mahler, Musil e moltissimi altri, che con le loro idee nutrono e stimolano la creatività degli artisti, e contribuiscono al montare della mareggiata che si abbatterà sulla sonnacchiosa “Austria felix” per dare voce a nuove, profonde, inconfessabili pulsioni.

L’Austria è in effetti come un giardino sopra un vulcano, metafora di grande successo per descrivere la situazione: covano fermenti sociali fatti di insoddisfazione, desiderio di rivalsa del mondo proletario, istanze politiche antiimperiali.

Tutto sta per sfaldarsi, ma si mantiene un clima sonnolento, ignaro di tutto quanto sta per accadere in un prossimo futuro che si rivelerà drammaticamente bellico e rivoluzionario.

Questo è l’ambiente in cui cresce Klimt, dotato di uno spiccato talento naturale, anche grazie al clima familiare determinato da un padre orafo e da due fratelli con i quali Gustav frequenta la Scuola di Arti e Mestieri, entrando in forte sodalizio con tanti artisti.

Sono giovani artisti tutti diversi, ma tutti accomunati da una prepotente voglia di infrangere le barriere del già noto, della tradizione, dell’ufficialità. Un’ufficialità che vuole fare dell’arte una sorta di porto sicuro, confortante, rassicurante.

Klimt intanto eccelle nella ritrattistica, con una cura del dettaglio quasi fotografica e la capacità di rinnovarsi continuamente e diventa ben presto celebre e molto richiesto.

Gustav Klimt, Ritratto di signora
foto da katarte.it

Accoglie completamente l’idea della Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale, concetto wagneriano che vede l’arte esprimersi in ogni forma, senza disdegnare nulla, dalle architetture alle scenografie, dagli oggetti ai mobili, dal vasellame ai gioielli.

L’arte sposa così anche il design, la grafica, la scenografia: non è più privilegio delle classi più elevate, ma si rivolge a ogni livello della società.

In verità, il mondo politico e l’ufficialità contemporanea sembrano riservare attenzione e dar voce alle nuove espressioni artistiche.

Il motto è “a ogni tempo la sua arte” e Klimt e compagni vengono inizialmente molto coinvolti in creazioni artistiche influenzate dai forti venti incrociati dell’Art Nouveau e del Simbolismo, che circolano in Europa.

Si fa spazio l’istanza erotica, diventata, con Freud, chiave di lettura quasi universale per ogni vicenda. È un’istanza che emerge nell’arte come motivo espressivo sempre più esplicito. Certo, le autorità non possono che approvare che trapelino le novità espressive, condite con un che di erotismo. Il problema è che l’arte deve per loro restare pur sempre fondata sulle solide basi tradizionali, in particolare attraverso il rassicurante uso dell’allegoria classica e storica. Dunque, esprimersi, sì… ma mai in modo esplicito!

Ben presto matura una prepotente ribellione a tale atteggiamento ufficiale e nasce giocoforza la Secessione viennese, sorella di altri movimenti europei di ribellione artistica alle forme e agli stili classici, come la Secessione di Monaco e quella di Berlino.

La fondazione della Secessione viennese avviene il 3 aprile del 1897 per opera di un gruppo di artisti che nominano ben presto Klimt come presidente. Il manifesto da lui disegnato resta ancora oggi tra le immagini più eloquenti del movimento: Teseo combatte contro il Minotauro; il nuovo abbatte il vecchio.

Ma su questo manifesto cala una vera e propria censura che costringe Klimt a nascondere la zona genitale di Teseo dietro tronchi e cespugli.

Ecco di seguito i due manifesti, prima e dopo la censura.

 

 

Nel frattempo Klimt viaggia, incontra l’Italia, il Lago di Garda, Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Roma, ma soprattutto Ravenna e i suoi mosaici. Ammira la maestosa eternità delle figure a due dimensioni e gli sfondi dorati. Ecco: uscire dalla tridimensionalità è la chiave per ribellarsi all’imperante naturalismo dell’arte tradizionale e per cercare nuove strade espressive che diano vita a immagini iconiche.

Le figure di Klimt “alloggiano” e si affacciano da sfondi preziosi e dorati, rese immortali dalla loro estraneità rispetto al mondo reale, dalla loro iconicità.

 

Gustav Klimt, Il fregio di Beethoven (particolare)
foto da skandorinasdiary.com

 

Grazie alla Mostra “Klimt. La Secessione e l’Italia”, in corso a Roma fino a fine marzo 2022, possiamo sperimentare di persona la complessità e la ricchezza di questa fase artistica viennese, che ebbe forti influenze anche nel mondo artistico italiano.

 

Possiamo così approfondire la conoscenza di Klimt, uno spirito sempre in ricerca, capace di ribellarsi in ogni circostanza della sua vita d’artista, rischiando in prima persona e contribuendo a operare quel passaggio rivoluzionario che ha traghettato l’Europa fin dentro un secolo tormentato, il Novecento, i cui echi risuonano ancora fortemente, come a voler risvegliare questo nostro assopito presente.

 

di Maria Cristina Zitelli

 

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