Friday, April 19, 2024

Il Capitale Umano

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Il capitale dis-umano di Paolo Virzì

Ritmo incalzante tra thriller e noir, atmosfere cupe e tanta ma tanta miseria umana.

Paolo Virzì abbandona il tono scanzonato e romantico della commedia di costume, per raccontare il profondo nord, le trame meschine di un manipolo di trafficoni italioti, attingendo dall’omonimo libro di Stephen Amidon. Operazione di sceneggiatura complessa e ardimentosa, ma straordinariamente efficace, con il fedele Francesco Bruni che ha da sempre firmato gli script di Virzì, coadiuvato da Francesco Piccolo che con quel tocco di cinismo cinefilo e “Morettiano” fa da efficace collante alla storia e ai personaggi.

Il film, diviso in quattro capitoli ben distinti racconta gli intrecci economico-amorosi di Dino e Giovanni, uno immobiliarista l’altro squalo della finanza e di Carla, moglie di Giovanni, donna intellettuale e sfinita da tanta pochezza morale da rifugiarsi non senza conseguenze nell’amore segreto per il Professor Donato, intreccio che si completa con i figli dei due protagonisti fidanzati tra loro o presunti tali.

Un “Capitale dis-umano”fatto di facili arricchimenti a scapito di tutto e tutti, persone vuote o troppo piene apparentemente legate dal nulla, se non da quel dio-denaro che tutto regola e che spietatamente deciderà le vite di tutti i protagonisti.

Amaro questo nuovo Virzì, questa Brianza sfacciata e senza pietà che il regista toscano con mano ferma e abilissima trasferisce con straordinaria precisione, confezionando un film maturo e imperdibile, arricchito dal montaggio splendidamente narrativo di Cecilia Zanuso, un montaggio complesso che ricorda il capolavoro di Ettore Scola “La terrazza”, visto che nei capitoli distinti le stesse scene sono riprese da angolazioni opposte, in soggettiva rispetto agli eventi che si susseguono, scoprendo intime nefandezze umane ed il perbenismo insopportabile di quel mondo borghese.

Ed in questo mondo senza pietà, quello che restituisce speranza sono i tre giovani protagonisti, ancora capaci di amare e di appassionarsi, schiacciati per protezione o per ingordigia dagli adulti che li circondano, ma capaci di reazioni che forse diventeranno uomini e donne migliori dei loro genitori.

Personaggi cinici e dolenti dunque, affidati ad un cast quasi da “Dream Team” italiano, con Fabrizio Bentivoglio straordinariamente meschino, Fabrizio Gifuni e Valeria Golino perfetti nel ruolo, anche se gli sguardi più accecanti li regalano Valeria Bruni Tedeschi e Luigi Lo Cascio, toccanti nella loro angosciosa ricerca di un senso più alto della vita. Molto bravi come detto anche i tre giovanissimi interpreti, Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli e Giovanni Anzaldo.

Un film bellissimo, che riflette quelle che sono le miserie umane di questo inizio secolo, uno sguardo attonito quello di Virzì su questi omuncoli dai conti correnti a 7 cifre, un grido di dolore di chi non si rassegna alla deriva e non può fare a meno di raccontarla.

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