Fiera del libro a Roma, quest’anno si parla di libertà

Dal 4 all’8 dicembre 2021 la Nuvola dell’Eur di Roma ospiterà la ventesima edizione di “Più libri più liberi“, manifestazione della piccola e media editoria il cui tema quest’anno  è ‘La libertà’, tema fondamentale soprattutto oggi, in una fase di rinascita in cui la letteratura assume un ruolo di liberazione individuale e collettiva. Tornano  scrittrici e scrittori da ogni parte del mondo, con tanti contributi sulla libertà, come quella di stampa e di espressione e l’impegno per i diritti civili e politici. Tanti gli stand,  incontri  e letture. Tra gli ospiti: Zerocalcare, Jonathan Safran Foer, Alessandro Baricco, Roberto Saviano,  e Chiara Valerio. L’iniziativa è sostenuta, tra gli altri, da Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura, Regione Lazio, Roma Capitale,  Camera di Commercio di Roma,  con il contributo della  Società italiana degli autori ed editori e di Bnl Gruppo Bnp Paribas. È realizzata in collaborazione con Istituzione Biblioteche di Roma,  Main Media Partnership di Rai. L’evento verrà anticipato da due appuntamenti romani: il 19  e il 20 novembre con David Grossman e Jonathan Safran Foer. Il 19 al Maxxi  (ore 18)  David Grossman parlerà con Marino Sinibaldi  di come i libri lo hanno “liberato” e del ruolo della letteratura per superare paure e differenze (prenotazioni via mail a eventi@plpl.it). Il 20 novembre, all’Auditorium della Nuvola, Jonathan Safran Foer incontrerà gli studenti per raccontare anche lui dei libri che hanno contribuito a formarlo e di come abbiano influenzato le sue idee e la sua produzione letteraria. Il manifesto dell’evento è firmato dall’illustratore e fumettista Lorenzo Mattotti che ha messo la nuvola al centro dell’immagine,  trasformandola in una mongolfiera assieme a due lettori, richiamando così il potere della letterature come strumento per raggiungere gli enormi orizzonti della fantasia. Il programma completo di “Più libri più liberi“, curato da Silvia Barbagallo, è disponibile sul sito https://plpl.it/. Per rimanere in tema di libri segnalo la campagna  di promozione nazionale della lettura “#ioleggoperché” dell’Associazione italiana editori, che dal 20 al 28 novembre 2021 raccoglierà i libri che ciascuno di noi può acquistare nelle librerie aderenti per farne dono alle scuole. L’obiettivo è quello di incentivare l’abitudine degli studenti alla lettura, attraverso il ‘rinforzo’ delle biblioteche scolastiche (https://www.ioleggoperche.it/).




Diari dal carcere di Sepideh Gholian edito da Gaspari Editore

Giovane giornalista freelance iraniana in carcere dal 2018 per difendere i diritti dei lavoratori

 

Ci sono voci che hanno bisogno di essere urlate così da oltrepassare le sbarre di un carcere, varcare i confini iraniani e irrompere nelle case, nelle teste, nell’animo e nei cuori di chi legge.

Leggere Diari dal carcere è prendere il testimone e trasformarsi nella voce di Sepideh Gholian perché a lei e alle altre detenute, è stata tolta anche la forza di urlare:

Ci picchiano da mezzogiorno alle 10 di sera. Temo che non resterò in vita. Dire che sono terrorizzata non basta davvero a esprimere ciò che provo. Sento qualcosa di caldo fuoriuscire dal mio corpo. Resto completamente muta, persino quando mi picchiano non riesco neppure a gemere.

Sepideh Gholian è una giornalista freelance iraniana arrestata nel 2018 perché ha documentato la mobilitazione del sindacato dei lavoratori della raffineria di zucchero Haft Tappeh. È stata detenuta in varie prigioni iraniane, tra cui quella tristemente famosa di Evin, ed ora sta scontando una pena detentiva nel carcere di Bushehr. Nel 2020, approfittando di un periodo di libertà provvisoria, è riuscita a far pubblicare questi diari dal carcere. Per la pubblicazione di questo volume è sotto processo per “diffusione di propaganda e falsità”.

Diari dal carcere raccogliere stralci, sensazioni, brevi descrizioni, illustrazioni e testimonianze di altre donne, di altri dolori, di torture, di morte. È la storia di Sahba, Khulud, Maryam Hamadi, Somayeh Hardani, Zohra Hosseini, Makieh Nisi, Elahe Darvishi, Amineh Zaheri Sari, Sakineh Saguri, Masumeh Saidavi. Donne dai nomi inpronunciabili, alcune morte per impiccagione mentre altre sono in attesa di scontare lunghi anni di detenzione. Sono giovani, giovanissime. Alcune partoriscono in carcere e, in automatico, anche il proprio figlio viene accusato del medesimo reato della madre.

È un volume che trascina negli odori, nella solitudine, nella follia di un regime cieco e totalitario che priva della libertà ma anche della forza di volontà di combattere. Donne private della loro vita e senza alcun futuro.

Ormai, non fa più differenza che una persona sia in prigione oppure no, il solo fatto di vivere in Iran ci rende prigionieri.

Una nazione dove la condizione di inferiorità e sottomissione della donna è una consuetudine perché educate a quello sguardo verso terra, a quel capo chino, a quella continua e peritura tortura psicologica che non lascia via di scampo.

Una nazione intrisa dalla cultura sull’inferiorità delle donne che avvilisce e incupisce al punto da lasciar sognare a Sepideh di quando era a casa, libera, e i suoi fratelli la picchiavano senza alcun motivo, così, di punto in bianco, e di come quelle percosse fossero così forti da farle perdere i sensi.

Una nazione in cui una donna non si libera da quello stato psicologico di sottomissione neanche in punto di morte:

Ogni detenuta donna porta sempre la tortura con sé come un macigno sulle spalle. Ma nel caso di una donna araba detenuta, è come se venisse annichilita sotto la tortura. Emaciata e insanguinata, trascina la tortura con sé attraverso i corridoi del centro di detenzione; persino in punto di morte la tormenta il senso di colpa: che non le fuoriescano i capelli da sotto il velo!

 

Leggere Diari dal carcere non è piacevole perché non è finzione; leggere è quasi un dovere perché è farsi carico del loro silenzio e amplificarlo; leggere Diari dal carcere è dare voce a chi non ha più voce.

 

 

Diari dal carcere è una iniziativa dall’associazione Librerie in Comune di Udine e del festival vicino/lontano, con il patrocinio di Amnesty International Italia e sostenuto da una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ideaginger.it.

Il ricavato della vendita del libro è destinato a coprire le spese legali di Sepideh Gholian e una quota sarà destinata a Amensty International.

Diari dal carcere è pubblicato in prima edizione mondiale da Gaspari Editore ed è un libro che lascia il segno.

 

Gaspari Editore




I Cocktail d’Avanguardia dei Castelli Romani

Cocktail d’Avanguardia: un nuovo modo di fare cultura ai Castelli Romani si inaugura il 26 ottobre con Francesco Giubilei

La testata giornalistica web Meta Magazine (www.metamagazine.it), e Meta Promotion, presentano i Cocktail d’Avanguardia: un nuovo modo di fare cultura ai Castelli Romani. Appuntamento periodico con storie e personaggi della contemporaneità, raccontati secondo un punto di vista generazionale, attraverso il quale vivere ed interpretare la società in movimento.

Il primo appuntamento con questo spazio di sperimentazione culturale, è fissato per martedì 26 Ottobre alle ore 18:00, nell’inconfondibile location della Quintessa, noto locale di tendenza sulle rive del lago Albano, che ospiterà tutti gli incontri nelle sue sale di via Spiaggia del Lago 20 a Castel Gandolfo.

 

 

Protagonista del primo incontro sarà Francesco Giubilei: editore e scrittore, già inserito dalla prestigiosa rivista Forbes tra i 100 giovani più influenti d’Italia, che presenterà e discuterà il suo ultimo libro: “Conservare la Natura – Perché l’ambiente è un tema caro alla destra ed ai conservatori”.

 

 

COMUNICATO STAMPA




Tre giorni a Berlino di Christine de Mazières

Il Muro di Berlino attraverso gli occhi dei berlinesi dell’Est

Tre giorni a Berlino è l’esordio letterario di Christine de Maziéres pubblicato in Francia nel 2019 in occasione dell’anniversario dei 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino e pubblicato in Italia nel settembre del 2021 grazie alla casa editrice Edizioni Clichy.

Nei Tre giorni a Berlino si vivono, attraverso le voci di diversi protagonisti, le emozioni, lo stupore e le speranze della notte del 9 novembre 1989 quando, nel corso della conferenza stampa, il funzionario Schabowski, del Partito Socialista Unificato della Germania nella Repubblica Democratica Tedesca, annuncia, per errore, la possibilità per tutti di attraversare liberamente il confine, dando il via alla pacifica caduta del Muro di Berlino.

Il primo narratore è Cassiel, l’angelo protagonista del film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, che apre il romanzo con un incipit incisivo:

«Arrivano a piccoli gruppi, silenziosi, come se andassero a spasso, mani in tasca, facendo finta di niente. Affluiscono da tutte le direzioni verso il posto di confine di Bornholmer Strasse, curiosi ma un po’ timorosi»

Timorosi perché nessuno si aspettava un “tana libera tutti”, nessun cittadino da quella parte del muro era davvero pronto ad un evento del genere. La situazione era cambiata con l’arrivo di Gorbačëv al Cremlino e l’avvio delle riforme della perestrojka; si respirava un’aria di cambiamento ma nessun berlinese dell’Est poteva immaginare che quel momento tanto desiderato potesse capitare così, all’improvviso e addirittura con un messaggio lanciato dalla televisione.

Tre giorni a Berlino è un romanzo corale. Abbiamo Anna, una giovane francese innamorata di Berlino e della lingua tedesca; c’è Micha, figlio di un membro del Comitato centrale al quale hanno da sempre rifiutato qualsiasi domanda di espatrio; c’è Tobias, scomparso nel mare nel tentativo di attraversarlo a nuoto per fuggire e poi c’è Lorenz, Hanno, Niklas e c’è lo stesso Schabowski e tanti altri.

Le loro voci delicate sembrano prendere per mano il lettore per condurli dall’altra parte, nei loro sogni, in quella speranza di trovare oltre quel muro che li protegge dal mondo capitalista, uno stile di vita che possa ridare un senso e un significato alla vita stessa.

Sono uomini nati da quella parte del muro «Al sogno di un socialismo dal volto umano ci avevamo creduto, i miei amici e io» fino a quando, crescendo, hanno iniziato a ricevere informazioni, a vedere le scene della primavera di Praga, a iniziare a dubitare, a percepire in modo diverso quel mondo imperialista dal quale doveva difendersi.

«Visto che la ribellione aperta era un suicidio, molti si sono immersi in quella che abbiamo finito per chiamare l’emigrazione interiore; ciascuno si ritirava nella sua bolla, nella sua nicchia. Si leggeva, si faceva musica, ci si disinteressava della collettività»

Quello che amo di più nei libri è proprio quel condurmi in periodi storici, luoghi e emozioni che, in una sola vita, nessuno di noi potrebbe mai sperimentare. Entrare nelle pagine di Tre giorni a Berlino è vivere le stesse palpitazioni, quel medesimo senso di fratellanza e di gioia sconfinata che si è respirato a Berlino la notte di quel 9 novembre di più di trent’anni fa, quando per la prima volta Berlino divenne un’unica grande città, e cittadini sconosciuti si sono stretti l’uno all’altro finalmente liberi di muoversi senza controlli.

Ma, nello stesso tempo, Tre giorni a Berlino, è sentire tutte le paure che i berlinesi dell’est hanno vissuto per decenni, è percepire tra le righe cosa significhi non essere liberi, non potersi muovere e agire ed essere sempre sotto controllo, senza via d’uscita e senza possibilità di fuga.

 

Tre giorni a Berlino merita di essere letto perché il passato non va mai dimenticato.

 




Nel quartiere Monti a Roma si inaugura la Libreria Panisperna 220

Ora una libreria c’è

 

In un periodo in cui siamo abituati a vedere le saracinesche dei negozi chiudere, vedere chi ha l’audacia di andare controcorrente e aprire i battenti fa sicuramente notizia.

Un grande plauso a Masud Kia, direttore del nuovo spazio culturale Libreria Panisperna 220 che ha inaugurato venerdì 8 ottobre con un orario no-stop dalle 10 alle 23, per far capire, fin dalle prime battute, cose vuole dire creare un luogo di condivisione e di inclusione.

 

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«Ora una libreria c’è» recita la bandiera esterna perché l’esigenza di avere luoghi dove incontrarsi, dove poter dialogare con il libraio, dove poter essere consigliato e indirizzato verso la lettura di un libro è una vera e proprio missione che ogni lettore anela di incontrare e che le grandi catene di distribuzione, purtroppo, hanno diminuito sempre più lasciando il lettore solo soletto tra una moltitudine di libri.

L’idea di Libreria Panisperna 200 rientra in un progetto ancora più grande e ambiziosa. Parliamo del progetto delle Librerie Scatenate. Attualmente ne sono state aperte già sei in diverse zone d’Italia:

Libreria Ultima Spiaggia a Ventotene e Camogli
L’Amico Ritrovato e L’Amico Immaginario a Genova
Libreria Centofiori a Milano
Nutrimenti Bookshop a Procida

 

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L’idea di fondo del progetto delle Librerie Scatenate è molto semplice e si basa sul principio che un libro migliora la qualità della vita, genera benessere e, tra i beni di consumo di tipo culturale, rappresenta il più diffuso e economico, capace di creare crescita personale, e relazioni sia personali che sociali.

 

Dalla pagina Facebook si legge:

«Sei meravigliose librerie nate in momenti diversi, da diverse esperienze editoriali, commerciali e territoriali e con diversi assetti societari che si sono ritrovate negli anni accomunate dalla stessa visione:

– la centralità della figura del libraio altamente specializzato;
– l’assoluta autonomia di ciascun punto vendita;
– l’esigenza di garantire sempre la bibliodiversità, differenza e pluralismo, senza cedere all’omologazione commerciale»

 

Come non essere d’accordo con questo pensiero?

Ben vengano le librerie indipendenti, la loro libertà di scegliere di promuovere e far conoscere le piccole e medie case editrici, di dare spazio agli autori esordienti, di creare un tessuto sociale diverso divenendo un luogo di incontro, un punto certo del quartiere. Un luogo dove i libri non siano solo degli oggetti su delle mensole.

Anche gli orari che propongono fanno capire come si voglia andare incontro al lettore. Orario continuato dalle 10 alle 20 e, per due giorni la settimana, libreria aperta fino alle 23. Perfetto per poter passeggiare nelle viuzze di Monti per poi infilarsi con stupore tra le copertine dei libri, scoprire autori sconosciuti e fare due chiacchiere con il libraio come se fosse un amico.

Perché un libro è un amico, sempre!

 

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Libreria Panisperna 220
Via Panisperna 220 – Tel. 06 88372870

Lunedì martedì e mercoledì 10 – 10
Giovedì’ e venerdì ore 10 – 23
Sabato 10 – 20
Domenica chiuso




America non torna più di Giulio Perrone

Romanzo autobiografico sul doloroso rapporto tra padre e figlio pubblicato da HarperCollins

 

America non torna più è il nuovo romanzo di Giulio Perrone, editore dell’omonima casa editrice romana fondata nel 2005, pubblicato da HarperCollins e in tutte le librerie dal 16 settembre.

È un romanzo intimo e doloroso dove l’amore mai dichiarato in modo esplicito e le diverse aspettative e prospettive sulla vita tra Giulio e Giampiero, il padre,  creano un profondo e lacerante strappo al figlio che si acuisce nel momento in cui è costretto ad affrontare la lunga malattia e  infine morte.

Detto così può apparire una trama scontata invece America non torna più ha una forza dirompente nuova sia per lo stile intimistico che per le frasi secche e prive di fronzoli che non tentano di addolcire e intenerire il lettore ma, al contrario, lo prendono per mano per condurlo nel dialogo personale e profondo di un uomo.

 

Giulio Perrone riesce a denudarsi offrendo un romanzo inteso. Perché non si sceglie un padre. È quello. E non puoi fare altro che accettarlo anche se condiziona le tue scelte, ti indica la strada, ti costringe giorno dopo giorno a seguire i propri sogni e non quelli che senti preponderanti dentro di te. Una convivenza obbligata che crea uno scontro che si prolunga nel tempo, come un’abitudine, un modo di essere, uno stile di vita,  fino a quando ciò che non vorresti mai arriva improvvisa: una malattia con un finale inevitabile e allora ecco che torni con i ricordi a rubare piccoli momenti che avresti potuto vivere diversamente, silenzi che avresti potuto colmare, assenze che avresti potuto distillare.

«Ma per l’ennesima volta sento che sto dando ragione a mio padre e alle scelte fatte per accontentarlo.
Nella vita mi sono fermato sempre un passo prima del conflitto.»

America non torna più mette a nudo, con uno stile coraggioso, i pensieri intimi di un uomo.  È una delicata storia d’amore, un amore mai dichiarato apertamente che evidenzia una difficoltà, molto maschile, di esternare e di esprimere i sentimenti. Nei momenti di massimo dolore e rabbia Giulio reagisce con azioni di forte impatto come scaraventare la bottiglia di vino per terra o sfogarsi con un atto sessuale proprio nella stanza accanto al padre morente. Azioni che contrastano con la delicatezza del ritmo intimistico di Giulio Perrone ma che sono espliciti elementi del rovente dramma interiore.

«Siamo soli, ai due lati della stanza.
E stavolta non c’è soluzione.
Resta il silenzio che non hai la forza, la voglia, il desiderio di interpretare neanche tu.»

America non torna più, un padre e un figlio e il loro amore silenzioso, fatto di piccoli gesti, di sguardi rubati, a volte più di scontri che di incontri, che sbatte improvviso con la ineluttabilità della vita, nel suo scorrere lento verso la fine, una fine che arriva davvero perché «Siamo destinati a disperderci anche nella testa di chi ci ha amati»

E allora ecco che il ricordo che custodiamo delle persone care diventa il vero protagonista di questo romanzo aprendo una visione molto più ampia del semplice rapporto padre/figlio.

«Ricordi come possibili raccolte di ricordi.»

Un tema che mi ha piacevolmente ricordato Javier Marìas ne Gli innamoramenti e Due vite del premio Strega 2021 Emanuele Trevi quando dichiara: «Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene

America non torna più è un’autobiografia audace e coraggiosa che merita di essere letta e riletta.




Enigmi in camicia nera – edito da La Torre dei Venti

Tredici racconti ambientati nel Ventennio fascista

 

Enigmi in camicia nera. Tredici racconti curato da Daniele Cambiaso e Angelo Marenzana è pubblicato dalla casa editrice milanese La Torre dei Venti e ha come comune denominatore, l’ambientazione dei propri racconti nel periodo storico fascista.

Sul risvolto di copertina si legge come “Il dopoguerra ha visto le pagine della saggistica farla da padrona per sviscerare e raccontare la storia del regime e gli effetti nefasti della guerra” e, considerando come le pubblicazioni del ventennio fascista passassero tutte per una accurata censura togliendo, a noi posteri, l’occasione di leggere la quotidianità di quel periodo, si comprende come un raccolta di racconti come Enigmi in camicia nera possa colmare quel vuoto temporale.

 

 

Tutti e tredici i racconti ambientano trame e personaggi nel ventennio fascista sia nel territorio italiano che nelle colonie conquistate o nella realtà delle ambasciate all’estero. Non si parla mai direttamente del fascismo come pensiero politico e regime totalitario, bensì viene utilizzato come il palcoscenico dove dare vita ai diversi protagonisti con le loro avventure e disavventure.

Gli autori dei racconti, le cui biografie sono saggiamente inserite a fine testo, sono firme autorevoli del panorama italiano e inseriscono, spesso, avvenimenti realmente accaduti per dare vita a brevi racconti che rientrano perfettamente nel genere letterario del giallo, ricchi di suspence, indagini, investigazioni e alta tensione mantenendo ben alta l’attenzione del lettore.

Chi come me ha avuto modo di ascoltare, da genitori e nonni, aneddoti e ricordi di quel periodo storico, riconosce in lontananza nelle atmosfere di Enigmi in camicia nera, quella patina latente ma sempre presente di paura, quello stile di vita sempre con un’occhio aperto e uno chiuso, quella calma e quell’ordine da mantenere in superficie mentre dentro si andava alimentando un prurito sempre più esigente di scuotersi e di liberarsi.

Enigmi in camicia nera è un libro che consiglio perché, per guardare avanti con ottimismo e speranza, è necessario non dimenticare mai cosa si è vissuto in passato.

 

Ecco l’elenco alfabetico degli autori de Enigmi in camicia nera
Giorgio Ballario
Fiorella Borin
Daniele Cambiaso
Rino Casazza
Armando d’Amaro
Emanuele Delmiglio
Leonardo Gori
Giulio Leoni
Enrico Luceri
Angelo Marenzana
Lapo Sagramoso
Laura Segnalati
Flavio Villani




FUORI PORTE – NORMA. PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ROBERTO CAMPAGNA

Organizzato dall’Associazione culturale Domusculta, l’incontro si terrà sabato 18 settembre alle 18, presso Piazza delle Stelle

 

Secondo Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini: “Questo romanzo di Roberto Campagna ci coinvolge dentro un’introspezione intimistica che tocca gli aspetti più reconditi dell’animo umano. La storia si sviluppa in un continuo oscillare tra basso e alto, dove coesistono l’aridità dello spirito e la poetica della vita”.

Il libro verrà presentato, sabato 18 agosto alle 18, a Norma, presso Piazza delle Stelle-Via della Liberazione. All’incontro, organizzato dalla Domusculta, con il patrocinio del Comune di Norma e della Compagnia dei Lepini, oltre all’autore, interverranno: Gianfranco Tessitore, sindaco di Norma, Agostina Iacomini, presidente della Domusculta, Giuseppe Onorati, storico, Chiara Mancini, scrittrice e Antonio Veneziani, poeta e saggista. Letture di Maria Borgese, attrice e danzatrice. I

l libro ha vinto il Premio speciale “Antica Pyrgos” per la poeticità della prosa. Così come in altri suoi libri, Campagna, in “Le storie non volano” ricorre alla metanarrazione. In pratica, racconta fatti realmente accaduti mischiandoli con altri creati artatamente da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri. Quattro i principali protagonisti del racconto, che inizia nel 1985 e finisce nel 2010: tre maschi e una femmina.

“Nella narrazione – precisa Briganti – si incrociano le vite dei personaggi principali che sembrano determinati verso un destino già definito prima della loro nascita, che marchia indelebilmente la loro esistenza senza possibilità di riscatto. L’autore, attraverso efficaci flashback narrativi, ci mostra le loro personalità insieme alle debolezze e ai peculiari tratti caratteristici. Ne viene fuori un ritratto davvero originale nel contesto sociale e politico di un’antica comunità lepina, quella di ‘Borgomanunzio’. Fanno da sfondo le lotte politiche degli anni Ottanta, con strategie come quella del ‘compromesso storico’, che ebbe una forte ricaduta in una competizione elettorale di quegli anni. Le vite dei protagonisti – conclude in presidente della Compagnia dei Lepini – sono segnate dalla sfortuna atavica e le partite improbabili a briscola e tressette, che spesso non vedono né vinti né vincitori, sembrano sospese e sono la metafora delle loro stesse vite”.

Quello di Campagna è un romanzo esistenzialista. Nelle sue pagine, oltre alla sfortuna, ci sono la depressione, la follia, il tradimento, la prostituzione, l’emarginazione, l’aborto e la morte. Ma anche l’amore, la solidarietà e la comprensione. “I protagonisti – sostiene la poetessa Antonella Rizzo – hanno vite apparentemente predestinate ma nel loro piccolo raggio d’azione si consumano grandi guerre, in bilico tra quotidianità ed eccezionalità. Si potrebbe dire che Campagna è l’esponente di un positivismo contemporaneo che ricorda l’essenzialità dei sentimenti, favorisce la coscienza storica, ricuce l’atto politico al canovaccio della coscienza”.

lL’ASSOCIAZIONE

Fondata nel 1983, la Domusculta di Norma è però un’associazione culturale operante già dal 1977. Apartitica e aconfessionale, è aperta a tutti coloro che vogliono sviluppare la propria umanità (Art. 1 dello Statuto), ispirantesi ai principi di “Unione Coscienza” di Milano fondata da Tullio Castellani. Nella sua quarantennale attività realizza corsi di ricerca in vari linguaggi, svolge programmi culturali nelle scuole di Norma, organizza il “Premio letterario dialettale” e la “Serata del dialetto lepino”. Ha avviato una “Scuola di Ricamo” e in passato ha organizzato attività teatrali per adulti, ragazzi e bambini. Ha sede nel cinquecentesco “Palazzo Caetani”, situato nel centro storico di Norma.




Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo

Prima scrittrice afro-discendente a vincere il Booker Prize nel 2019 insieme a Margaret Atwood

Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo è un romanzo uscito a novembre 2020 per Edizioni Sur.

Raccoglie la storia di dodici donne nere che vivono una Londra frenetica, caotica e conservatrice. È sostanzialmente, un romanzo che, attraverso una scrittura che gratta via ogni inutile orpello, raggiunge l’anima intima di ogni protagonista mettendo a nudo le proprie origini, le proprie tendenze sessuali, le proprie sventure per innalzare ogni personaggio a puro e essenziale essere umano.

Un tipo di scrittura che già di suo dichiara di voler superare i limiti racchiusi nella scrittura stessa abolendo la punteggiatura e utilizzando i capoversi come vessilli poetici creando un flusso narrativo coinvolgente e sconvolgendo. Impossibile perderne il ritmo. Si viene completamente trasportati dalla forza della prosa e ciascun personaggio diventa, per quel capitolo, protagonista unico e insostituibile.

Dodici donne diverse per età, status culturale, classe sociale, orientamento sessuale e origini ma che riescono ad essere donne libere perché cariche della ricchezza di sentirsi, a prescindere dal proprio retaggio, esseri umani.

“devi trovare le persone che hanno voglia di diventare tue amiche, anche fossero tutte persone bianche”

Amma, Yazz, Dominique, Carole, Bummi, LaTisha, Shirley, Winsome, Penelope, Megan/Morgan, Hattie, Grace sono donne con il fuoco dentro e determinate a superare i propri limiti, a sfidare i preconcetti, ad abbattere i muri. Sono donne capaci di andare avanti, nonostante tutto e tutti.

La storia di ciascuna di loro si interseca con quella delle altre, a volte in grado di parentela, a volte legate da un senso di amicizia intensa, a volte solo per essere una la docente e l’altra la discente, ma, fondamentalmente, l’intreccio che le sostiene e le accomuna è quello spirito guerriero di esseri umani liberi.

Sono donne consapevoli dei propri difetti, delle proprie mancanze, con tutte le paure e le loro incoerenze che, grazie alla bravura della Evaristo, affrontano tematiche attualissime come l’orientamento di genere, la violenza di gruppo, il bullismo, il razzismo e la povertà.

Sono dodici donne cariche della consapevolezza a non lasciarsi abbattere e ricche di un’energia straordinaria così contagiosa per i lettori, al punto che non è possibile leggere Ragazza, donna, altro e non provare uno struggente senso di sorellanza e, ahimè, di nostalgia quando si giunge alla fine.

Consigliatissimo.

 

nessuno raccontava a gran voce di essere cresciuto in una palazzina di trenta e passa piani delle case popolari, con una madre vedova che lavorava come donna delle pulizie

nessuno raccontava a gran voce di non essere mai andato in vacanza in vita sua, neanche una volta

nessuno raccontava a gran voce di non aver mai preso un aereo, visto uno spettacolo a teatro o il mare, o mangiato in un ristorante, di  quelli con i camerieri

nessuno raccontava a gran voce di sentirsi troppo bruttoscemograssopovero o semplicemente fuori luogo, fuori contesto, un pesce fuor d’acqua

nessuno raccontava a gran voce di aver subito uno stupro di gruppo a tredici anni e mezzo




Afganistan: mille volti di una terra raccontata da Khaled Hosseini

Tre romanzi per conoscere un popolo e le sue tradizioni millenarie

 

Questo agosto 2021 sarà sicuramente ricordato anche per la caduta di Kabul, la capitale dell’Afganistan, per la presa del potere dei talebani e per le immagini terribili che abbiamo visto scorrere sui telegiornali, sui diversi canali social e per quello stato di impotenza e sgomento che abbiamo vissuto mentre trascorriamo sotto l’ombrellone o in montagna, la nostra pausa estiva.

Troppo spesso non ci rendiamo conto di quale fortuna sia essere nati in luogo dove la libertà dell’individuo sia sancita a chiare lettere nella Costituzione e, tralasciando le diverse parentesi che potrebbero aprirsi con questa mia dichiarazione, per la rubrica dei libri della settimana, ho pensato fosse giusto onorare un popolo con la proposta di lettura di tre libri dello scrittore afgano Khaled Hosseini.

Il cacciatore di aquiloni, sicuramente ne avrete sentito parlare e, se non avete letto il libro, magari avrete visto la versione cinematografica uscita nel 2007.

Gli altri due suoi libri sono Mille splendidi soli, del 2007 e E l’eco rispose del 2013.

 

 

Ne Mille splendidi soli, le protagoniste sono Mariam e Laila, due figure femminili diverse per nascita ma che il destino farà incontrare e dove l’amicizia e l’amore diverrà salvezza.

In E l’eco rispose l’Afganistan è raccontato attraverso la storia di due bambini legatissimi che non vogliono separarsi. Attraverso il romanzo Hosseini mette in risalto la profondità del loro rapporto e la forza del loro sentimento.

Ma, a prescindere da quale dei tre romanzi vogliate iniziare a scoprire l’Afganistan, nelle parole di Hosseini resta sempre vivido e ben impresso l’amore per la sua terra, per le sue tradizioni e la storia millenaria che traspare da ogni volto, da ogni gesto e da ogni scelta.

È sicuramente una ben piccola cosa sentirsi vicini a un popolo leggendo solo dei libri ma è proprio curiosando tra le pagine di questi libri che si entra in contatto con un popolo, con le sue tradizioni, con la miseria, con la guerra e con le terribili conseguenze che tutto ciò apporta alla vita dei singoli individui e ai loro destini.

Ferma restando che la guerra, ovunque sia, è di per sé inutile e vana.




Caffè Babilonia di Marsha Mehran

Romanzo su integrazione e cucina medio orientale

 

Ci sono libri la cui bellezza non la si trova nella trama in sé quanto nei profumi di aromi, spezie e erbe aromatiche e nella passione per la cucina che sprigiona in ogni pagina.

Caffè Babilonia è un romanzo della scrittrice iraniana Marsha Mehran pubblicato nel 2005 dalla casa editrice Beat Edizioni e tradotto in oltre 15 paesi nel mondo.

La trama racconta la fuga di tre sorelle dall’Iran khomeinista che si rifugiano in Irlanda, nel piccolo villaggio di Ballinacroagh, dove decidono di aprire un locale nel quale poter cucinare e far conoscere i cibi della propria terra di origine.

Ogni capitolo del libro riporta come titolo il nome di una ricetta con tanto di ingredienti e istruzioni per realizzarla e, nel capitolo stesso, quella ricetta o il suo ingrediente principale, diventa un ulteriore personaggio.

Ma non è la trama di per sé ad essere accattivante in Caffè Babilonia, quanto i profumi delle spezie, gli aromi e i colori delle erbe aromatiche con i quali è pervaso praticamente tutto il libro.

La cucina come luogo di incontro, tra popoli, tra pensieri diversi, tra culture diverse. La cucina dove diversi ingredienti diventano la metafora della società multietnica la quale, se coltivata con parsimonia, rispettando i ritmi delle stagioni e con dedizione, si trasformano in piatti prelibati e succulenti capaci di riunire tutti e di portare armonia e equilibrio.

Così gli individui, se presi ciascuno con le proprie diversità, se si uniscono gradualmente gli uni agli altri, si amalgamo in incontri sorprendenti e ricchi di sapore e di sapere.

Personalmente, visto che apprezzo particolarmente le melanzane, sono stata subito attratta dal babaganoush, una crema a base di polpa di melanzane originaria del Medio Oriente e diffusa anche nel Nord Africa. La pietanza è gustosissima con quel gusto inconfondibile della tahina, una crema a base di semi di sesamo alla base di diverse ricette medio orientali.

A breve preparerò anche la zuppa di lenticchie rosse, con curcuma, cumino e semi di nigella che Marjan prepara nel secondo capitolo e che manda in visibilio tutti gli ospiti. Devo assaggiarla.

Caffè Babilonia è un libro che ti avvicina a culture lontane da noi e ti venire voglia di mettersi a cucinare.

Caffè Babilonia è un libro da posizione sulla mensola in cucina tra i barattoli delle spezie e rileggere quando non si ha idea di cosa mettere in tavola.




L’invenzione della felicità di Benedetta Gargano

«Uh, Bennussì! Farai, farai. Però visto che sto ancora qua, ti voglio dire l’ultima cosa.»

«E dimmela.»

«Per essere felici ci vuole coraggio.»

 

E se lo dice una donna di novantasette anni qualcosa di vero deve pur esserci!

L’invenzione della felicità è un delicato romanzo d’amore tra una nonna e sua nipote che si trovano a vivere a stretto contatto per un periodo della loro vita e lo fanno con coraggio, armate di sorrisi e tenerezza.

Romanzo autobiografico della sceneggiatrice partenopea Benedetta Gargano, L’invenzione della felicità è uscito a maggio 2021 per la casa editrice Solferino.

La trama prende il via nel momento in cui i figli di nonna Elisa decidono di sistemare la loro mamma novantasette in una casa di riposo. Questo evento provoca in Benedetta un pensiero assillante che non la lascerà in pace fino a quando non prenderà la decisione che cambierà per sempre il corso della sua vita: accogliere nella propria casa la nonna adorata.

Certo, non è un scelta facile, anzi, è una decisione coraggiosa perché tutto cambia in modo repentino quando un’altra persona si fa spazio nelle mura domestiche. Cambiano i ritmi, le abitudini e anche l’intimità matrimoniale ne risente.

Perché di spazio in casa ce n’è davvero poco tanto che Benedetta, con il marito Paolo, non hanno altra scelta se non quella di sistemare una brandina ogni sera nell’angolo studio di Benedetta, posizionare il vecchio tavolino con la lampada della nonna accanto alla poltrona e iniziare a condividere in tre, più la badante di turno, gli spazi ristretti del loro appartamento.

Una vita nuova ha inizio. Una vita assolutamente diversa da quella precedente dove la saggezza e le abitudini di nonna Elisa a volte sgomitano con i ritmi della giovane coppia ma, spesso, l’esperienza della nonna sarà il tocco sapiente per portare equilibrio e serenità all’interno della coppia.

Il romanzo è strutturato con un ritmo crescente intervallati da divertenti capitoli di conversazioni tra Elisa e Benussì con sapienti scambi di battute esilaranti.

«Un’ultima cosa. Ricordati che gli uomini sono come le cameriere. Cambi, e poi devi imparare i difetti di un’altra»

Il romanzo mette in luce un aspetto primario della vita di tutti noi perché,  se da un lato noi siamo coloro potrebbero cambiare le sorti della vita di chi ci ha preceduto, dall’altro ci fa domandare cosa potrebbe succederci nel futuro. In fondo, se la fortuna ci assiste, diventeremo tutti anziani e avremo bisogno di assistenza ma soprattutto di tante coccole, risate e chiacchiere.

L’invenzione della felicità è un testo tenerissimo, carico dei profumi della cucina, sapiente nell’equilibrare con saggezza il passato con il futuro, quel futuro invadente e determinante dei social che riesce a conquistare anche  nonna Elisa, felice di essere seguita dai suoi followers e gelosissima del suo iPad che lei battezza Daipan, ma è anche un testo che pone tanti interrogativi e fa riflettere. In fondo la vita è una ruota!