Tuesday, May 14, 2024

In un posto bellissimo

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Gli ostacoli del cuore di una vita (apparentemente) serena

Il successo de “Il primo incarico” cinque anni fa aveva sorpreso forse anche lei; Giorgia Cecere (da anni dietro le quinte del cinema italiano a scrivere dialoghi finissimi per un certo Gianni Amelio) si era goduta tutti i complimenti e le nomination italiane per quel piccolo film. E dopo un lustro di silenzi ci riprova, sempre insieme alla brava Isabella Ragonese, spostandosi al nord, in un paesaggio bellissimo e appannato di nebbia per tornare a raccontare gli ostacoli del cuore e le complicazioni di una vita solo apparentemente serena e realizzata.

La vita sull’orlo del precipizio è quella di Lucia, sposata con Andrea, e con un figlio, Tommaso. Sono quella sorta di trittico classico “Papà Mamma e Figlio-centro del mondo” di cui sono pieni i centri commerciali e le scuole calcio di tutto il paese, sono una famiglia realizzata, benestante e felice, almeno così sembra.

Eh si perché Lucia, che di mestiere vende fiori con una socia in affari divertentissima e giunonica, nasconde un dolore, cupo e disturbante, che emerge piano piano nel racconto e che le mina l’equilibrio. Equilibrio preso anche a spallate dal marito, che qualcuno sussurra abbia un’amante in ufficio e da un giovane immigrato, che vende cianfrusaglie sotto i portici storici della città piemontese. Questa scossa data dagli eventi che la porterà fuori di colpo dal suo tran tran quotidiano sarà, seppur  non senza sorprese ed eventi dolorosi la svolta della sua vita e del ritrovarsi per quello che è realmente.

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Un film che vuole essere un ritratto di donna del nostro tempo, che però inciampa qua e là in una sceneggiatura non all’altezza del precedente film e ricca di situazioni spesso poco credibili.

Un percorso narrativo fitto di dialoghi e di silenzi a tratti troppo teatrali, misurato e solenne anche nelle frasi intimistiche, troppo “scritto” si potrebbe quasi obiettare, senza però riuscire a disegnare completamente una donna, Lucia, che invece avrebbe potuto raccontare a tutti molto di più.

Un film ricco e composito dunque, ma forse troppo composto, senza acuti, che si accende non tanto per la protagonista, una Isabella Ragonese insolitamente immobile per tre quarti di film, quanto per Paolo Sassanelli (troppo sottovalutato questo grande attore italiano) che, seppur da sparring partner, accende immediatamente la scena, portando empatia immediata in chi guarda.

In ombra Alessio Boni, anche per colpa di un personaggio scritto con  poca verve, come non convince assolutamente il maghrebino Faeysal Abbaoui, non all’altezza di un film così importante e dotto come questo. Oltre al già citato Sassanelli, bravissima è come sempre Piera Degli Esposti in un ruolo lucente che solo attrici come lei possono sostenere.

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