I RACCONTI RELIGIOSI DI ROBERTO CAMPAGNA

Pubblicato da Ensemble, “Amen” verrà presentato, mercoledì 30 aprile alle 19, nella Biblioteca comunale di Pontenuovo/Sermoneta

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Ai credenti, ai miscredenti e agli indifferenti… insomma a tutti Roberto Campagna ha dedicato il libro “Amen – Miracoli, misteri e sacre vendette”.

L’evento

Nell’ambito della rassegna letteraria “I Mercoledì in Biblioteca”, organizzata dall’Unitre Sermoneta, l’Università delle Tre Età “Marguerite Chapin Caetani”, verrà presentato mercoledì 30 aprile alle 19 nella Biblioteca comunale di Pontenuovo/Sermoneta. Oltre all’autore, interverranno Enzo Mercuri, già dirigente scolastico, e Alessandro Pucci, storico.

Il libro

Pubblicato da Ensemble,  è una raccolta di otto racconti sul mondo religioso. Così come in altri suoi libri, lo scrittore pontino ricorre alla metanarrazione. In pratica, narra fatti realmente accaduti mischiandoli con altri inventati da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri. Ma, rispetto per l’appunto ad altri suoi precedenti libri, questa tecnica qui è più marcata perché  il racconto, a differenza del romanzo che  ha perlopiù una narrazione orizzontale, è auto conclusivo. Quindi, per dare più forza alle sue storie, Campagna ha cercato di privilegiare i fatti realmente successi, anche se in alcuni casi la stessa  narrazione è di tipo orizzontale, permettendogli così di  liberare di più la fantasia. 

“Negli otto racconti di Roberto Campagna – scrive Maurizio Valtieri  nella prefazione – c’è tutta la sostanza antropologica della sopravvivenza e convivenza tra esseri umani. Ogni volta si apre una porta, che diventa varco temporale per accedere ad anni diversi e, in alcuni casi, a secoli diversi, e ci si immerge nei quadri di un vivere quotidiano, descritto magistralmente. Il leitmotiv che unisce gli otto racconti, come ci fa intuire il titolo e il sottotitolo, è rappresentato proprio dal sacro, cristiano e pagano”.

Non tutti i fatti narrati comunque  sono realmente accaduti, alcuni sono leggende. Ma le leggende, a forza di raccontarle, diventano reali. Un racconto riguarda il Natale: “Il diavolo della Vigilia”. È un racconto esilarante e nelle stesso tempo drammatico.   Tutti sono ambientati in altrettanti borghi del centro sud Italia. I loro nomi sono di fantasia per un motivo molto semplice: perché ogni borgo italiano conta fatti simili a quelli da cui è partito l’autore per inventarne la  narrazione. Anche i nomi dei personaggi sono di fantasia.

La dichiarazione

“Personaggi che, pur partecipando al proprio ruolo sociale – sottolinea Valtieri –  sono degli anarchici inconsapevoli, ribelli in qualche modo verso Dio, lo Stato e la società. Sono degli aquiloni spinti verso l’alto, eppure saldamente ancorati a terra attraverso un filo robusto, che sono le radici profonde nel territorio e il legame, spesso sentimento di amore-odio, con i compaesani”.

La scrittura

La scrittura di Campagna è pragmatica, scandita da soggetti e complementi oggetto volutamente ripetuti da incisi che non ammettono distrazione alcuna e inchiodano lo sguardo dei lettori su mondi apparentemente miseri, ma fondamentalmente meravigliosi.




Latina – Incontro sulle zuppe del territorio

Scritto da Roberto Campagna, il libro “Se non è zuppa, è pan bagnato” verrà presentato a Latina presso la Casa del Combattente

Nell’ambito della mostra “Res Rustica. Agricoltura dei Monti Lepini nel tempo”, in programma presso la Casa del Combattente di Latina dal 9 al 17 aprile, lo scrittore Roberto Campagna presenterà, martedì 15 aprile alle 18, il libro “Se non è zuppa, è pan bagnato”.

L’evento

Oltre all’autore, interverranno Tommaso Iacoacci, esperto di enogastronomia del territorio, Roberto Perticaroli, responsabile Slow Food Travel Monti Lepini, Alessandro Di Norma, giornalista e fotografo, e Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini. A unire la cucina dei Monti Lepini e dell’Agro Pontino, comprese le isole, sono le zuppe. Zuppe a cui la Compagnia dei Lepini ha dedicato la ricerca prevista nel progetto con cui è stata realizzata la stessa mostra. Ricerca che è poi diventata un libro, pubblicato da Nuove Edizioni Aldine. Sono diciotto le zuppe “principali” descritte; altre vengono citate o raccontate. Da precisare che in alcuni casi non si tratta di vere e proprie zuppe, ma come recita lo stesso titolo del libro: “Se non è zuppa, è pan bagnato”.

“Tale pubblicazione – ha scritto nella presentazione della ricerca Quirino Briganti, presidente dalla Compagnia dei Lepini – è unica nel suo genere perché analizza usi e costumi, storie ed aneddoti che tratteggiano uno spaccato di vita perduta nei secoli ma che riemerge in sapienti pietanze e in sapori d’altri tempi. Per parafrasare l’autore, il cibo è ricordo e quando mangiamo pietanze così peculiari degustiamo anche le storie che portano dentro”.

Le zuppe

Le zuppe sono nate contro lo spreco, considerato in passato un vero e proprio orrore. Sono nate per non buttare via il pane raffermo. Ma anche per meglio sfruttare un alimento. Per esempio, la “bazzoffia” fu creata per utilizzare la “carciofella”, una via di mezzo tra il “cimarolo” e il carciofino. In pratica, non essendo possibile né cucinarla nei tradizionali modi perché non è più un carciofo né conservarla come avviene per carciofini, venne impiegata nella preparazione di questa zuppa, le cui origini sono contese da Sezze e Priverno. E tale contesa, così come altre dispute, caratterizza la storia di questi due paesi dei Monti Lepini. Se questa è una rivendicazione fatta da ambo le parti solo a parole, in quella fra la stessa Sezze e Roccagorga sulla “arrapagacornuti” o “rappracornuti” ci sono i fatti a parlare. E i fatti farebbero pendere la bilancia dalla parte di Roccagorga perché in passato, e per molti anni, i suoi abitanti hanno organizzato la “Sfilata dei cornuti” in cui venivano festeggiati i mariti traditi. E questa zuppa prende proprio il nome dal modo in cui questi mariti venivano “rabboniti”, “placati” dalle mogli. La zuppa di lenticchie di Ventotene invece è legata, per certi versi, al confinato politico. Probabilmente Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli festeggiarono il progetto del Movimento Federalista Europeo con una bella mangiata di tale zuppa. Mentre la zuppa di pesce custodisce un passato di miseria: a Terracina le massaie, quando il pescato, per un motivo o per un altro, scarseggiava, la preparavano con i sassolini che raccoglievano lungo la spiaggia. Infine la “panada friulana” e la zuppa di fagioli “alla veneta” testimoniano l’arrivo in Agro Pontino delle popolazioni dell’Altitalia ai tempi della Bonifica. Per ognuna delle diciotto zuppe, oltre a essere state abbinate a un vino del territorio, perlopiù ottenuto con uve di vitigni autoctoni, viene indicato l’olio con cui arricchirla a crudo. Gli oli scelti sono quasi tutti prodotti con olive della cultivar “itrana”, tipica dell’Agro Pontino. Oli dal fruttato medio-intenso, dal tipico sentore di pomodoro verde, con un equilibrio al gusto tra l’amaro e il piccante.




ALLA SCOPERTA DEI CIBI DI STRADA DELL’AGRO PONTINO

Il libro “A morsi e bocconi” di Roberto Campagna verrà presentato, mercoledì 26 febbraio, alle 19.00, nella biblioteca comunale di Pontenuovo/Sermoneta   

L’evento

Nell’ambito della rassegna letteraria “I Mercoledì in Biblioteca”, organizzata dall’Unitre Sermoneta, l’Università delle Tre Età “Marguerite Chapin Caetani”, verrà presentato mercoledì 26 febbraio, alle 19.00 il libro “A morsi e bocconi” di Roberto Campagna. Oltre all’autore, interverranno Alessandro Di Norma, giornalista e fotografo, autore delle foto del libro, Tommaso Iacoacci, esperto di enogastronomia del territorio,  Roberto Perticaroli, presidente dello Slow Food Travel Monti Lepini, e Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini.

Il libro

A detta dello stesso autore  quelli di strada sono tutti quei cibi che si possono mangiare senza posate… a morsi e bocconi. Il libro è un viaggio sui Lepini e in Agro Pontino alla scoperta di tali cibi. Illustrato con foto di Alessandro Di Norma,  è frutto di una ricerca realizzata per conto della Cooperativa Utopia 2000 onlus nell’ambito del progetto  “Convivium Monti Lepini – Simposi, mense, tavole, produzioni, protagonisti e saperi. Storia, arte e culture  enogastronomiche nel territorio lepino” della Compagnia dei Lepini.  l cibi di strada hanno origini antichissime: si consumavano già all’epoca dei Greci e dei Romani. E fu proprio nell’antica Roma che si diffuse l’usanza di imbottire due fette di pane. E da allora il panino è diventato l’emblema di tale abitudine alimentare. Il nome di Panisperna, la via romana diventata famosa per il gruppo di giovani fisici italiani, che presso il Regio Istituto di Fisica dell’Università, assieme a Enrico Fermi, contribuirono alla scoperta dei neutroni lenti che permise di realizzare il primo reattore nucleare, pare che derivi da “panis et perna”, ossia pane e prosciutto, che i frati della Chiesa di San Lorenzo in Panisperna usavano offrire ai poveri il giorno della festa dello stesso santo. E proprio pane e prosciutto è uno dei cibi di strada segnalati in questo libro. Due i prosciutti descritti: quello di Bassiano e il cotto di Cori. I cibi di strada sono diffusi in ogni zona d’Italia e i Monti Lepini e l’Agro Pontino ne sono molto ricchi.

“Il territorio lepino e della Provincia di Latina – ha scritto nella presentazione del libro Quirino Briganti –  oltre a possedere un ingente patrimonio  artistico e naturalistico, ha dei cibi che suscitano suggestioni, profumi e sapori, espressione di un retaggio culturale millenario”.

Questo territorio, oltre ai prodotti di montagna, come per l’appunto i prosciutti di Bassiano e Cori, i salumi di bufala, i formaggi, le castagne e le olive, conta anche prodotti ittici e ortaggi. Circa questi ultimi, i fiori di zucca fritti, i cocomeri a fette e i carciofi fritti dorati sono altre tre delle ventotto “tappe” di questo gustoso viaggio gastronomico. Viaggio che all’arte bianca, in particolare ai dolci, riserva uno spazio di tutto rispetto. A proposito di dolci, sono stati riportati soltanto i più significativi, con una storia dietro, quelli che identificano il luogo dove nascono. Sono state invece tralasciate le pizze, i gelati e certi fritti come i supplì, le crocchette, i filetti di baccalà e la mozzarella in carrozza, perché non rappresentano il territorio: si trovano dappertutto.

“Il cibo – ha scritto Alessandro Di Norma nella nota fotografica  –  è storia, è rito, è tradizione, è insieme di gesti caratterizzati dalle abitudini che si perdono nei gangli della quotidianità più remote, ma trapelano, senza troppo fatica, anche in quella attuale, veloce ed effimera, legata alle contemporanee tecnologie di comunicazione. Fotografando il cibo si è dato vita a un racconto di sensazioni che ritornano, e restano, nella mente come radici secolari”.

Secondo la Fao, quelli di strada sono cibi che vengono preparati e venduti in strada per l’appunto, nei mercati e nelle fiere da commercianti ambulanti. Ma si trovano ormai anche in alcuni locali come le paninoteche, le piadinerie o i pub, nei chioschi o, per esempio, nelle fraschette dei Castelli Romani.




ALLA SCOPERTA DELLE ZUPPE DEL TERRITORIO

Realizzata da Roberto Campagna su incarico della Compagnia dei Lepini, verrà presentata sabato prossimo a Priverno, presso l’Auditorium Santa Chiara

 

A unire la cucina dei Monti Lepini e dell’Agro Pontino, comprese le isole, sono le zuppe. Zuppe a cui la Compagnia dei Lepini ha dedicato una ricerca nell’ambito del progetto sostenuto dalla Regione Lazio per le biblioteche, i musei e gli archivi:  “Res Rustica. Agricoltura dei Monti Lepini nel Tempo. Valorizziamo il Passato, Coltiviamo il Futuro”. Realizzata da Roberto Campagna, giornalista e scrittore,  la ricerca verrà presentata sabato prossimo alle 17  presso l’Auditorium Santa Chiara di Priverno.  Oltre all’autore, interverranno: Quirino Brigati, presidente della Compagnia dei Lepini; Alessandro Di Norma, giornalista, autore delle foto che illustrano il libro; Roberto Perticaroli, responsabile dello Slow Food Travel Monti Lepini; Luigi Centauri, presidente del Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina). Sono diciotto le zuppe “principali” descritte; altre vengono citate o raccontate. Da precisare che in alcuni casi non si tratta di vere e proprie zuppe, ma come recita lo stesso titolo del libro: “Se non è zuppa, è pan bagnato”.

“Tale pubblicazione – ha scritto nella presentazione della ricerca Quirino Briganti, presidente dalla Compagnia dei Lepini – è unica nel suo genere perché analizza usi e costumi, storie ed aneddoti che tratteggiano uno spaccato di vita perduta nei secoli ma che riemerge in sapienti pietanze e in sapori d’altri tempi. Per parafrasare l’autore, il cibo è ricordo e quando mangiamo pietanze così peculiari degustiamo anche le storie che portano dentro”.

Le zuppe sono nate contro lo spreco, considerato in passato un vero e proprio orrore. Sono nate per non buttare via il pane raffermo. Ma anche per meglio sfruttare un alimento. Per esempio, la “bazzoffia” fu creata per utilizzare la “carciofella”, una via di mezzo tra il “cimarolo” e il carciofino. In pratica, non essendo possibile né cucinarla nei tradizionali modi perché non è più un carciofo né conservarla come avviene per carciofini, venne impiegata nella preparazione di questa zuppa, le cui origini sono contese da Sezze e Priverno. E tale contesa, così come altre dispute, caratterizza la storia di questi due paesi dei Monti Lepini. Se questa è una rivendicazione fatta da ambo le parti solo a parole, in quella fra la stessa Sezze e Roccagorga sulla “arrapagacornuti” o “rappracornuti” ci sono i fatti a parlare. E i fatti farebbero pendere la bilancia dalla parte di Roccagorga perché in passato, e per molti anni, i suoi abitanti hanno organizzato la “Sfilata dei cornuti” in cui venivano festeggiati i mariti traditi. E questa zuppa prende proprio il nome dal modo in cui questi mariti venivano “rabboniti”, “placati” dalle mogli. La zuppa di lenticchie di Ventotene invece è legata, per certi versi, al confinato politico. Probabilmente Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli festeggiarono il progetto del Movimento Federalista Europeo con una bella mangiata di tale zuppa. Mentre la zuppa di pesce custodisce un passato di miseria: a Terracina le massaie, quando il pescato, per un motivo o per un altro, scarseggiava, la preparavano con i sassolini che raccoglievano lungo la spiaggia. Infine la “panada friulana” e la zuppa di fagioli “alla veneta” testimoniano l’arrivo in Agro Pontino delle popolazioni dell’Altitalia ai tempi della Bonifica. Per ognuna delle diciotto zuppe, oltre a essere state abbinate a un vino del territorio, perlopiù ottenuto con uve di vitigni autoctoni, viene indicato l’olio con cui arricchirla a crudo. Gli oli scelti sono quasi tutti prodotti con olive della cultivar “itrana”, tipica dell’Agro Pontino. Oli dal fruttato medio-intenso, dal tipico sentore di pomodoro verde, con un equilibrio al gusto tra l’amaro e il piccante




MAENZA, IL READING DEI RACCONTI DI ROBERTO CAMPAGNA

 

L’incontro, in programma sabato pomeriggio alle 18.30, si terrà presso la Pizzeria “Nonna Orgilla”   

 

Nell’ambito della “Festa della caldarrosta e dell’olio d’oliva”, i giovani di Maenza leggeranno sabato pomeriggio, alle 18.30, presso la Pizzeria “Nonna Orgilla”, i racconti del libro “Il sapore dei ricordi” di Roberto Campagna.

L’incontro sarà presentato e moderato dallo storico Alessandro Pucci.

“Un racconto – ha affermato Pucci – tita l’altro come le nostre ‘cirase’, la rinomate ciliegie maenzane. Si tratta di un libro in cui Campagna dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, tutte le sue doti narrative. Il suo è un linguaggio alla portata di tutti, colloquiale, che cattura il lettore. Leggere questi racconti è anche un modo per riscoprire l’identità culturale del comprensorio lepino sul cui territorio diversi di tali racconti sono stati ambientati. Non solo, ma il libro contribuisce anche al marketing territoriale”.

Il libro

Tredici i racconti, il cui protagonista è sempre Flavio, che in pratica funge da filo conduttore tra passato e presente, tra realtà e nostalgia. È un libro che si nutre della tradizione della letteratura popolare e del racconto orale, dove Campagna mescola abilmente elementi pseudo-autobiografici con la sua inconfondibile voce narrativa. Flavio, il riflesso nostalgico dell’autore stesso, rivive attraverso gli occhi di Campagna luoghi, sapori e atmosfere che potrebbero essere altrimenti dimenticati o destinati a scomparire. I ricordi che permeano le pagine di questo libro sono evocati da odori e gusti sepolti nel tempo, e l’autore li trasmette con una verve narrativa frizzante e ironica. Campagna impasta le sue storie, usando lo stesso timbro scanzonato di un moderno Balzac e lo fa trasportando il lettore nel suo mondo di nostalgiche disillusioni politiche, di scorribande canagliesche, di scherzi e alambicchi giovanili, di ripicche e fughe e amorazzi scollacciati. Leggendo dunque il libro non si può non pensare a una tenerezza antica – ma come fa la tenerezza a non essere anche gioia rabbiosa per un tempo ormai perduto? – e soprattutto a una operazione di recupero sociale e culturale, a un “amarcord” che vuole farsi scatola magica, scrigno di ricordi, perché il vero miracolo dell’uomo è sapere di appartenere a un luogo e di portarselo sempre dentro. “Il sapore dei ricordi – sottolinea Pucci – non è solo una raccolta di storie: è un viaggio nella memoria di un autore che sa dipingere con le parole, mescolando ricordi personali con una finzione che brilla per la sua autenticità. È un libro che incanta e sorprende, lasciando un retrogusto persistente di emozioni e riflessioni sulla fugacità del tempo e sul potere immortale dei ricordi”.

La festa

Circa la “Festa della caldarrosta e dell’olio d’oliva”, si terrà a Piazza Santa Reparata a partire dalle 16 di sabato. In programma: degustazione di olio Evo, piatti preparati con le castagne e spettacolo musicale.




Una domenica con “IL SAPORE DEI RICORDI’ alla Secolare Fiera di San Michele di Sermoneta

Ogni racconto gira intorno a un piatto o a un prodotto tipico, il cui sapore è impresso nella memoria

Domenica 29 settembre ore 16:30 nello stand Convegni – Libri in Fiera

 

Domenica pomeriggio, “Libri in Fiera”, la rassegna letteraria sulle tradizioni del territorio diretta da Mauro Nasi all’interno della Secolare Fiera di San Michele di Sermoneta, proporrà la première del nuovo libro del giornalista e sociologo Roberto Campagna: “Il sapore dei ricordi” (Edizioni del Roveto).

Il libro

Tredici racconti il cui protagonista è sempre Flavio: per questo la raccolta di Campagna potrebbe essere considerata un romanzo e i singoli racconti i suoi capitoli. Ma differenza del romanzo, che ha una trama orizzontale, quella del racconto è verticale, va diritta alla meta, senza altre divagazioni letterarie.

 

Ogni racconto gira intorno a un piatto o a un prodotto tipico, il cui sapore è impresso nella memoria di Flavio. La letteratura popolare e in particolar modo il racconto orale, in questo libro, si coniugano insieme in uno squisito pamphlet di ricordi pseudo autobiografici.

Lo scrittore

Campagna è un vero scrittore “popolare”, se con popolare si intende il lascito che la memoria imprime nella tradizione del saper narrare, con ironia e arguzia, episodi in grado di sintetizzare una comunità e le proprie tradizioni, i sapori tipici e trasformarli in emozioni viventi, immortali.

 

I luoghi dei racconti di Campagna sono per lo più paesi dell’Agro Pontino, che tracciano l’anima e cristallizzano i ricordi, tra favola e cruda realtà, come ne “La strada” di Federico Fellini.

Negli occhi di Flavio, il protagonista, l’autore ripercorre luoghi, fatti e sapori passati, forse scomparsi o in via di sparizione, ma indelebili nel suo palato. I ricordi sono fatti di odori e gusti sopiti nel tempo e Campagna, con la sua verve narrativa frizzante e ironica – l’autore ha la capacità di scrivere una lingua corrente, colloquiale, senza risultare volgare – impasta le sue storie, usando lo stesso timbro scanzonato di un Balzac e lo fa trasportando il lettore nel suo mondo di nostalgiche disillusioni politiche, di scorribande canagliesche, di scherzi e alambicchi giovanili, di ripicche e fughe e amorazzi scollacciati.

Una tenerezza antica e soprattutto un’operazione di recupero sociale e culturale, un “amarcord” che vuole farsi scrigno di ricordi, perché il vero miracolo dell’uomo è sapere di appartenere ad un luogo e di portarselo sempre dentro.

Quando e dove

Domenica, alle 16:30 nello Stand Convegni – Libri in Fiera, oltre all’autore, interverranno Alessandro Pucci, storico; Claudio Marrucci, poeta e scrittore; Enzo Mercuri, già direttore scolastico; Quirino Briganti, presidente Compagnia dei Lepini. Modera Mauro Nasi, giornalista; letture a cura di Maria Borgese, attrice e danzatrice.




FUORI PORTA – IL ROMANZO  “LE STORIE NON VOLANO” DI ROBERTO CAMPAGNA APPRODA A ROCCAGORGA

 

 Il libro verrà presentato, nell’ambito del “Maggio dei Libri” organizzato dalla Compagnia dei Lepini, martedì 30 maggio, alle 18, nella Biblioteca comunale       

 

È il terzultimo appuntamento del “Maggio dei libri” organizzato dalla Compagnia dei Lepini.

Martedì 30 maggio, alle 18, presso la Biblioteca comunale di Roccagorga, sarà presentato il romanzo “Le storie non volano” di Roberto Campagna. Dopo i saluti di Carla Amici, sindaco di Roccagorga, e di Quirino Briganti, presidente della Compagnmia dei Lepini, interverranno Claudio Marrucci, poeta e scrittore, Chiara Mancini, scrittrice e blogger, e Antonio Veneziani poeta e saggista. Modererà l’incontro lo storico Alessandro Pucci; letture di Maria Borgese, attrice e danzatrice.

A detta di Briganti, questo romanzo “ci coinvolge dentro un’introspezione intimistica che tocca gli aspetti più reconditi dell’animo umano. La storia – continua –  si sviluppa in un continuo oscillare tra basso e alto, dove coesistono l’aridità dello spirito e la poetica della vita”.

IL ROMANZO

Il romanzo ha vinto il Premio speciale “Antica Pyrgos” per la poeticità della prosa.  Così come in altri suoi libri, Campagna, in “Le storie non volano” ricorre alla metanarrazione. In pratica, racconta fatti realmente accaduti mischiandoli con altri creati artatamente da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri.  Quattro i principali protagonisti del romanzo, che inizia nel 1985 e finisce nel 2010: tre maschi e una femmina. Nella narrazione si incrociano le vite di questi quattro personaggi, che sembrano determinati verso un destino già definito prima della loro nascita, che marchia indelebilmente la loro esistenza senza possibilità di riscatto. L’autore, attraverso efficaci flashback narrativi, ci mostra le loro personalità insieme alle debolezze e ai peculiari tratti caratteristici. Ne viene fuori un ritratto davvero originale nel contesto sociale e politico di un’antica comunità lepina, quella di Borgomanunzio. Fanno da sfondo le lotte politiche degli anni Ottanta, con strategie come quella del ‘compromesso storico’, che ebbe una forte ricaduta in una competizione elettorale di quegli anni. Le vite dei quattro protagonisti principali sono segnate dalla sfortuna atavica e le partite improbabili a briscola e tressette, che spesso non vedono né vinti né vincitori, sembrano sospese e sono la metafora delle loro stesse vite. Quello di Campagna  è un romanzo esistenzialista. Nelle sue pagine, oltre alla sfortuna, ci sono la depressione, la follia, il tradimento, la prostituzione, l’emarginazione, l’aborto e la morte. Ma anche l’amore, la solidarietà e la comprensione.

LA RASSEGNA

Tornando alla rassegna organizzata dalla Compagnia dei Lepini, il suo tema è “Il territorio si racconta”. “Gli scrittori, i libri e le letture – ha spiegato il presidente della Compagnia dei Lepini – sono i protagonisti assoluti delle presentazioni che spero possano contribuire a far conoscere la vivacità culturale ed editoriale presente sui Lepini. Il contributo di scrittori, amanti della letteratura e associazioni ha permesso di dare vita a un progetto che mette in rete la cultura in tutto il territorio. L’evento è stato possibile grazie alla sinergia con i Comuni e le biblioteche del territorio”. Direttore artistico della rassegna è lo scrittore Antonio Scarsella.




I DUECENTO AFORISMI DI ROBERTO CAMPAGNA

Il libro, dal titolo “Di bugie campano tutti”, verrà presentato domenica 2 aprile alle 18, a Sezze, nella sede dell’Associazione culturale La Macchia

Ad aprire la rassegna “La Macchia Letteraria” sarà, domenica 2 aprile alle 18, la raccolta di aforismi  “Di bugie campano tutti” di Roberto Campagna. Obiettivo di questa rassegna, organizzata dall’Associazione culturale  “La Macchia” di Sezze, è  portare in primo piano, come recita il sottotitolo della stessa, alcuni libri che meritano di essere posti all’attenzione del pubblico.

L’incontro, a cui, oltre all’autore, interverranno il presidente della Compagnia dei Lepini Quirino Briganti,  il poeta Antonio Veneziani, lo scrittore Claudio Marrucci e Rino Caputo, storico e critico della letteratura, si terrà a Sezze, presso la sede della stessa Associazione,  in via Melogrosso, 2 (ex Industria Dolciaria Di Giorgi Italo&C.).

L’attrice Maria Borgese e l’attore Pierluigi Polisena  leggeranno alcuni aforismi. “Di bugie campano tutti” è la seconda raccolta di aforismi di Roberto Campagna. La prima ne contava 185, questa 200.

“Si comincia pertanto a profilare – scrive nella nota introduttiva Gino Ruozzi – una confermata predilezione stilistica e un metodo riflessivo che prende corpo. Ragionare per aforismi richiede profondità e rapidità, uno sguardo acuto e insolito sulle cose della vita. Le parole, che sono poche, devono però racchiudere tanto, sia in termini di continuità e verifica dell’esperienza sia in fulmineità eloquente e riassuntiva”.

Come avevano compreso gli antichi, e come ha riportato Freud nel tempo moderno, il proverbio, la sentenza, il motto di spirito e lo stesso aforisma, rinunciano alla perfezione del periodo ampio, spesso ridondante, per esprimere, attraverso la via breve, il significato lungo e largo, nel tempo e nello spazio, delle cose del mondo. L’ operazione verbale che congegna il discorso corto si trasforma nell’azione vitale che congegna la sequenza della vita. Così come nella prima, in questa seconda raccolta  c’è tutto e il contrario di tutto: la saggezza popolare, spesso rischiosamente collimante col “senso comune”, e la distillazione faticosa della sintesi intellettuale, “filosofica”. Scrivere aforismi è impresa ardua perché occorre trovare e inventare ogni volta, nel giro di poche parole, un’affermazione illuminante e rivelatoria.

“Roberto Campagna  – sostiene Ruozzi – si è assunto  questo incarico morale  e terapeutico, in primo luogo  rivolto a sé stesso e poi alla società in cui vive e viviamo.  Senza inutili fronzoli e logoranti attese egli va subito al cuore dei problemi, cercando di denudarci delle maschere che così spesso amiamo indossare. I suoi aforismi sono minuscole lapidarie lezioni di vita, tanto più preziose perché contengono esperienze meditate e riscontrate di persona.  Il tutto condito di sagaci sali epigrammatici, divertenti giochi di parole, sorprendenti facezie linguistiche. Una lettura – conclude Ruozzi – piacevole, formativa e persino salutare”.

Infine, circa il disegno della copertina, è di Kiro, pittore di origine macedone. In particolare, le sue opere raccontano l’uomo, l’artista, l’esistenza colta nella pienezza della libertà e la saggezza di chi ha sempre seguito la necessità di esprimersi. Sono tele segnate dalla bellezza delle linee e delle forme, ampie pennellate che raccontano dell’essenza primordiale che dal nulla arriva al tutto e viceversa.

La “Macchia” è un’ associazione senza scopo di lucro,  che punta a promuovere il territorio mediante l’organizzazione di eventi culturali. In particolare, la cui “mission” è la riqualificazione del territorio a livello ambientale e culturale “facendo rete”. Obiettivo, questo, che punta a raggiungere “facendo rete” con  realtà locali e nazionali. Ecco perché ha lanciato il progetto “Evado” in cui, oltre a interventi nel campo del Terzo Settore, sono previsti scambi e collaborazioni con altre associazioni.

Roberto Campagna, sociologo, giornalista e scrittore, di mestiere fa il comunicatore. Direttore della rivista “Noi/Altri”, scrive per il quotidiano “Latina Oggi” e “Le Monde Diplomatique – Il Manifesto”. Tra i suoi libri: “Alle fontane – Storie di panni di paese” (racconto breve), “E così fu” (racconti), “101 filastrocche in fila per 1”, “A Via Fontana dell’Oro” (fiabe), “Il Palato della Memoria” (romanzo), “Meglio povero che poveraccio” (aforismi) e “Le storie non volano” (romanzo). L’ultimo suo libro è la raccolta di racconti “Amen – Miracoli, misteri e sacre vendette”.




MAENZA. PRESENTAZIONE DE “LE STORIE NON VOLANO”, ROMANZO DI ROBERTO CAMPAGNA

Organizzato dall’Associazione “La Macchia” di Sezze e dalla Compagnia dei Lepini , l’incontro si terrà sabato 24 settembre alle 18, presso il Castello Baronale      

 

È un romanzo esistenzialista. Nelle pagine de “Le storie non volano” di Roberto Campagna, oltre alla sfortuna, ci sono la depressione, la follia, il tradimento, la prostituzione, l’emarginazione, l’aborto e la morte. Ma anche l’amore, la solidarietà e la comprensione. In tali pagine, così riconoscibili nello stile, l’autore va oltre ciò a cui ha abituato i suoi lettori e lentamente, quasi senza rendersene conto, li spinge dentro i colori più cupi dell’animo umano, in un continuo oscillare tra basso e alto, aridità dello spirito e poetica della vita.

Verrà presentato nell’ambito della rassegna “Incontri letterari a castello”, sabato 24 settembre alle 18.00, a Maenza, nel Castello Baronale. L’incontro è organizzato dall’Associazione “La Macchia” di Sezze e dalla Compagnia dei Lepini.

Dopo i saluti di Claudio Sperduti e Dorina Risi rispettivamente sindaco e assessore alla cultura di Maenza, introdurrà l’incontro lo storico Alessandro Pucci. Interveranno Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini, e il poeta Antonio Veneziani. Dialogherà con l’autore lo storico Nino Cardone, mentre Maria Borgese, attrice e danzatrice, leggerà alcune pagine del romanzo.  Romanzo che ha vinto il Premio speciale “Antica Pyrgos” per la poeticità della prosa.

Così come in altri suoi libri, Campagna, in questo romanzo  (edizionicroce, pagg. 160, euro 15.00) ricorre alla metanarrazione. In pratica, racconta fatti realmente accaduti mischiandoli con altri creati artatamente da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri.

Quattro i principali protagonisti del racconto, che inizia nel 1985 e finisce nel 2010: tre maschi e una femmina. Più che amici, sono compagni di gioco a carte. Le loro vite sono segnate dalla sfiga e le partite interminabili a briscola e tressette, che spesso non vedono né vinti né vincitori, sono la metafora delle loro stesse vite. Nel quadro narrativo, a fare in qualche modo da cornice, ci sono altre partite: gli scontri elettorali di Borgomanuzio. È qui, in questo borgo medievale, che è incentrato il romanzo.

“L’idea iniziale – afferma l’autore – era quella di raccontare questi scontri elettorali, in particolare quello del rinnovo del Consiglio comunale dell’85, quando avvenne un incomprensibile ‘compromesso storico casereccio’. Ma rendendomi conto che, al di là delle lotte di partito, delle fazioni facinorose e dei tentativi di alleanze, il racconto sarebbe stato, oltre che striminzito, troppo asettico, pieno di numeri, liste e nomi, ho inventato le storie di questi quattro sfortunati personaggi. Quella degli scontri politici, dei canditati, dei rapporti fra i partiti, dei risultati elettorali e degli amministratori locali è diventata così la parte secondaria e storica del libro, a tratti romanzata”.

Ne “Le storie non volano” non è prevista redenzione per coloro che ne popolano il racconto. Le vite dei personaggi principali sembrano marchiate da un fato ineluttabile, pronto a stroncare sul nascere ogni velleità di riscatto o di fuga. I quattro amici seguiranno il destino che per loro è stato tracciato, vittime di una tragica catena di cause ed effetti, iniziata prima della loro nascita. Ognuno di loro ha lo stigma del perdente e tali li si considererebbe, se l’autore, attraverso emozionanti flashback, non ce li mostrasse in tutta la loro purezza di angeli caduti. In questo romanzo, per la prima volta, le parole, le frasi, le volute ripetizioni, che Campagna solitamente utilizza nei suoi scritti per costringere il lettore sul sentiero da lui mirabilmente tracciato, si trasformano in messaggio metalinguistico che travalica la razionalità.

 

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Presentazione del libro “A Morsi e Bocconi” – Alla scoperta dei cibi di strada di Roberto Campagna

Il 27 maggio, alle 17,30, “A morsi e bocconi”, l’ultimo libro di Roberto Campagna, verrà presentato a Sezze, presso l’ISSIS “Pacifici e De Magistris”. Il libro è il frutto di una ricerca realizzata nell’ambito del progetto “Convivium” della Compagnia dei Lepini.   

Secondo la Fao, quelli di strada sono cibi che vengono preparati e venduti in strada per l’appunto, nei mercati e nelle fiere da commercianti ambulanti. Ma si trovano ormai anche in alcuni locali come le paninoteche, le piadinerie o i pub, nei chioschi o, per esempio, nelle fraschette dei Castelli Romani. Sono, in pratica, tutti quei cibi che si possono mangiare senza posate.

Monti Lepini e l’Agro Pontino sono molto ricchi di questi cibi, a cui Roberto Campagna ha dedicato il libro “A morsi e bocconi”. Illustrato con foto di Alessandro di Norma, è frutto di una ricerca che lo stesso Campagna ha realizzato per conto della Cooperativa Utopia 2000 onlus nell’ambito del progetto “Convivium Monti Lepini – Simposi, mense, tavole, produzioni, protagonisti e saperi.

Storia, arte e culture enogastronomiche nel territorio lepino” della Compagnia dei Lepini. Verrà presentato a Sezze, venerdì 27 maggio, alle ore 17.300, presso l’ISSIS “Pacifici e De Magistris”.

Oltre allo stesso autore e ad Alessandro Di Norma, interverranno il sindaco di Sezze Lidano Lucidi, il dirigente dell’ISSIS Anna Giorgi, il presidente della Cooperativa Utopia 2000 onlus Massimiliano Porcelli, la giornalista Teresa Faticoni, lo storico Luigi Zaccheo e il responsabile dello Slow Food Travel Roberto Perticaroli.

Alla fine della presentazione, alcuni cibi raccontati nel libro verranno fatti degustare. In programma anche un assaggio di oli, di vini e di olive dell’Agro Pontino a cura del Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina) e della Strada del vino, dell’olio e dei sapori della provincia di Latina.

I cibi di strada hanno origini antichissime: si consumavano già all’epoca dei Greci e dei Romani. E fu proprio nell’antica Roma che si diffuse l’usanza di imbottire due fette di pane. E da allora il panino è diventato l’emblema di tale abitudine alimentare. Il nome di Panisperna, la via romana diventata famosa per il gruppo di giovani fisici italiani, che presso il Regio Istituto di Fisica dell’Università, assieme a Enrico Fermi, contribuirono alla scoperta dei neutroni lenti che permise di realizzare il primo reattore nucleare, pare che derivi da “panis et perna”, ossia pane e prosciutto, che i frati della Chiesa di San Lorenzo in Panisperna usavano offrire ai poveri il giorno della festa dello stesso santo. I cibi di strada sono diffusi in ogni zona d’Italia.

Il territorio lepino e della Provincia di Latina – ha scritto nella presentazione del libro Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini – oltre a possedere un ingente patrimonio artistico e naturalistico, ha dei cibi che suscitano suggestioni, profumi e sapori, espressione di un retaggio culturale millenario”.

Questo libro è un vero e proprio viaggio enogastronomico in questo territorio, le cui “tappe” sono ventotto.

“Il cibo – ha scritto Alessandro Di Norma nella nota fotografica – è storia, è rito, è tradizione, è insieme di gesti caratterizzati dalle abitudini che si perdono nei gangli della quotidianità più remote, ma trapelano, senza troppo fatica, anche in quella attuale, veloce ed effimera, legata alle contemporanee tecnologie di comunicazione. Fotografando il cibo si è dato vita a un racconto di sensazioni che ritornano, e restano, nella mente come radici secolari”.

I cibi che verranno fatti degustare, saranno preparati dagli studenti del corso serale dell’Alberghiero dell’ISISS “Pacifici e De Magistris”.

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ALLA SCOPERTA DEGLI AFORISMI DI ROBERTO CAMPAGNA

 

Il libro, dal titolo “”Di bugie campano tutti”, verrà presentato: sabato 21 maggio alle ore 18.00, a Norma, nella sede dell’Associazione culturale  Domusculta di Norma; venerdì 10 giugno alle 17.30, a Segni, nella Biblioteca comunale.   

A detta di Antonio Veneziani, poeta e saggista, “Di bugie campano tutti” è un gran bel libro, profondo e leggero, tagliente e smussato, e questi aforismi incidono fino a far uscire sangue e animo. Roberto Campagna, romanziere, giornalista e sociologo, si è assunto un compito ingrato: quello di vedere il mondo con una lente di ingrandimento e con poche parole raccontarcelo, lasciando il lettore perplesso, per un attimo, ma facendolo sempre emozionare e pensare”.

Il libro verrà presentato, sabato 21 maggio alle ore 18,00, a Norma, nella sede dell’Associazione culturale  “Domusculta”, e, venerdì 10 giugno alle 17,30, a Segni, nella Biblioteca comunale. Oltre all’autore e allo stesso Veneziani, interverranno Claudio Marrucci, scrittore e poeta, e Antonella Rizzo, poetessa, performer e giornalista.

GLI AFORISMI

L’aforisma,  dal greco aphorismos, è un genere letterario che annovera grandi autori da Karl Krauss, uno dei massimi scrittori del secolo passato (1874-1936), a Novalis, da Giacomo Leopardi a Guido Ceronetti… solo per citarne qualcuno.

È proprio Krauss a scrivere: «Uno che sa scrivere aforismi non dovrebbe disperdersi a fare dei saggi».

In particolare, l’aforisma è parente stretto della massima, della sentenza, ed è  vicino al proverbio. Capace di unire forma e contenuto, di cementare generale e parziale, è  dilettevole e piacevole al tempo stesso.

Tornando al libro, è la seconda  raccolta di aforismi di  Campagna: la prima ne contava 185, questa 200. E anche in questa seconda raccolta c’è tutto e il contrario di tutto: la saggezza popolare, spesso rischiosamente collimante col “senso comune”, e la distillazione faticosa della sintesi intellettuale, “filosofica”.

Scrivere aforismi è impresa ardua perché occorre trovare e inventare ogni volta, nel giro di poche parole, un’affermazione illuminante e rivelatoria.

“Roberto Campagna  – scrive Gino Ruozzi, docente di Letteratura italiana all’Università di Bologna – senza inutili fronzoli e logoranti attese va subito al cuore dei problemi, cercando di denudarci delle maschere che così spesso amiamo indossare. I suoi aforismi sono minuscole lapidarie lezioni di vita, tanto più preziose perché contengono esperienze meditate e riscontrate di persona.  Il tutto – conclude Ruozzi –  condito di sagaci sali epigrammatici, divertenti giochi di parole, sorprendenti facezie linguistiche”.

L’AUTORE

Roberto Campagna, sociologo, giornalista e scrittore, di mestiere fa il comunicatore. Direttore della rivista “Noi/Altri”, scrive per il quotidiano “Latina Oggi” e “Le Monde Diplomatique – Il Manifesto”. Tra i suoi libri: “Alle fontane – Storie di panni di paese” (racconto breve), “E così fu” (racconti), “101 filastrocche in fila per 1”, “A Via Fontana dell’Oro” (fiabe), “Il Palato della Memoria” (romanzo), “Meglio povero che poveraccio” (aforismi) e “Le storie non volano” (romanzo). Suoi racconti compaiono nelle antologie “Buon Anno e Felice Anno Nuovo”, “Sorridi Siamo a Roma” e “Del Sacro e Del Profano”. Infine, è un esperto di enogastronomia: diversi i libri che ha pubblicato su questo argomento.




Alla scoperta dei cibi di strada lepini e pontini

S’intitola “A morsi e bocconi” l’ultimo libro di Roberto Campagna. È il frutto di una ricerca realizzata nell’ambito del progetto “Convivium” della Compagnia dei Lepini.  

 

A detta di Roberto Campagna, scrittore e giornalista, quelli di strada sono tutti quei cibi che si possono mangiare senza posate… a morsi e bocconi. Così s’intitola il suo ultimo libro (Nuove Edizioni Aldine di Bevagna).

È un viaggio sui Lepini e in Agro Pontino alla scoperta di tali cibi. Il libro, illustrato con foto di Alessandro di Norma, è frutto di una ricerca che lo stesso Campagna ha realizzato per conto della Cooperativa Utopia 2000 onlus nell’ambito del progetto “Convivium Monti Lepini – Simposi, mense, tavole, produzioni, protagonisti e saperi. Storia, arte e culture enogastronomiche nel territorio lepino” della Compagnia dei Lepini.

l cibi di strada hanno origini antichissime: si consumavano già all’epoca dei Greci e dei Romani. E fu proprio nell’antica Roma che si diffuse l’usanza di imbottire due fette di pane. E da allora il panino è diventato l’emblema di tale abitudine alimentare. Il nome di Panisperna, la via romana diventata famosa per il gruppo di giovani fisici italiani, che presso il Regio Istituto di Fisica dell’Università, assieme a Enrico Fermi, contribuirono alla scoperta dei neutroni lenti che permise di realizzare il primo reattore nucleare, pare che derivi da “panis et perna”, ossia pane e prosciutto, che i frati della Chiesa di San Lorenzo in Panisperna usavano offrire ai poveri il giorno della festa dello stesso santo. E proprio pane e prosciutto è uno dei cibi di strada segnalati in questo libro. Due i prosciutti descritti: quello di Bassiano e il cotto di Cori. I cibi di strada sono diffusi in ogni zona d’Italia e i Monti Lepini e l’Agro Pontino ne sono molto ricchi.

“Il territorio lepino e della Provincia di Latina – ha scritto nella presentazione del libro Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini – oltre a possedere un ingente patrimonio artistico e naturalistico, ha dei cibi che suscitano suggestioni, profumi e sapori, espressione di un retaggio culturale millenario”.

Questo territorio, oltre ai prodotti di montagna, come per l’appunto i prosciutti di Bassiano e Cori, i salumi di bufala, i formaggi, le castagne e le olive, conta anche prodotti ittici e ortaggi. Circa questi ultimi, i fiori di zucca fritti, i cocomeri a fette e i carciofi fritti dorati sono altre tre delle ventotto “tappe” di questo gustoso viaggio gastronomico. Viaggio che all’arte bianca, in particolare ai dolci, riserva uno spazio di tutto rispetto. A proposito di dolci, sono stati riportati soltanto i più significativi, con una storia dietro, quelli che identificano il luogo dove nascono. Sono state invece tralasciate le pizze, i gelati e certi fritti come i supplì, le crocchette, i filetti di baccalà e la mozzarella in carrozza, perché non rappresentano il territorio: si trovano dappertutto.

“Il cibo – ha scritto Alessandro Di Norma nella nota fotografica – è storia, è rito, è tradizione, è insieme di gesti caratterizzati dalle abitudini che si perdono nei gangli della quotidianità più remote, ma trapelano, senza troppo fatica, anche in quella attuale, veloce ed effimera, legata alle contemporanee tecnologie di comunicazione. Fotografando il cibo si è dato vita a un racconto di sensazioni che ritornano, e restano, nella mente come radici secolari”.

Secondo la Fao, quelli di strada sono cibi che vengono preparati e venduti in strada per l’appunto, nei mercati e nelle fiere da commercianti ambulanti. Ma si trovano ormai anche in alcuni locali come le paninoteche, le piadinerie o i pub, nei chioschi o, per esempio, nelle fraschette dei Castelli Romani.