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L’era dell’«errore umano»

By Santo Fabiano on 12 Gennaio 2020
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L’era dell’«errore umano»

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Nel 2015 il premier britannico Tony Blair, in un’intervista alla CNN, affermò, manifestando un apparente dispiacere, “di aver commesso gravi errori in occasione della guerra in Iraq”. Dunque, si è detto pentito per aver scatenato un conflitto in base a false informazioni (le inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein), ma anche per la mancanza di discernimento su quanto quel conflitto avrebbe scatenato, una instabilità incontrollabile che ha alimentato il dilagare della jihad, della quale l’attuale Califfo del terrore rappresenta solo un mostruoso epigono.

E la commissione parlamentare britannica che ha prodotto il famoso  Rapporto Chilcot, a conclusione dell’indagine affermò candidamente che «l’azione militare non si poteva considerare l’ultima risorsa possibile»

Dalle cronache si apprende che, soltanto per quella “guerra sbagliata” vi furono 4.839 caduti, a cui vanno aggiunti oltre 10.000 caduti tra le file dell’Iraqi security forces, 468 contractors statunitensi morti tra il 2003 e il 2010, circa 160.000 civili morti dall’inizio delle operazioni di guerra.

Ma non si tratta di un caso isolato. È ormai radicata la consapevolezza che avere bombardato la Libia e spodestato in modo brutale il “dittatore” che la guidava, sulla promessa di promuovere una “primavera araba”, sia stato, invece, un altro grave errore che ha causato instabilità, morti, migrazioni di massa, nuove guerre e conseguenze che ancora ci sono sconosciute. In questo caso, però, nessuno si è sentito di dovere riconoscere l’errore.

All’ «errore umano», invece ha fatto riferimento l’ayatollah iraniano Kahamenei dopo avere abbattuto un aereo civile con 176 passeggeri in occasione dell’attacco missilistico lanciato contro le postazioni USA in Iraq.

Se non si trattasse di una situazione tragicamente reale e con conseguenze disastrose sembrerebbe di assistere a una contesa tra bambini dove, dopo una marachella, si presentano le scuse, pretendendo che ciò serva a cancellare ogni addebito. Peraltro, lo stesso Rohani, nel suo messaggio, ha affermato (come fanno gli adolescenti) che “non accadrà mai più”. Quindi, la faccenda è chiusa.

Sia chiaro che qui non si tratta di prendere le parti degli USA (che comunque sono invasori) o degli Iraniani (che peraltro agiscono anch’essi a casa altrui, in Iraq), ma di prendere atto che, dopo millenni di storia e di presunta civiltà, siamo all’anno zero, nelle mani di prepotenti dall’evidente disagio psicologico che si nascondono dietro la difesa della nazione (America first) o peggio, si attribuiscono il ruolo di rappresentanza di un dio e in nome di quello giustificano ogni cosa.

Non viene nessun dubbio che vi siano stati degli errori. Ma gli errori non consistono soltanto nell’aver causato quel determinato conflitto o abbattuto quello specifico aereo, ma nel credere, in modo radicale, che ogni questione internazionale (e locale) si possa risolvere con la prepotenza e con la guerra.

Nel frattempo, indisturbata, la Cina conquista il mondo intero senza avere mai dichiarato guerra ad alcuno. Ma questo è un altro problema.

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