In giro per la Grecia, siga,siga!

Ivana, 2 figli, vive a Roma e lavora presso un istituto di ricerca dove, tra le varie mansioni e come unica donna, ‘guida’ il carro dinamometrico, una struttura mobile di circa 40 tonnellate preposta all’esecuzione di esperimenti di idrodinamica, primi fra tutti i test su modelli di navi. Ama viaggiare, dipingere e leggere: tra i suoi autori preferiti, ci sono Oriana Fallaci e Isabel Allende, il cui ultimo libro, ‘Violeta’, è pronto per essere letto. Per la nostra rubrica ci propone la ‘sua adorata’ Grecia, passione che condivide con il marito.

Direzione Grecia

La mia prima volta in terra ellenica risale al lontano 1985. L’ho amata da subito, e non l’ho più lasciata. Andammo a Paros, un’isola delle Cicladi, suggerita da alcuni nostri amici che già erano stati lì. Nel corso di tutti questi anni ho visitato, oltre alle isole Cicladi, Antiparos, Santorini, Kaufonissi, le Ionie, Corfù, Cefalonia, Itaca, oltre alla Grecia continentale, l’Epiro, la Calcidica, Creta e il Peloponneso, una penisola nel sud del Paese dove ho sempre vissuto la sensazione di ‘entrare’ nei libri di storia, di vivere in quei periodi e in quei territori che trasudano vissuti storici magici. Due località su tutte: Micene, dove i micenei, conosciuti anche come achei, furono coloro che sconfissero Troia, nella guerra di Troia. E poi Mani, una terra aspra, affascinante per paesaggi e cultura, lontana dal turismo di massa, che ti accoglie tra il mare, i villaggi di pescatori e i ristoranti sulla spiaggia.

La sensazione di stare a casa

Ogni volta che arrivo ho la sensazione di essere a casa, non torno mai nello stesso posto, ogni anno cambio isola o luogo della Grecia continentale. Dei greci mi piace la loro ospitalità, il loro modo di accogliere le persone, perché ti fanno sentire ‘uno di loro’. Nei ristoranti, per esempio, a fine pasto, ti offrono dolci o frutti, un modo per essere cordiali con i clienti. Ricordo con piacere, per esempio, alcuni anni fa a Naxos, quando la proprietaria del B&B in cui alloggiavamo, preparò una cena per tutti noi ospiti, ottima e con tutti i piatti tipici greci.

Come organizzi i tuoi soggiorni?

Mi piace organizzare il viaggio in autonomia. Già durante l’inverno penso  a quale sarà la mia meta estiva. Mi metto allora sul web alla ricerca della location che mi piacerebbe visitare, anche con l’aiuto di un gruppo fb a cui sono iscritta che si chiama ‘Grecia senza pensieri’, dove gli iscritti mettono a disposizione foto, consigli, pareri e strutture. Scelta la destinazione, mi metto in azione e da lì parte tutto il resto, volo o traghetto, noleggio auto e alloggio. Di solito viaggio con mio marito, ma capita anche di organizzare con amici, e  allora diventa tutto un pochino più complicato, non fosse altro per questioni logistiche, legate alle diverse aspettative ed esigenze di ognuno.

Qual è la location ‘più bella del reame’?

Sono stata in posti bellissimi, ma se qualcuno mi chiedesse: quale di questi luoghi ti è piaciuto di più? Dove torneresti? Dov’è il tuo posto del cuore? Io risponderei che il mio posto del cuore è un’isoletta piccolissima, a sud del Peloponneso, a cinque ore di auto da Atene, che si chiama Elafonissos (Cervi in italiano), di circa 20 km quadrati, raggiungibile grazie ad una traversata di soli dieci minuti di traghetto. Un’isola a misura d’uomo, un centro piccolissimo, un lungomare con qualche taverna per mangiare, un piccolo porto con le barche dei pescatori dove la mattina al loro arrivo puoi  incontrare le tartarughe “Carretta Carretta”. Ma quello che più mi ha colpito è il colore del mare che va dal celeste  al turchese, con sfumature caraibiche, e la spiaggia Simos o la piccola lefki. Sì, questo è il mio posto del cuore dove sicuramente tornerò, perché qui la vita scorre ‘Siga Siga’, lenta, lenta come dicono i greci, dove puoi trovare la carica per affrontare un nuovo anno di impegni e di lavoro. Spero che rimanga uguale, senza essere stravolta dalla frenesia del turismo. Lì mi rilasso, mi ‘ritrovo’ e vivo il mare. Lì ho conosciuto Francesca, una ragazza milanese che gestisce insieme ai genitori il “Vecchio Frantoio”, appartamenti ricavati appunto da un frantoio che hanno ristrutturato.  

Che piani hai per il prossimo tour?

Di ritornare nel Mani a settembre, periodo in cui viaggio volentieri, perché c’è meno affollamento e i ritmi sono più lenti. Siga siga!




Lisbona, l’atmosfera ideale con lo sguardo sull’oceano

Silvia vive a Pomezia, in una zona immersa nel verde. Impiegata con due figli ha tante passioni tra cui spiccano i viaggi, che ha apprezzato fin da piccola con i genitori, grandi viaggiatori, il cibo, che propone con ottimi risultati in cucina, i libri, ne ‘divora’ tanti nel corso dell’anno e il piacere della scrittura, con articoli e racconti alcuni dei quali pubblicati, con sua immensa soddisfazione sull’Antologia Voci Nuove. Per la nostra rubrica ci propone un viaggio a Lisbona, effettuato 4 anni fa per i suoi 50 anni, regalo di un gruppo di amici, veramente gradito e che l’ha resa molto contenta.

Destinazione Lisbona

La scelta sulla capitale portoghese è caduta dopo essermi rivolta all’agenzia di viaggi con il voucher-regalo: tra le tante destinazioni che ho vagliato, incluse varie capitali europee, ho scelto Lisbona, per motivi legati al clima. Cercavo un posto caldo, con la possibilità di ammirare l’Oceano, e la scelta è caduta su Lisbona. Volevo godermi la città, la sua musica e il buon cibo, e mi intrigava  il fatto di essere la patria di scrittori del calibro di José Saramago e Fernando Pessoa, per rispondere così anche alla mia grande passione per la lettura. Ho prenotato solo viaggio e hotel, per il resto ho lasciato fare al caso. Questo soggiorno ha risposto al mio desiderio di cercare emozioni nel viaggio, nei luoghi e nelle cose, come negli usi e costumi delle persone che ci vivono, di respirare aria nuova, in questo caso ‘oceanica’. Mi piace camminare seguendo l’istinto e le indicazioni degli abitanti del luogo. Stessa cosa per la scelta del ristorante: dopo uno sguardo distratto scelgo, fidandomi delle persone e dei profumi. Come amante del cibo e della cucina non potevo non suggerirvi una ricetta facile, con il ‘ re’ degli ingredienti portoghesi: il baccalà. È la ‘Pasteis de bacalau’: 300 g. di baccalà già ammollato/400 g. di patate/1 uovo/prezzemolo/1 spicchio d’aglio/1 cipolla/noce moscata/ sale e pepe/pangrattato e olio per friggere. La preparazione è facile: lessare e schiacciare le patate, unire il baccalà cotto in acqua per 10 minuti e sbriciolato con le mani, l’uovo, l’aglio, la cipolla e il prezzemolo tritati, un po’ di noce moscata, sale e pepe. Mescolare per bene tutto, formare delle polpette, passatele nel pangrattato e friggetele in olio molto caldo.

Ricordo con piacere la Torre de Belem affacciata sul mare, la scalata dell’Elevador de Santa Justa e, naturalmente, la corsa sul rinomato tram 28. Entusiasmante è stata anche la serata trascorsa al Bairro Alto proprio in coincidenza con i festeggiamenti del patrono, Santo Antonio.

Lisbona ha tanto da vedere anche nei dintorni, il mio consiglio è di noleggiare una macchina e allungare un po’ il soggiorno per godere appieno delle bellezze del territorio.

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Passione per i libri. Immergersi nei luoghi di autori portoghesi come Pessoa e Samarago.  Che emozioni ha provato?

Beh, respirare la stessa aria e passeggiare per le stesse vie dove hanno camminato scrittori del livello di Fernando Pessoa e José Saramago non ha prezzo. Mi piace moltissimo immaginare che si siano seduti proprio in quel caffè davanti al quale stavo passando, o magari che abbiano loro stessi viaggiato più volte sul tram n.28 e immedesimarmi infine in situazioni dalle quali gli scrittori abbiano poi tratto ispirazione per i loro capolavori. Il potere dei libri!

Ha un libro o un passaggio di capitolo che le è venuto in mente a Lisbona e che vuole condividere con i nostri lettori?

Sì, volentieri. ”Fare dell’interruzione un cammino nuovo, della caduta un passo di danza, della paura una scuola, del sogno un ponte, della ricerca un incontro. Allora sarà valsa la pena di esistere!” (F. Pessoa)

Cosa non può mancare nel suo bagaglio

Nel mio trolley non manca mai un libro, le ore del viaggio e dell’attesa in aeroporto le trascorro per la maggior parte leggendo. Purtroppo non ho la bella abitudine di tenere un diario di viaggio, cosa che oggi mi sarebbe invece tornata molto utile per “ritornare” nei numerosi posti da me visitati negli anni. Scatto invece molte foto che poi riguardo con un pizzico di nostalgia. Quando viaggio rimango abbastanza in contatto con amici e familiari per renderli partecipi delle mie emozioni e per dar loro la possibilità di vedere quello che io sto visitando. In questo viaggio in particolare ho mandato un reportage completo al gruppo di amici che me lo hanno regalato, per far capire loro quanto io gliene sia stata grata. Tra i tanti viaggi che ho fatto, Lisbona è una meta che avrei veramente voglia di rivedere ancora.

Per lei viaggiare è sinonimo di …

Libertà.




Stati Uniti, buona la prima

Beatrice è una viaggiatrice di ‘lungo corso’, milanese di nascita, ma  residente a Pomezia da tanti anni, ha ereditato la passione per i viaggi dai genitori. È una sportiva a tutto tondo: pratica ciclismo, nuoto e corsa, vantando anche varie partecipazioni alla maratona di Roma. Tra i numerosi e variopinti viaggi che l’hanno portata in giro per il mondo, dal Marocco all’Egitto, dalla Turchia alla Grecia, dagli itinerari italiani a quelli europei, dal Messico agli Stati Uniti, ha scelto di condividere con i nostri lettori il primo viaggio fatto sul territorio statunitense: un’esperienza ricca di emozione anche perché, a quei tempi, considerava l’America quasi irraggiungibile.

Come nasce l’idea di un viaggio negli Stati Uniti, fino ad allora considerato inarrivabile

È nato tutto da una sorpresa che mio marito mi ha voluto fare mentre passeggiavamo un sabato mattina per via Roma a Pomezia, nel lontano 1995, per rispondere al mio desiderio di visitare gli States. Detto e fatto: siamo entrati in un’agenzia di viaggi e mi ha comprato il regalo per il mio compleanno, che ci siamo goduti nella primavera dello stesso anno.

Cosa le è rimasto più impresso nel cuore da questa destinazione così speciale per lei

Mi ricordo la prima volta a New York: sembravo una bambina che vede per la prima volta Babbo Natale con quegli scenari naturali e giungle urbane viste solo in televisione (ancora oggi è una città che adoro). Non mi aspettavo di rimanere colpita dalla stazione Centrale di New York che ha fatto parte del film ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone con Robert De Niro. Stando lì mi sembrò di far parte del film stesso.

Emozioni forti le ho provate anche con i soffioni che uscivano dai marciapiedi della metropolitana, sbucando dalla fermata metro in pieno mercato Chinatown. Io con la mia macchina fotografica al collo che cammino tra persone che tagliano con mannaie giganti teste ai pesci, il vociare assordante del mercato, e le Torri gemelle che viste da sotto mi sono apparse come dei giganti impensabili. Sono rimasta affascinata dagli allestimenti di Chinatown, alla 5th Ave, che ogni giorno proponevano scenari diversi: prima un paesaggio invernale, poi uno primaverile con tanto di prati pronti, ancora inesistenti in Italia, le strade cittadine immense, a 8 corsie. Abbiamo visitato anche la zona di Ellis Island con il museo nazionale dell’immigrazione con manufatti e documenti relativi ai passeggeri che vi hanno transitato nel periodo di maggior richiamo dell’America, intorno ai primi anni dello scorso secolo, a testimonianza anche del lunghissimo, incerto e difficoltoso viaggio dall’Europa. Oggi, tutto ciò mi fa pensare e riflettere sull’attuale problema dell’immigrazione dall’Africa al nostro Paese. Con questo viaggio ho riportato per la prima volta i pendagli per l’albero di Natale, inusuali nella primavera del 1995. Infatti rimasi colpita nel vedere un negozio tutto sugli addobbi natalizi; da qui il mio albero è cresciuto di addobbi ad ogni viaggio e oggi, ogni volta che lo faccio, è un momento magico fatto di bellissimi ricordi.

 Come viaggiatrice cosa non può mancare nel suo bagaglio?

Nel mio bagaglio non può mancare la guida della Lonely Planet, in quanto ritengo che sia la migliore in circolazione, con informazioni e suggerimenti molto utili, incluso ciò che bisogna evitare durante il soggiorno e le visite. Inoltre la macchinetta fotografica. Sono una fotografa seriale, anche se cerco sempre lo scatto artistico… per quanto mi è possibile. Durante il viaggio, come è mia abitudine, raccolgo molto materiale cartaceo che mi porto a casa, che poi archivio per tenere memoria del viaggio stesso, di ciò che ho visto e fatto durante tutta la vacanza.

Purtroppo non parlo inglese e con gli abitanti del luogo è mio marito che parla: ma essendo un timido/riservato le informazioni sono ridotte al minimo e questo mi limita un po’. Se fossi in grado chiederei tutto nei minimi particolari, ma il rapporto con l’inglese  non è dei migliori, anche se ho provato a ‘riattivarlo’ più volte negli anni, però senza grande successo.

New York mi ha affascinato per la sua vita frenetica, le strade sempre pullulanti di gente di ogni tipo, i grattacieli che ti fanno sentire piccola come una formica. Sono rimasta sorpresa anche dai panini enormi che preparano in città: quattro piani di cibo che mangi prima con gli occhi e poi con la bocca! Abbiamo avuto l’occasione di pranzare anche con una famiglia del luogo, amici di mio cognato: cibo e compagnia ottima. Ancora oggi, quando viaggio, cerco di mangiare per lo più prodotti e piatti locali, cerco ristoranti tipici solo se il viaggio è molto lungo, ogni tanto mangio pizza. Compro anche prodotti tipici che porto in Italia da degustare con parenti e amici.

Quello che mi porto indietro da ogni viaggio sono i paesaggi, i colori e la conoscenza delle tradizioni locali.

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New York, un morso alla Grande mela

Antonietta, romana, vive a Pomezia dove si è diplomata tecnico per le industrie chimiche presso l’Istituto professionale ‘Cavazza’, attuale ‘Largo Brodolini’. Sposata, con una figlia, lavora nel campo della termoidraulica ed ha due grandi passioni: la scrittura e la cucina. Per la scrittura ha partecipato alla stesura di una raccolta di poesie “Voci versate” (Ed. Pagine) e di recente, assieme ad altri ex studenti delle superiori e alla sua prof. di italiano, al libro “A volo d’angelo” (Ed. Beroe), presentato dal nostro giornale lo scorso 4 agosto. La sua passione per la cucina la ‘realizza’, tra le altre cose, preparando ottime pizze e organizzando, assieme al marito, cene e incontri con gli amici. A Pasqua 2019 ha regalato alla figlia, per i 18 anni, ma come dice lei il regalo è stato anche per lei e il marito, un viaggio a New York (Usa), meta ambita da sempre da tutta la famiglia, anche perché la ‘Grande mela’ è l’ambientazione dei loro film preferiti, in quanto patiti di cinema e serie tv.

 Come arriva a questo soggiorno tanto desiderato?

Il viaggio è stato organizzato nei minimi particolari, escursioni comprese, assieme alla nostra agente di viaggi di fiducia, visto anche la nostra conoscenza dell’inglese non al top, e i numerosi visti governativi che servono per entrare negli Stati Uniti. Ma ci metterei anche l’ansia di realizzare un sogno, quindi tutto doveva essere perfetto: dalla consegna del regalo a nostra figlia durante la sua festa per i fatidici 18 anni, fino all’intero tour americano. Poi c’era la questione delle valigie…

 Lei e le valigie …

Un dilemma! Non è mai facile per me preparare le valigie: non so essere pratica, forse perché la fanciulla che c’è in me emerge elettrizzata alla sola idea della partenza. Così finisco sempre nel riempire i bagagli con indumenti, o cose superflue a cui in quel momento non riesco a rinunciare ma che, immancabilmente, rimarranno appunto ‘superflue’.

 New York, New York

È stato un viaggio meraviglioso, indimenticabile. Abbiamo fatto un tour con una guida italo-americana che ci ha fatto visitare il Queens, il Bronk, il famoso ponte di Brooklyn, Time Square e tante altre zone interessanti della città. Abbiamo girato tanto a naso all’aria, siamo saliti con un velocissimo ascensore in alto nell’Empire State Building; vedere il monumento dedicato all’attentato alle Torri gemelle mi ha suscitato un’emozione viscerale, da accapponare la pelle. Il nostro albergo era vicino a Central Park: maestosamente sereno e dotato di una luce propria, quasi difficile da descrivere a parole. Infatti nelle mille foto fatte, tutte finite sui social, siamo riusciti ad immortalare tale luce e tali colori da sembrare quasi impossibile dichiarare la totale assenza dell’utilizzo di filtri della fotocamera. Poi Chinatown con i mille negozietti di souvenir. Sì lo ammetto, sono una di quelle persone che riporta a casa piccoli regali ad amici e parenti, fra il disappunto di mio marito soprannominato scherzosamente da me e nostra figlia ‘bancomat’. Non poteva ovviamente mancare, per la mia collezione di calamite, quella della capitale americana.

 Com’è andata con il cibo?

Noi ci adattiamo molto facilmente, anche se alla fine la cucina nostrana ci manca davvero tanto.  Posso dire che in America è tutto ‘Big’ e anche prendere un semplice caffè diventa un impegno arduo, per non parlare dei bibitoni colorati che vengono venduti come succhi di frutta, ma che non ho avuto il coraggio di assaggiare. Molto buona, invece, la carne, soprattutto gli hamburger, ma non quelli dei fast food. Abbiamo mangiato anche in un ristorante italiano, gestito da parenti di nostri amici dove il cibo è stato delizioso. I supermercati sono ‘Big’ anche loro, ogni tanto vi abbiamo comprato cibi cotti.

 Cosa riporta a casa della magia della città?

Ho riscontrato molta gentilezza e spontaneità negli abitanti di questa meravigliosa città, sempre pronti a dare indicazioni stradali o ad indicarci la giusta fermata della metro, vista la sua complicata comprensione, almeno per noi, se non sei del luogo. Una volta capito come funzionava, è stato il nostro mezzo di trasporto preferito, anche se l’ebrezza di fermare un taxi al volo come nei film ce lo siamo tolta! Tante le emozioni che abbiamo vissuto, indimenticabili, difficile da descrivere in poche battute. Girando per la città abbiamo revocato molti ‘passaggi’ di film che ci hanno fatto sognare. Vista la nostra passione per le serie televisive ci siamo concessi un paio di giorni anche a Boston, cornice di ‘Fringe’, la serie di fantascienza che segue le vicende della divisione appunto Fringe dell’Fbi della città.

Voglio però condividere un ultimo pensiero… paradossale lo ammetto. Vale a dire qualunque sia la meta e la motivazione del viaggio che faccio, l’emozione del rientro a casa è sempre enorme! Tornare a casa, nella mia abitazione intendo, mi riempie di una calda sensazione giù nel profondo. Comincia da quando sull’aereo il pilota annuncia la discesa per l’atterraggio e ancora da lassù si vedono le luci della mia amata, meravigliosa città natia: Roma.




Giappone, un viaggio per amico

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Aurora, 39 anni, è una grande viaggiatrice, in solitaria o in compagnia di sorella o amici stretti. Donna attiva ed amante della vita, ha molte passioni tra cui quelle legate alle arti come teatro, scrittura e fotografia e due pelosette, la gatta Alice e Agnese la cagnolina. Non fa solo un lavoro anche se, come dice lei, quello che le permette di pagare le bollette non la rappresenta e quello che più le piace è fare la coordinatrice per l’organizzazione di viaggi ‘Vagabondo’. Il viaggio che ha scelto ci porta nel lontano Oriente, in Giappone, nato in modo particolare e legato ad un suo grande amico, di quelli veri che si incontrano nell’età dell’adolescenza, quando si parla di libertà, di piani per il futuro e di quando si sarà grandi a 35 anni. Per il diciottesimo compleanno si promisero di non invecchiare mai, di non andare in resort o in villaggi turistici e di farsi un viaggio insieme, il ‘loro’.

Come nasce la scelta di questa destinazione così lontana?

Passavano gli anni e con il mio amico rinnovavamo la promessa, la vita correva e noi continuavamo a pensare al nostro progetto, un po’ per abitudine e un po’ per non demoralizzarci del tempo che passava. Purtroppo, prima dei fatidici 35, lui partì per il viaggio più lontano, lo persi. Non persi, però, l’idea della nostra promessa. Avevo finalmente 35 anni, era il giorno dell’anniversario della sua dipartenza. Stavo ascoltando la nostra canzone “Una donna per amico”, piangevo e, non so come, alla fine ho prenotato il nostro viaggio per il Sol Levante. Ho preso il biglietto aereo, ho chiacchierato con un paio di amici che erano già andati lì, ho comprato la guida Lonely Planet (aperta solo poi sull’aereo), e dopo un mesetto da quel click ero a Tokyo.

Com’è il Giappone?

É un ‘mondo nel mondo’, ogni angolo parla dei cartoni animati nipponici che hanno accompagnato chi è cresciuto negli anni ’80. I giapponesi sono accoglienti. L’importante è essere rispettosi delle loro regole, come per esempio non soffiarsi il naso in pubblico o non farsi vedere i tatuaggi che hai sul corpo. L’ho travato molto spirituale, anche se appena giunta in aeroporto a Tokyo sono stata intervistata da alcune tv per il mio essere donna occidentale con occhi grandi e particolari come piacciono a loro, con capelli che all’epoca erano rasati da un lato e di colore lilla e viola. Lì ho provato tanta libertà, mi sono spesso emozionata, anche con qualche lacrima. La città, secondo me, va visitata per bene, anche con un giorno dedicato ad andare in giro ‘a naso all’aria’ per scoprire e ammirare ogni angolo cittadino. Inoltre, di domenica, ci sono i mercatini delle pulci, dove si può comprare cibo e oggettistica varia. Da non perdere le città di Kyoto e Hiroshima, con le profonde contraddizioni giapponesi, tradizione e innovazione scientifica. Incantevole, e da visitare senza dubbio, l’isola che si trova di fronte a quest’ultima, Miyajima, dove ho visto un’alba mozzafiato e dove si può ammirare il portale d’ingresso, il famoso Torii, da cui i visitatori sono tenuti a passare, collocato in mare di fronte al tempio shintoista di Itsukushima che si trova sull’isola, costruito su palafitte e inserito nell’elenco dei Patrimoni Unesco.

Cosa cerchi in un viaggio?

Nel viaggio cerco qualcosa che mi stupisca, cerco l’anima e il posto dove vorrò invecchiare. Le emozioni non sono mai scontate, mi rendo conto di piangere molto, mi sfogo di tutte le frustrazioni della vita reale, sono realmente chi voglio essere ed abbandono ogni costruzione obbligata. Il viaggio in Giappone, ad esempio, è stato il più forte a livello introspettivo, non ero da sola, avevo sempre il mio amico con me. Mi sono accorta che mi capitava di parlarci anche a voce alta, gli chiedevo cose, i perché sulla vita e cosa volesse mangiare per pranzo. Devo dire che è un Paese talmente tanto libero che puoi essere solo tra la gente e mai sentirti strano di esserlo, anche se parli da solo.

Quando vai in giro sei una ‘chiacchierona’ o stai più sulle tue?

Parlo anche con i sassi. Se la lingua non me lo permette riesco comunque a parlare in altri modi, viaggiando per ostelli è più facile trovare viaggiatori solitari come me, con cui ci si scambia storie, viaggi ed idee per il futuro. Anche se sono in compagnia è la stessa cosa, parliamo e scopriamo. Quando ‘porto’ i viaggi come coordinatrice, ci si scopre un po’ di più nei gruppi. Ho conosciuto delle persone che sono diventate poi miei grandi amici. Ad esempio in Giappone ho incontrato un ragazzo e sono anni che ci scriviamo e capita di incontrarci da qualche parte nel mondo, anche solo per un caffè a Parigi. Sono molto social, a tante persone piace seguire i miei viaggi e mi spingono a raccontare con foto e dirette.  L’emozione predominante è assolutamente la “fame”, intesa come curiosità per posti, usi e costumi e sì, anche cibo. Immagino la vita delle persone e ne voglio far parte. La mia emozione è la voglia di vivere.

Tieni un diario di viaggio?

Sì, scrivo riflessioni, sensazioni e pensieri che chiamo considerazioni: dalla bellezza di un paesaggio, o un tramonto che mi ha emozionato alla curiosità di ascoltare i bambini piccoli che parlano, dagli spostamenti che faccio alle notti in cui ho dormito male, o un’avventura particolare.

 

Cosa ti porti a casa dai tuoi viaggi

Faccio tante foto e acquisti particolari, spesso ai mercatini dei posti che visito. Ad esempio a Tokyo ho acquistato dei kimoni ad un mercato tipo via Sannio a Roma, pagati cifre irrisorie, ma fatti di seta. Porto spezie o cibo. Porto a pochi amici ed ai miei familiari quello che mi ha fatto sentire bene nel viaggio. Immancabile un gufo per la mia mamma, ne avrà più di mille oramai.

Al rientro cosa fai come prima cosa?

Al rientro faccio la lavatrice e la doccia. Mi preparo o mi preparano un piatto di pasta. Racconto sì, ma non tanto il viaggio che ho fatto, ma chi ho incontrato le emozioni e le situazioni strane nelle quali incappo. E poi pubblico le miei considerazioni con le foto, in romanesco e con toni ironici o sarcastiche.

Cosa puoi suggerire a ragazze e donne che vogliono iniziare a viaggiare da sole?

Di iniziare ad andare da sole a cena fuori, al cinema o a fare una passeggiata nella propria città e vedere se si prova imbarazzo. Tra le nazioni che ho visitato, per me Cuba e il Giappone sono tra le più sicure, assieme a Budapest (Ungheria). Bisogna comunque sempre stare con gli occhi aperti, direi di ‘non accettare le caramelle dagli sconosciuti’.

Un invito che faccio a tutti, è quello di portare in giro per il mondo un ‘turismo intelligente’, vale a dire capire e rispettare persone, animali e modi di vivere del territorio che visitiamo, perché siamo ospiti a casa di altri.

 




Islanda, terra dalle mille emozioni

Inauguriamo la rubrica “Racconti di viaggi”. Chi vorrà, potrà condividere l’esperienza di un viaggio, un percorso o un itinerario con i lettori del nostro giornale contattandoci all’indirizzo mail raccontidiviaggi@pomezianews.it.

Iniziamo le nostre storie di viaggio con una tra le destinazioni più belle e intriganti, l’Islanda, raccontata da Sara, una giovane grafica e fotografa romana, mamma di un bambino di 6 anni, che vive sul litorale di Pomezia. Sara ha visitato quest’isola ricca di contrasti e bellezze naturali mozzafiato due anni fa, con un tour organizzato. L’ha conosciuta ed esplorata attraverso lo strumento che fa parte della sua vita, la macchina fotografica. Gentilmente accetta di condivide questa esperienza con i lettori di Pomezianews e noi la ringraziamo.

 Com’è nata l’idea di un viaggio in una parte del mondo così particolare?

Stavo uscendo da un periodo difficile della mia vita, dovevo resettarmi. Dopo molte riflessioni, scelsi di ripartire da me, investendo sulla mia più grande passione, la fotografia e da qui l’idea di un viaggio fotografico. Per la prima volta mio figlio avrebbe trascorso le vacanze da solo con il padre. Sapevo che quelli sarebbero stati giorni piuttosto lunghi per me e fare un viaggio poteva essere un’ottima soluzione per distrarmi e concentrarmi sul mio equilibrio.

Come hai trasformato questo desiderio di viaggio in un’azione operativa?

Navigando tra le tante iniziative del web ho trovato una proposta molto allettante: fare il giro dell’Islanda, con un tour già organizzato, in gruppo, che prevedeva un itinerario a 360° lungo tutta l’isola. Ho visto paesaggi unici, dai terreni brulli alle cascate, dalle spiagge nere ai paesaggi dove la natura è incontaminata. Ebbi una strana sensazione, non avrei mai immaginato un giorno di potermi trovare in quel luogo da sogno così remoto, eppure sapevo che sarebbe stato possibile, dipendeva solo da me stessa. Provai inizialmente a proporre il viaggio ad amici e conoscenti per evitare di sentirmi completamente sola in quella terra lontana, ma nessuno fu disponibile a venire con me. Non viaggiavo da circa 10 anni e mai l’avevo fatto da sola, o con sconosciuti. Inoltre mi manca completamente il senso dell’orientamento, riesco a perdermi anche nel mio quartiere! Non avevo più dimestichezza con i viaggi e l’idea di trovarmi sola, per esempio in un aeroporto, mi terrorizzava.

 Ti sei allora affidata al tuo cuore. Che ti ha detto?

Una cara amica mi disse che era la mia occasione, non potevo lasciarmi frenare dalle mie paure. Aveva ragione. Ricordo ancora l’emozione provata nel momento in cui comprai il biglietto. Posso dire ora che si rivelò una tra le più importanti e azzeccate scelte della mia vita. L’Islanda mi ha regalato una gioia che non provavo da decenni e le distanze macinate durante il tour sono state le stesse che ho percorso dentro di me, nel mio viaggio ‘parallelo’. Il viaggio interiore mi ha liberato da paure, vecchi schemi e strutture mentali fino al raggiungimento della vera me stessa. Posti incantevoli e nuovi fantastici amici hanno fatto da contorno alla mia più grande rinascita. Il gruppo era formato da circa dieci persone, con le quali ho condiviso tante emozioni, esperienze e momenti divertenti. Ricordo con particolare piacere una sera in cui tutti stavamo in un pub a mangiare e parlare, ascoltando musica. Un uomo ballava in mezzo alla sala del locale. Come per incanto, ad un certo punto vengo ‘rapita’ dalla musica e inizio anch’io a ballare in pista, libera e contenta di vivere questo momento ludico. Piano, piano si sono uniti tutti gli altri, e abbiamo passato una bella serata spensierata, e in libertà.

Cosa raccontano le tue foto dell’Islanda?

Ne ho fatte ovviamente tante, in ogni luogo e alcune in posti meravigliosi, cercando di cogliere le bellezze allo stato puro di quella flora e fauna così emozionanti. Inoltre, al rientro, le fotografie scattate mi hanno aperto nuove porte professionali. Infatti sono entrata in contatto con un’agenzia fotografica con la quale ho collaborato ed ho anche vinto un premio con una delle foto, che ho voluto allegare a questa intervista.

Di che viaggio si è trattato?

Nello stato di estasi in cui mi trovavo non ho trovato nessun aspetto negativo. Anche le numerose alzatacce alle 5 del mattino, per una dormigliona come me, non sono riuscite a scalfire l’entusiasmo di quei giorni. Il mio diario di bordo è stata la macchina fotografica.

Cosa ti sei portata a casa dall’Islanda?

L’unico gadget acquistato è stato un libro illustrato di Troll e Folletti per mio figlio. Comunque al mio rientro nulla è stato più come prima.

 

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Viaggi di un giorno: l’Orto Botanico di Roma nel cuore di Trastevere

Se c’è una cosa che il lockdown ci ha insegnato è di osservare il mondo, giusto fuori dalla finestra di casa, per viaggiare in un solo giorno verso luoghi che non abbiamo mai curato più di tanto, forse proprio perché troppo vicini a noi.

Un luogo che merita certamente una visita è l’Orto Botanico di Roma, uno dei Musei del Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma.

Ubicato nel tessuto urbano nel quartiere di Trastevere sul Colle del Gianicolo, ha una estensione di circa 12 ettari suddivisi in aree tematiche con diverse serre ben curate, ma è un luogo che può essere piacevolmente visitato anche senza guida, per il solo piacere di immergersi in una natura maestosa e sorprendente.

La collezione dei bambù è una delle più ricche d’Europa con oltre 70 specie diverse ma a prescindere dal nome di ciascuna, camminare in un bambuseto è una esperienza che merita da sola la visita. La luce del sole filtra con difficoltà dall’alto e la diversità delle tonalità di verde dei fusti ammalia quanto la sensazione di fresco che si percepisce sentendosi circondanti da queste canne altissime, dritte e silenziose.

Gli antichi reperti delle terme di Settimio Severo che fanno capolino nella parte alta del parco non stupiscono i romani abituati a convivere con la presenza onnipresente delle vestigia romane, eppure non si può fare a meno di pensare che stiano benissimo qui, nel parco, appena al limite con il resto della città

Gli alberi di alto fusto rinfrescano, dominano e ridimensionano il nostro essere esseri umani e fermarsi per lasciarsi andare al solo senso del tatto, chiudendo gli occhi, è un viaggio nel viaggio che lascia una sensazione tattile unica nel suo genere. Provare per credere!

Alberi che formano dei rifugi, con intrecci di rami che sembrano vere e proprie opere d’arte come la piante ibrida del pepe sotto la quale si ha la conferma come la natura sia l’unico grande artista della Terra.

L’Orto Botanico ha molteplici sezioni: dal giardino Giapponese, alla Serra Tropicale, dal Giardino dei Semplici alle Piante Acquatiche, dal Giardino degli Aromi alla Valletta delle Felci, fino alla Serra Corsini con una notevole collezione di succulenti.

Qualunque sia il tipo di pianta che vi affascina di più, il consiglio è di visitare l’Orto Botanico come un vero e proprio viaggio sensoriale: un viaggio nell’ascolto della grandezza e della bellezza della Natura nel cuore di Roma

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Orari di apertura e indicazioni sul sito Orto Botanico di Roma




Al via le rubriche ‘raccontate’ dai nostri lettori

Partiranno prossimamente sul nostro giornale due nuove rubriche: ’Appunti di viaggio’ e ‘Storie’ rivolte ai cittadini del territorio che vogliono condividere con noi le loro esperienze di viaggio e di vita.

Appunti di viaggio’ è uno spazio dedicato a tutti coloro che vogliono raccontare un viaggio (gita fuori porta, week end, lunghi viaggi, ecc…), non solo dando indicazioni prettamente turistiche (dove mangiare, dormire, cosa vedere), ma anche riportando emozioni e motivazioni legate all’esperienza vissuta.

‘Storie’ è una rubrica che raccoglie racconti di vita di persone, giovani e meno giovani, che vivono sul territorio e che vogliono condividere i traguardi raggiunti a livello personale e/o professionale, evidenziando qualità individuali, come per esempio tenacia e determinazione, che sono state importanti per il raggiungimento degli obiettivi personali e/o lavorativi.

Gli interessati devono inviare una email a redazione@pomezianews.it  e lasciare i propri recapiti per essere ricontattati dalla redazione.