Eccolo, Romolo, un ragazzo forte, nel fiore degli anni: sembra di vederlo, i muscoli tesi nel governare l’aratro di bronzo, cui ha aggiogato un toro e una vacca bianchi.
Il vomere penetra la terra sul colle Palatino, nell’atto di tracciare il profondo solco di fondazione della nuova città che sta nascendo,
Sudato, il fondatore si è vestito con il cintus gabinus, una veste sacra, secondo la tradizione proveniente dall’antica Gabii, centro sito al XII miglio della via Prenestina.
Seguiamo la testimonianza di Tito Livio: individuata l’area della fondazione, sulla sommità del Palatino, Romolo parte da nord-ovest, procedendo in senso antiorario verso sud-est e tracciando un solco, ai lati del quale stabilisce l’area del pomerium, lo spazio sacro nel quale vengono fatte ricadere le zolle man mano estratte dall’aratro.
Le prime mura di Roma sono una sorta di cerchio magico che protegge la città e la rende inviolabile.
Per questo, in corrispondenza delle porte, Romolo solleva l’aratro, così da interrompere il cerchio, rendendo accessibile la città soltanto attraverso quei passaggi.
Una volta terminato il rito, ecco avvicinarsi Remo, il gemello che ha dovuto cedere, perché il fondatore deve essere uno solo.
Come ci ricorda la tradizione, egli osa sfidare il fratello violando la regola sacra e scavalcando il solco. Per questo Romolo lo uccide.
Il destino fatale di Roma nasce con un delitto e procederà nella storia fondando le premesse della sua immortalità, della quale anche noi oggi possiamo dirci testimoni.
Il giorno del Natale di Roma, tramandatoci dalla tradizione, è il 21 aprile dell’anno 753 a.C..
Molti studiosi pensarono per secoli che questa fosse una data simbolica e che la fondazione fosse solo una leggenda creata a tavolino quando Roma era già grande.
Ma se fosse stata una data simbolica, perché scegliere proprio il 21 aprile? Probabilmente sarebbe stato più logico scegliere, per esempio, un giorno del mese di marzo, in cui iniziava l’anno nel più antico calendario romano.
Oggi si propende invece per la storicità di quella data, ritenendo che sia stata scelta proprio per realizzare il famoso solco, con tutto il rito di fondazione, avvenuto in un solo giorno.
Una testimonianza a supporto di questa ipotesi è fornita dagli importanti scavi archeologici svolti dal prof. Carandini presso il Palatino, dove sono state ritrovate evidenti tracce della sacralità riconosciuta nei secoli al luogo del primo tracciato realizzato in età romulea (metà dell’VIII sec. a.C.).
Carandini ricorda che, in tempi antichissimi, proprio in quei giorni di aprile si celebrava sul colle Palatino la festa della dea Pales, legata ai riti di fecondazione e riproduzione, al fiorire della primavera, alle nuove nascite. Un tempo propizio per una nuova fondazione…
Ritorniamo dunque alla storia di Romolo e Remo e, saltando indietro di fotogramma, ritroviamo i gemelli a osservare il cielo e il volo degli uccelli, perché siano gli dei con i loro segnali a indicare chi dei due sarà il fondatore della nuova città.
La scelta cade su Romolo, che riceve segnali di gran lunga più favorevoli.
Il giorno 21 aprile, sul Palatino Romolo svolge dunque il rito di fondazione, in un’unica giornata, come momento primigenio di Roma.
Siamo a metà dell’VIII sec. a.C.: in questo periodo vengono fondate molte città in area mediterranea, secondo un rito che dà forma di città ad agglomerati di piccoli popoli già precedentemente stanziati nel territorio di riferimento.
Allo stesso modo, prima di Roma, è attestata per secoli una rilevante presenza di abitati sui colli, nonché una forte frequentazione del guado del Tevere costituito dall’Isola Tiberina.
Quindi Romolo fonda Roma sul Palatino creando un luogo di riferimento sacro e civile per le genti stanziate nel territorio, che riconosceranno entro quella piccola area la propria identità, i propri dei, l’autorità comune da cui farsi guidare. Un primo vero Stato.
E ancor oggi, da circa XX secoli, nei giorni intorno al 21 aprile, a mezzogiorno, si può assistere a Roma, dentro il Pantheon, a un effetto speciale ante litteram: il sole entra nel celebre oculus alla sommità della cupola, con un’inclinazione tale da creare un fascio di luce che cade perfettamente sul portale d’ingresso.
In antico, la magniloquente scenografia permetteva, a quell’ora esatta, una straordinaria visione: l’imperatore che varcava la soglia del tempio immerso nella luce.
Si perpetua così ancor oggi uno dei sogni luminosi dell’imperatore Adriano: glorificare Roma nel giorno della sua fondazione, facendo giocare l’architettura del Pantheon con il volgere eterno della luce solare.
Dott. Maria Cristina Zitelli
Elaborazione grafica immagini Cesare Restaino
Archeologa, storica dell’arte, ricercatrice, progettista di formazione, docente, creatrice di contenuti e video, guida turistica autorizzata.