Passaggi di proprietà di Salvatore Enrico Anselmi

Passaggi di proprietà ovvero Storia di un quadro

 

Tra le novità librarie si segnala la pubblicazione Passaggi di proprietà dello storico dell’arte, docente e scrittore Salvatore Enrico Anselmi (LINEA edizioni, Padova 2021).

Dopo due anni dall’uscita di Exitus (GB Editoria, Roma 2019), che ha suscitato apprezzamenti di critica e pubblico, segnalato dalla Società Dante Alighieri e in concorso al Premio letterario Mastercard 2020, l’autore torna a dialogare con i lettori con questo nuovo romanzo che può essere considerato l’originale biografia di un dipinto.

Il tracciato narrativo del libro attraversa un ampio lasso cronologico, dalla genesi di un’opera pittorica, – un’Annunciazione eseguita nel primo Cinquecento da un giovane artista della Maniera, che ne costituisce il legante tenace – alle vicende che hanno come oggetto le peregrinazioni nel corso del tempo, per l’appunto i relativi passaggi di proprietà.

Gli avvenimenti pertengono a furti, recuperi, restauri, vendite. Ascese e cadute in disgrazia, affermazioni e contraddittorie negazioni delle stesse, ispirazione creativa e prosaica mercificazione, unità familiari e sociali al collasso, derive morali e gracilità dell’indole costituiscono il contesto nel quale operano tutti coloro che, a vario titolo, sono parte integrante o collaterale della narrazione: artisti, mecenati, collezionisti, eredi della famiglia aristocratica che commissiona l’opera e la conserva nella sua quadreria, restauratori, nuovi acquirenti, studiosi d’arte.

Lo sviluppo diacronico che scandisce la lunga “vita” dell’Annunciazione si conclude in un contesto futuribile nel quale le dinamiche sociali e la presenza umana rispondono a circostanze distopiche di ribaltamento. Il romanzo, pertanto, è segnato da una sorprendente e inaspettata svolta che imprime un abbrivio destabilizzante. L’originalità del romanzo consiste anche nell’aprire margini di riflessione, quanto mai attuali, sul valore di civiltà del patrimonio artistico e sulla sua trasmissione alle generazioni future.

Indicativo, in tal senso, è l’incipit del romanzo, dove il protagonista parla di sé in prima persona e ravvisa il particolarissimo valore attribuito alla sua stessa esistenza.

 

Ho vissuto come un essere umano.
Ho avuto una nascita, un’esistenza e una morte. Qualcuno mi ha creato e qualcosa ha deciso per me. Accade così anche per l’uomo.
Un evento ineludibile, a un certo tratto del suo cammino, che l’uomo stesso non può stabilire se non dandosi la morte, decide affinché il percorso si interrompa.
Ho avuto una lunga storia, una lunga vita delle quali vado fiero, perché ogni luogo che mi ha ospitato, ogni persona che ho incontrato, ha osservato la mia pelle, i miei tratti, e ne è rimasto segnato, come di fronte a una rivelazione ha intrattenuto con me un rapporto che non lo ha restituito alla sua più comune giornata nella stessa condizione antecedente all’incontro.

 

Dalla lettura sistematica e sequenziale dei capitoli è possibile ricondurre a unità l’articolata e appassionante vicenda costituita da un prologo, da uno svolgimento e da un epilogo secondo eventi caratterizzati da corrispondenze, rivolgimenti e colpi di scena inattesi.

Il titolo di fatto pertiene, in ragione dei rapporti che intercorrono tra i personaggi, anche all’affermazione del presunto diritto, considerato tale da alcuni protagonisti, di imporre un marchio di proprietà, di ribadire un possesso sugli altri, tentando di indirizzarne gli esiti di vita.

Il contesto storico di riferimento costituisce lo scorcio, il profilo sociale sul quale si staglia l’azione di ogni capitolo. Al servizio dell’impostazione diacronica è stata scelta un’opzione stilistica di adeguamento della lingua e della forma al periodo nel quale si consuma l’azione interna alle diverse sezioni narrative, comunque nella coerenza complessiva che rimanda a un’iconografia scelta e tenuta costante. È stata compiuta pertanto una consapevole operazione meta-linguistica e meta-letteraria che costituisce uno dei collanti del testo.

Per ogni capitolo l’epilogo è repentino e rapido, e in questo senso, l’intento è stato quello di contemperare la tradizione novellistica con il ricorso all’atto conclusivo e fulmineo che caratterizza certa prosa del Novecento in Europa e in America. Forse le analogie più pressanti, in tal senso, riguardano John Cheever e Charles Bukoski autori di racconti. Il clima che qualifica Passaggi di proprietà, anche in considerazione di tali argomentazioni, coniuga per altro, prospettive variate, atmosfere liriche e introspettive, il cinismo ironico, partecipato o asettico, con una presa evidente di posizione dell’io narrante.

Il raggiungimento ultimo potrebbe essere dunque quello, pur nell’originalità, di raccontare una storia che si compone di storie, un romanzo di romanzi caratterizzato da moventi, echi e memorie che il lettore solido e curioso non stenta a riconoscere pur nel loro carattere inedito.

 

 

Passaggi di proprietà.
Autore: Salvatore Enrico Anselmi.
Editore: LINEA edizioni, Padova 2021.

 

L’autore

Salvatore Enrico Anselmi, docente, storico e critico d’arte, ha collaborato con il Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma (Atlante del Barocco in Italia, Roma 2014) e ha tenuto corsi di Storia dell’arte moderna presso alcuni atenei italiani. Ha pubblicato monografie dedicate alle vicende di committenza nobiliare di età moderna in area centro-italiana con particolare riguardo ai Giustiniani, ai Farnese, e ai Maidalchini-Pamphilj. Suoi contributi sono apparsi in riviste e atti di convegno.

Alle attività di ricerca affianca la scrittura con particolare dedizione per la narrativa d’introspezione. Il suo romanzo d’esordio, Exitus (Roma 2019), è stato segnalato dalla Società Dante Alighieri e inserito tra le opere in concorso al Premio Mastercard 2020.

Alcuni suoi racconti e testi poetici sono stati pubblicati in Rapsodia. A magazine of art and literature e in Critica Impura. Ha curato la rubrica “Marginalia” per Yawp: giornale di letterature e filosofie. Ha preso parte, tra l’altro, alle edizioni 2021 della Fiera Italiana dello Scrittore, alla rassegna Arte e Cultura nella città del Conclave e al Concorso Caffè letterario Moak attestandosi tra i vincitori.

 

SEGNALAZIONE




A tu per tu con l’autore: Raffaella Cecchini

A Cura Dell’Associazione Culturale Tema-Hesperia

 

Sabato 19 marzo alle 17:30 presso la Galleria Hesperia, in Via Silvio Spaventa 24/B a Pomezia il quarto incontro della rassegna letteraria A tu per tu con l’autore  organizzato dall’Associazione Culturale Tema-Hesperia (ne abbiamo parlato qui).

 

Verrà presentato il romanzo della giovanissima scrittrice pometina Raffaella Cecchini “Abbiamo un tempo in sospeso” pubblicato edito dalla Morphema Editrice è uscito a novembre del 2020. Potete leggere una nostra intervista qui

 

 

La partecipazione all’evento è gratuita e l’ingresso è consentito nel rispetto delle norme Covid attualmente in vigore.
Per informazioni 3335095699/3385692095 email: temahesperiaps@gmail.com




Libri come, torna a Roma il festival del libro

Torna in presenza “Libri come”, la XIII festa del libro e della lettura che si svolgerà dall’11 al 13 marzo presso l’Auditorium Parco della musica di Roma, organizzato da Fondazione Musica per Roma, a cura di Michele De Mieri, Marino Sinibaldi, Rosa Polacco.

L’argomento al centro dell’edizione di quest’anno è ‘Terra’, luogo fisico e mentale che negli ultimi tempi si è rivelato sempre più in pericolo, posto dove viviamo, leggiamo e scriviamo storie. Tra gli autori che prenderanno parte alla kermesse, Zadie Smith, David Leavitt, Dacia Maraini, Ascanio Celestini, Telmo Pievani, Diego Bianchi, Massimo Recalcati, Francesca Mannocchi, Franco Arminio, e  Serena Dandini che l’11 marzo alle 19,00 presenta, assieme a Chiara Valerio, “Ferite a morte. 10 anni dopo” (edito Rizzoli) con letture di Orsetta De Rossi e Stefano Fresi.

La mostra che l’evento dedica al fumetto e alla grafica quest’anno è curata da Gianluca Costantini, artista, fumettista e attivista impegnato nei diritti umani, autore dell’immagine che sostiene la campagna per la liberazione di Patrick Zaki.

Altro spazio allestito è ‘Libri dentro come fuori’ di Silvano Amato, dove si racconta come nasce e si sviluppa il disegno dei libri.

Informazioni: Auditorium Parco della Musica; Tel: 06/80241281 – Biglietteria 06/892982 Email: info@musicaperroma.it;  http://www.auditorium.com




La forma del silenzio di Stefano Corbetta

Candidato al Premio Strega edizione 2021

 

Quali meccanismi si innescano in una famiglia quando si scopre che l’ultimo nato è affetto da sordità? È quello che ci racconta Stefano Corbetta nel romanzo La forma del Silenzio edito da Ponte alle Grazie nel 2020.

Una famiglia degli anni ’60 con Elsa e Vittorio a fare da genitori e Anna con il piccolo Leo come figli. E sarà proprio il piccolo Leo a portare scompiglio in casa perché la gioia di un neonato sarà affiancata con la difficoltà di accettare e comprendere lo stato di non udente, a fare i conti con la difficoltà di comunicare per poi arrivare, nel giro di poche pagine, all’improvvisa scomparsa di Leo in una notte di dicembre del 1964 dall’Istituto nel quale è stato mandato per imparare il linguaggio dei segni. Non dimentichiamoci che parliamo degli anni ’60, un periodo in cui la sordità era vissuta come un grave handicap e dove la LIS, il linguaggio dei segni, era vietato nelle scuole.

A raccontare la storia è la voce di Anna, la figura centrale del romanzo la quale, con il suo amore profondo, riesce a comprendere l’anima fragile e sensibile del piccolo Leo e ad instaurare un filo comunicativo con il fratello.

Tuo fratello imparerà a parlare con il corpo e la sua anima avrà una voce speciale. Avrà bisogno di tempo, ma noi saremo lì con lui e impareremo ad ascoltarla.

Questo forte legame con il fratello non si romperà neanche dopo la scomparsa di Leo tanto che Anna, durante l’università, inizia a seguire un corso per imparare la LIS per poi lavorare come affiancamento nelle scuole per sostenere e aiutare bambini affetti da sordità.

La trama del libro è ben equilibrata e con l’arrivo dello strano personaggio di Michele che, esattamente 19 anni dopo la scomparsa di Leo fa delle rivelazioni sostanziali per ipotizzare nuovi scenari sul destino del bambino, ecco che La forma del silenzio innesca ritmi da romanzo giallo legando il lettore inesorabilmente alle sue pagine.

 

 

I capitoli del romanzo sono intervallati dal cambio di voce narrante, passando da Anna a Michele, offrendo così al lettore la piacevole occasione di scoprire anche un altro intrigante punto di vista.

La forma del silenzio è una lettura che indaga sulle solitudini, sulle fragilità dell’animo umano e sui legami indissolubili che legano i fratelli tra loro anche quando si resta lontani decenni, anche quando non ci sono parole da ascoltare e pensieri da pronunciare. Una lettura delicata con un finale a sorpresa.

 

 

Sinossi

Leo ha sei anni. È nato sordo, ma la sua infanzia scorre serenamente. Con la sua famiglia, Leo parla la Lingua dei Segni, e quella degli affetti, che assumono forme inesplorate nei movimenti delle mani dei genitori e della sorella Anna. Ma è giunto il tempo della scuola e Leo viene mandato lontano da casa, a Milano, in un istituto che accoglie bambini come lui. Siamo ai tempi in cui nelle scuole è vietato usare la Lingua dei Segni. All’improvviso per Leo la vita diventa incomprensibile, dentro un silenzio ancora più grande di quello che ha vissuto fino a quel momento. Poi, in una notte d’inverno del 1964, Leo scompare. A nulla servono le ricerche della polizia: di Leo non si ha più notizia. Diciannove anni dopo, nello studio della sorella Anna, si presenta Michele, un compagno di Leo ai tempi della scuola. E inizia a raccontare la sua storia, partendo da quella notte d’inverno.




Comunarde. Storie di donne sulle barricate di Federica Castelli

Incontro curato da Sportello Donne Pomezia e la libreria Odradek

Sabato 5 marzo alle ore 17:00 nuovo appuntamento di  “A Voce Alta! La voce delle donne” curato da Sportello Donne Pomezia e la libreria Odradek di Pomezia presso la libreria in via Roma 39 a Pomezia.
Comunarde. Storie di donne sulle barricate di Federica Castelli edito da Armillaria Edizioni, è un libro che dà voce alle donne della Comune di Parigi e alla loro lotta per un’idea di collettività nuova, fuori dalle narrazioni misogine dell’epoca.
Saranno presenti all’incontro l’autrice e la ricercatrice e docente Angela Ammirati.
L’accesso è consentito esclusivamente con green pass rafforzato.
Per prenotazioni: libreriaodradek@gmail.com



Vincoli. Alle origini di Holt di Kent Haruf

Vincoli è il primo romanzo dello scrittore americano Kent Haruf pubblicato nel 1984 e arrivato in Italia nel 2018 grazie alla casa editrice NNEditore che ha curato e pubblicato tutte le opere di Karuf con la traduzione attenta di Fabio Cremonesi.

È molto probabile che la conoscenza di Kent Haruf al pubblico sia legata al primo volume della Trilogia della Pianura, Canto della pianura. Un grande successo americano che lo portò, per fortuna, ad abbandonare finalmente il lavoro di insegnante per dedicarsi solo alla scrittura regalandoci opere di intenso valore sulla vita della provincia americana.

Personalmente ho scelto di lasciare intonso Vincoli nella mia libreria consapevole di come, se lo avessi letto, non avrei avuto nient’altro da leggere di Haruf. Rinunciare e rinviare per un po’ al piacere di immergermi nella lettura di Vincoli mi ha regalato il piacere immenso di scoprire per la prima volta la piccola cittadina fittizia di Holt, nelle pianure del Colorado, e riconoscere luoghi e paesaggi protagonisti di tutti degli altri lavori.

Perché una caratteristica dei libri di Haruf è proprio l’ambientazione: si svolgono tutti a Holt, la piccola e semplice cittadina entrata nel cuore e nell’immaginario degli amanti di Haruf.

 

 

Vincoli narra la storia di un legame forte, di quelli che segnano la vita di un uomo sebbene non ci sia alcuna parentela tra l’anziana Edith Goodnough, che giace inerme in un letto di ospedale, e la voce narrante del vicino di casa, Sanders Roscoe.

Vincoli potrebbe rientrare nel genere noir anche se, andando avanti nella storia, si delineano di più i contorni di una saga familiare che parte dai genitori di Edith e di suo fratello Lyman agli inizi del XX secolo.

Vincoli ha il ritmo di una vicenda che raccoglie stralci del passato per comprendere il presente dove la vita abitudinaria contadina si alterna solo alle cadenze delle stagioni e alla brutale, violenta e cupa figura del padre Roy e per i due fratelli quella casa diventa il luogo dal quale è impossibile fuggire.

“Così, quando dico che erano intrappolati, non intendo un pochino intrappolati. Non come se avessero messo un piede nel fango o per uscirne bastasse fare uno sforzo, e una volta fuori, l’unica perdita cose quella di un bel paio di scarpe nuove nel fango. No, intendo totalmente intrappolati.”

Il personaggio di Edith è di una bellezza struggente. Costretta a provare sulla propria pelle le devastanti ripercussioni di legami familiari malati e disfunzionali. Edith incarna la rassegnazione di una donna sola. “Non era sola per un pomeriggio o per un mese, lo era un anno dopo l’altro, costantemente, e non aveva alcun motivo di credere che le cose sarebbero mai cambiate di una virgola.”

La sua vita è rinuncia, rassegnazione e dedizione ed è impossibile per il lettore non amare con slancio la figura integra, buona e generosa di Edith e in certi momenti si vorrebbe allungare la mano per strapparla via e portarla in altri lidi, verso un futuro diverso per poterle regalare momenti sereni e felici.

Ti faceva venire voglia di averla accanto a te in macchina su una strada di campagna, di stringerla, abbracciarla, baciarla, sentire l’odore dei suoi capelli, parlarle, dirle tutte quelle cose che non avevi mai detto a nessuno, tutte quelle cose che stanno oltre le battute e gli aspetti superficiali che gli altri vedono di te, cose che tu stesso non sapevi con certezza di provare o pensare finché non ti sei ritrovato a dirgliele mentre la abbracciavi al buio, nella macchina ferma, perché chissà come era giusto che lei le sapesse e in quel modo sarebbero diventate vere.”

Vincoli è una storia d’amore e di amicizia, di dolore e di profondo senso del dovere. È una storia di legami che uniscono e allontanano, che costruiscono e distruggono.

Vincoli è un piccolo capolavoro che lascia presagire la potenza della scrittura semplice e diretta di Kent Haruf che si ritroverà ancora più raffinata e matura nelle opere successive.

 

 

SINOSSI

È la primavera del 1977 a Holt, Colorado. Edith Goodnough giace in un letto d’ospedale, e un poliziotto sorveglia la sua stanza. Pochi mesi prima, un incendio ha distrutto la casa dove Edith abitava con il fratello Lyman. Un giorno, un cronista arriva in città a indagare sull’incidente e si rivolge a Sanders Roscoe, il vicino di casa, che non accetta di parlare per proteggere Edith. Ma è proprio la voce di Sanders a raccontarci di lei e del fratello, di una storia che inizia nel 1906, quando Roy e Ada Goodnough sono arrivati a Holt in cerca di terra e di fortuna.
La storia di Edith si lega a quella del padre di Sanders, John Roscoe, che ha condiviso con loro la dura vita nei campi, in quella infinita distesa di polvere che era la campagna del Colorado.
La Holt delle origini è l’America rurale, dove vige un codice di comportamento indiscutibile, legato alla terra e alla famiglia, e dove la felicità si sacrifica in nome del dovere e del rispetto. Nel suo romanzo d’esordio Kent Haruf racconta i suoi personaggi senza giudicarli, con la profonda fiducia nella dignità dello spirito umano che ha reso inconfondibile la sua voce letteraria.




In tutte le librerie “La signora M”, il nuovo romanzo di Maurizio Valtieri

Un racconto tra realtà storica e finzione letteraria.  Con il romanzo “La signora M” (Edizioni Croce di Roma), Maurizio Valtieri, scrittore di Nettuno, ripercorre alcuni momenti della vicenda esistenziale dello scrittore e drammaturgo Ercole Luigi Morselli (1882-1921), attraverso i ricordi della moglie Bianca, come recita il sottotitolo del libro.

“Raccontare – scrive nella postfazione Walter Zidarič   – la difficile vita di Morselli attraverso il filtro dei ricordi, dei deliri, delle sofferenze ma anche delle aspirazioni, dei sogni e delle gioie di colei che fu tutto per lui, un tutto indissociabile e cioè compagna, moglie, sorella, madre, musa ma anche infermiera, segretaria, agente artistica, non è un’agevole impresa”.

LA STORIA

Ma Valtieri ci è riuscito benissimo. Bianca Bertucci, vedova Morselli, nel 1925 si trova nel convento di San Giovanni Rotondo, dove ha deciso di ritirarsi insieme alla figlia Giuliana, dopo la morte del marito. Qui rievoca la sua vita insieme a Ercole Luigi, concentrandosi in special modo sugli anni 1905 e 1906, periodo in cui si sono conosciuti, innamorati e, infine, sposati. Lei promettente pianista romana, allieva del maestro Sgambati a Santa Cecilia, condividerà le sorti alterne del suo amato con ostinata abnegazione. Lui giovane intellettuale pesarese, elegante, avventuroso e pronto a conquistare il mondo, si avvicinerà più volte al successo e altrettante precipiterà nel fallimento artistico. Solo nel 1919, quando il suo Glauco trionfa al Teatro Argentina di Roma, verrà celebrato come nuovo astro nascente della drammaturgia italiana.  Non avrà però il tempo di godersi la fama, poiché due anni dopo morirà di tubercolosi. Tuttavia, Bianca gli sopravvive a lungo conservando nella propria anima e nel proprio corpo le stigmate di un amore assoluto che la condurrà alle soglie della follia.

“Ed è proprio di questo – precisa Walter Zidarič – che il libro di Maurizio Valtieri parla al lettore, facendolo penetrare con grande abilità narrativa nell’intimità della mente alterata di Bianca attraverso il lungo monologo interiore che ripercorre le varie fasi della sua esistenza nell’ombra di un marito ingombrante e pur sempre presente. Dando la parola a Bianca, permettendole cioè di raccontare la propria vicenda intima dall’interno, dal proprio punto di vista, Maurizio Valtieri – conclude Zidarič – ha saputo delineare in modo originale, convincente e, non da ultimo, rispettoso la traiettoria di un artista che merita senza alcun dubbio di essere riscoperto e rivalutato”.

Da ricordare che Walter Zidarič, professore ordinario di Letteratura e Civiltà italiana presso l’Università di Nantes, è tra i maggiori esperti di Ercole Luigi Morselli del quale, tra il 2017 e il 2021, ha raccolto e curato in due volumi tutte le opere. Tornando al romanzo, si procede avanti e indietro nel tempo (il presente 1925 e gli anni ricordati), tra lucidi ricordi e deliri onirici. In esso, oltre ai protagonisti, si muovono personaggi di contorno realmente esistiti e non (da Marinetti a Pertini, da Butch Cassidy a Mussolini, oltre a re, papi e altri).

L’AUTORE

Maurizio Valtieri è docente presso il Pantheon Institute – Penn State University in Rome. Inizia a scrivere in qualità di autore teatrale. L’opera più significativa rappresentata è Solitudini, Luigi Tenco e Dalida, a Roma presso il Tetro Greco.  Nel 2007 pubblica il suo primo romanzo 120, nel 2013 il romanzo L’albero dei rosari, nel 2017 la raccolta di racconti Confini di pelle e nel 2019 il romanzo La conversione dell’arcobaleno. 




A tu per tu con l’autore: Silvia Celani

A cura dell’Associazione Culturale Tema-Hesperia

 

Sabato 19 febbraio alle 17:30 presso la Galleria Hesperia, in Via Silvio Spaventa 24/B a Pomezia il terzo incontro della rassegna letteraria “A tu per tu con l’autore” organizzato dall’Associazione Culturale Tema-Hesperia (ne abbiamo parlato qui).

 

Verrà presentato l’ultimo libro della scrittrice pometina Silvia Celani “Quello che si salva” pubblicato da Garzanti nel 2020.

 

La partecipazione all’evento è gratuita e l’ingresso è consentito nel rispetto delle norme Covid attualmente in vigore.
Per informazioni 3335095699/3385692095 email: temahesperiaps@gmail.com

 




L’evento della scrittura. Sull’autobiografia femminile di Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux di Sara Durantini

Edito da 13Lab Editore nel 2021

 

Il breve saggio di Sara Durantini, L’evento della scrittura. Sull’autobiografia femminile di Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux, edito da 13Lab Editore nel 2021, è un inno d’amore a tre grandi donne e scrittrici del novecento francese.

Una finestra sulla grande letteratura che fa luce sulla forza dirompente e universale di tre figure femminili che, ciascuna con il proprio stile, hanno segnato con determinazione il cammino della rappresentazione narrativa femminile.

“La lingua inaugurata segna uno spartiacque tra ciò che è stato prima del loro ingresso in società e ciò che è avvenuto (e avverrà) dopo: è una lingua che parla alle donne e delle donne, spiega e converte in parole il sentire femminile, si nutre di spazi e tempi propri. Una lingua libera.”

Sara Durantini divide il suo lavoro in tre macro sezioni approfondendo l’analisi per ciascuna scrittrice, lasciando sempre aperta la mente alle contaminazioni che ciascuna di esse ha avuto da un’energia cosmica che le ha spinte ad aprirsi all’autobiografia come voce intima e ancestrale dell’animo femminile.

Ho impiegato un bel po’ di tempo a leggere questo saggio perché è un continuo stimolo e non ho resistito al desiderio di tornare a sfogliare e rileggere alcuni libri di ciascuna scrittrice. Subito dopo aver terminato la prima sezione dedicata a Colette ho trovato nella mia libreria Hotel Bella Vista e altri racconti; con Marguerite Duras ho rispolverato L’amante e per Annie Ernaux mi aspettava L’altra figlia.

 

 

Che splendida avventura leggere l’analisi di Sara Durantini e subito dopo immergersi nella lettura di un lavoro della scrittrice in esame! È stato come se le pagine si fossero arricchite di sfumature nuove, come se l’animo di ciascuna scrittrice fosse stato messo in risalto e delicatamente sottolineato dai richiami di Durantini.

Ritengo sia fondamentale in ogni lettura che ci si accinge a fare, comprendere e immergersi nel periodo storico, culturale e sociale durante il quale lo scrittore ha messo mano al suo lavoro. E il lavoro certosino di Sara Durantini permette di sviscerare l’elaborazione personale di ciascuna di loro, i percorsi attraverso i quali sono riuscite a esternare con la scrittura, tormenti personali e interiori con tale eccellente bravura al punto da renderli trasposizione universale del sentire femminile.

Argomenti come il difficile rapporto con la figura materna, la sessualità e l’incesto, l’aborto e l’emancipazione femminile erano temi tabù per il periodo storico durante il quale sono vissute eppure tutte e tre, quasi passandosi il testimone, sono riuscite a innescare una escalation liberatoria della scrittura. Partendo da Colette, nata nel 1873 per arrivare a Duras nata nel 1914 e infine a Ernaux nata nel 1940.

La grande capacità di Colette, Duras e di Ernaux di interpretare l’energia femminile attraverso il coraggio di una scrittura autobiografica ci regala opere di una grandezza sopraffina a testimonianza di quanta inarrestabile forza interiore si sia celata dietro il millenario silenzio di ciascuna donna che ci abbia preceduto. Autrici che sono riuscite a seguire quella forza motrice interiore che le ha spinte a trasmigrare le proprie intime emozioni nella scrittura riuscendo a liberare loro stesse e ad interpretare la voce di tutte le donne.

Come specifica Duras in un’intervista rilasciata a Bernard Pivot, è una scrittura corrente che «corre, che ha fretta di afferrare le cose più che dirle […] è una scrittura che è come se corresse sulla crosta, per andare veloce, per non perdere

Scrittura individuale che si trasforma in universale perché i lavori di Colette, Duras e Enaux toccano le corde più intime di ogni donna riuscendo a tradurre i tormenti, le pene, le introspezioni interiori di intere generazioni passate e, oserei dire, future.

“Che il mio corpo, le mie sensazioni, e i miei pensieri diventino scrittura” dichiara Ernaux mentre la scrittura di Colette, secondo Durantini,  assurge “a depositaria della memoria, talismano per superare gli anni”

L’evento della scrittura è un saggio meticoloso e delicato e, soprattutto, un grande omaggio d’amore verso la potenza della scrittura femminile di tre donne che, con la propria vita e il proprio stile, hanno dato voce a chi voce non ne ha.




Tomato Red di Daniel Woodrell

La vita gioca duro quando sei nato dall’altra parte della ferrovia e vivi sull’altopiano degli Ozarks, nel Missouri, nella cittadina di West Table. Un’ambientazione che non regala nulla e, fin dalle prime pagine, segna con fermezza i limiti entro i quali si muovono i protagonisti di Tomato Red di Daniel Woodrell edito da NNEditore

Nascere in una baracca nella zona più degradata della città; vivere a ridosso delle rotaie con il passaggio del treno che ne scandisce il tempo; condividere il quotidiano con chi non ha altra compagnia se non quella dell’alcool e delle droghe; elementi che non permetteno di immaginare nessun altro futuro se non quello che un destino beffardo ha già disegnato per loro.

“Il nostro futuro a West Table è stato deciso e stabilito lo stesso giorno in cui siamo nati […] Perciò un qualsiasi altro posto andrà benissimo”

L’io narrante di Tomato Red è il giovane Sammy Barlach che, dopo una giornata a drogarsi con altri ragazzi, si introduce in un’abitazione ricca per rubare ma i compagni lo abbandonano e finisce per addormentarsi su una poltrona. Sarà svegliato da Jamalee, la ragazza dai capelli rossi, la Tomato Red del titolo, e il fratello Jason. I fratelli Merridew si sono intrufolati nella stessa casa ma non con l’intento di rubare bensì con l’idea di fingersi ricchi e abituarsi a vivere nel lusso e nel benessere. Usciranno insieme da quella casa per dare l’avvio ad una convivenza sconclusionata, claudicante e assurda ma che rappresenta, ciascuno per una caratteristica diversa, quanto di più vicino ad una famiglia i tre possano mai ambire.

Tomato Red potrebbe essere un noir, un giallo o un punto di partenza per un hard boiled come suggerisce la nota del traduttore Guido Calza. In qualsiasi genere lo si voglia inserire nella sua trama è inserita la morte di un personaggio solo che l’evento non è di per sé il fulcro del romanzo  stesso quanto un ulteriore elemento scontato di una vita di inevitabili e ineluttabili sconfitte.
Non è più rilevante risolvere quella morte e scoprire se sia un omicidio, un suicidio, un regolamento di conti o un semplice incidente. Quella morte rappresenta un altro elemento nefasto da aggiungere ad una vita che null’altro può offrire se non quell’appiccicoso degrado e quell’accanita povertà che pervade ogni cosa.

 

 

Daniel Woodrell è abile con il suo stile asettico, immediato e privo di inutili fronzoli a scaraventa il lettore in una realtà così brutale e spietata da non far filtrare alcuna possibilità di riscatto riuscendo ad offuscarne anche il semplice pensiero di un eventuale futuro alternativo. Tutto risulta fermo, immobile, ovvio, scontato e ogni avvenimento non sorprende ma appare come una naturale conseguenza.

Magistrale la sua capacità di trasformare gli oggetti inanimati in elementi integrali e funzionali alla drammaticità della realtà che vivono i protagonisti. Woodrell anima gli oggetti come per addensare ancora di più quelle grate entro le quali i personaggi sono relegati, imprigionati

“La parte peggiore di luglio era piombata sulla città in anticipo, nell’ultima settimana di maggio, e rovinava piani ovunque andasse”

“Avevo parcheggiato di fronte alla chiesa. Era una struttura acuminata, di un bianco lucente, e sembrava pronta a strapazzarmi con prediche, rimproveri e spaventosi passi della Bibbia se solo avessi camminato su quel marciapiede”

“Il caldo aveva reso gli alberi lungo le strade tronfi e avari della propria ombra. Per giunta avevano fatto un accordo con il vento perché non soffiasse, così il valore di quell’ombra era salito alle stelle”

Il mese di luglio, un marciapiede, l’ombra degli alberi. Elementi di contorno ai protagonisti che sembrano delimitarne ancora di più il futuro, posizionati come paletti dei confini entro i quali muoversi, per immobilizzarli al loro posto senza soluzione di continuità.

“Sammy, a te non piacerebbe combinare qualcosa? In futuro? Contare qualcosa?” […] Nah. Io penso solo che tirerò avanti, accumulerò giorni, capisci, fino a quando farò una cazzata così grossa che il futuro verrà disdetto. O magari deciso da qualcun altro al mio posto. Ci sono buone probabilità anche per quello.”

Tomato Red rappresenta un’eccellente presentazione di come la casualità della nascita di un individuo possa determinarne inequivocabilmente il destino. Sintetizza in poco meno di 200 pagine, con scene indelebili quasi fossero fermi immagini, i turbamenti, i timori, i sogni e i turbamenti di qualsiasi generazione che guardi al futuro quando ogni cosa attorno non faccia altro che additarli come falliti, inconcludenti e perdenti.

Tomato Red appare come un manifesto di sconfitta per la cecità della società stessa, malata per il suo sistema automatico di infliggere e condannare senza indugio, incanalando il destino degli esseri umani.
Il romanzo è un grido di dolore che mette in luce l’intima desolazione e disarmante impotenza di chi, semplicemente, vive dall’altra parte della ferrovia.




Riapre la Biblioteca comunale Ugo Tognazzi

Nuovi orari da gennaio 2022

 

La Biblioteca comunale “Ugo Tognazzi” di Pomezia riapre le porte tutto il giorno. Da gennaio 2022 entrano in vigore i nuovi orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 18.45, il sabato dalle ore 9.00 alle ore 18.00. L’accesso, su prenotazione, è consentito esclusivamente con green pass rafforzato, come da nuova normativa anti covid.

“Una buona notizia per l’intera cittadinanza, e in particolare per gli studenti e le studentesse di Pomezia – spiega la vice Sindaco Simona Morcellini – Dopo la chiusura forzata dei mesi scorsi, torniamo ad aprire le porte a uno degli spazi culturali più amati della Città che, grazie al grande murale “L’Antiporta” dell’artista Agostino Iacurci, si è arricchito diventando un’opera d’arte a cielo aperto. Un enorme patrimonio cartaceo e digitale, da custodire e diffondere”.

“Vogliamo una biblioteca sempre più fruibile e accogliente – aggiunge il Sindaco Adriano Zuccalà – Un luogo di incontro, uno spazio di iniziative culturali e sociali a servizio della comunità, un punto di riferimento per bambini, ragazzi e adulti. Con la riorganizzazione degli orari, che consentirà alla cittadinanza di usufruire dei servizi tutto il giorno, incluso il sabato, e con la riqualificazione degli spazi esterni e della piazza antistante, la biblioteca comunale torna ad essere fulcro della vita culturale cittadina”.

 

Attivo un doppio canale di prenotazione per accedere alla struttura:

1. App TUPASSI su smartphone o accedendo al seguente link: https://www.tupassi.it/login-prenotare-servizio-con-tupassi/ registrandosi al portale o tramite le credenziali SPID

2. telefono: 06 91146288.

Ricordiamo che tutte le attività si svolgeranno nel pieno rispetto delle norme di contenimento della pandemia da Covid-19.




Presentazione del libro: Evoluzione umana: alla scoperta!

Presso il Museo Città di Pomezia – Laboratorio del Novecento

Il Museo Città di Pomezia – Laboratorio del Novecento è lieto di invitarvi, sabato 15 gennaio alle 16,30,  alla presentazione del libro: Evoluzione umana: alla scoperta! di M.L. Belli e C. Luzi

Un diario avvincente sulla storia dell’evoluzione umana, scritto per catturare l’attenzione dei ragazzi e suscitare l’interesse degli adulti; utile guida per andare alla scoperta di musei e luoghi dei ritrovamenti paleoantropologici, disseminati nella nostra Regione e spesso ignoti ai più.

 

La prenotazione è obbligatoria.
L’ingresso è contingentato e consentito solo con super green pass.

 

Per info e prenotazioni:

06 91146500 martedì-venerdì:
9,30-12,30/16,30-19,00;
sabato e domenica: 10,30-12,30/16,30-19,00

museocittadipomezia@comune.pomezia.rm.it