Vincoli. Alle origini di Holt di Kent Haruf

Vincoli è il primo romanzo dello scrittore americano Kent Haruf pubblicato nel 1984 e arrivato in Italia nel 2018 grazie alla casa editrice NNEditore che ha curato e pubblicato tutte le opere di Karuf con la traduzione attenta di Fabio Cremonesi.

È molto probabile che la conoscenza di Kent Haruf al pubblico sia legata al primo volume della Trilogia della Pianura, Canto della pianura. Un grande successo americano che lo portò, per fortuna, ad abbandonare finalmente il lavoro di insegnante per dedicarsi solo alla scrittura regalandoci opere di intenso valore sulla vita della provincia americana.

Personalmente ho scelto di lasciare intonso Vincoli nella mia libreria consapevole di come, se lo avessi letto, non avrei avuto nient’altro da leggere di Haruf. Rinunciare e rinviare per un po’ al piacere di immergermi nella lettura di Vincoli mi ha regalato il piacere immenso di scoprire per la prima volta la piccola cittadina fittizia di Holt, nelle pianure del Colorado, e riconoscere luoghi e paesaggi protagonisti di tutti degli altri lavori.

Perché una caratteristica dei libri di Haruf è proprio l’ambientazione: si svolgono tutti a Holt, la piccola e semplice cittadina entrata nel cuore e nell’immaginario degli amanti di Haruf.

 

 

Vincoli narra la storia di un legame forte, di quelli che segnano la vita di un uomo sebbene non ci sia alcuna parentela tra l’anziana Edith Goodnough, che giace inerme in un letto di ospedale, e la voce narrante del vicino di casa, Sanders Roscoe.

Vincoli potrebbe rientrare nel genere noir anche se, andando avanti nella storia, si delineano di più i contorni di una saga familiare che parte dai genitori di Edith e di suo fratello Lyman agli inizi del XX secolo.

Vincoli ha il ritmo di una vicenda che raccoglie stralci del passato per comprendere il presente dove la vita abitudinaria contadina si alterna solo alle cadenze delle stagioni e alla brutale, violenta e cupa figura del padre Roy e per i due fratelli quella casa diventa il luogo dal quale è impossibile fuggire.

“Così, quando dico che erano intrappolati, non intendo un pochino intrappolati. Non come se avessero messo un piede nel fango o per uscirne bastasse fare uno sforzo, e una volta fuori, l’unica perdita cose quella di un bel paio di scarpe nuove nel fango. No, intendo totalmente intrappolati.”

Il personaggio di Edith è di una bellezza struggente. Costretta a provare sulla propria pelle le devastanti ripercussioni di legami familiari malati e disfunzionali. Edith incarna la rassegnazione di una donna sola. “Non era sola per un pomeriggio o per un mese, lo era un anno dopo l’altro, costantemente, e non aveva alcun motivo di credere che le cose sarebbero mai cambiate di una virgola.”

La sua vita è rinuncia, rassegnazione e dedizione ed è impossibile per il lettore non amare con slancio la figura integra, buona e generosa di Edith e in certi momenti si vorrebbe allungare la mano per strapparla via e portarla in altri lidi, verso un futuro diverso per poterle regalare momenti sereni e felici.

Ti faceva venire voglia di averla accanto a te in macchina su una strada di campagna, di stringerla, abbracciarla, baciarla, sentire l’odore dei suoi capelli, parlarle, dirle tutte quelle cose che non avevi mai detto a nessuno, tutte quelle cose che stanno oltre le battute e gli aspetti superficiali che gli altri vedono di te, cose che tu stesso non sapevi con certezza di provare o pensare finché non ti sei ritrovato a dirgliele mentre la abbracciavi al buio, nella macchina ferma, perché chissà come era giusto che lei le sapesse e in quel modo sarebbero diventate vere.”

Vincoli è una storia d’amore e di amicizia, di dolore e di profondo senso del dovere. È una storia di legami che uniscono e allontanano, che costruiscono e distruggono.

Vincoli è un piccolo capolavoro che lascia presagire la potenza della scrittura semplice e diretta di Kent Haruf che si ritroverà ancora più raffinata e matura nelle opere successive.

 

 

SINOSSI

È la primavera del 1977 a Holt, Colorado. Edith Goodnough giace in un letto d’ospedale, e un poliziotto sorveglia la sua stanza. Pochi mesi prima, un incendio ha distrutto la casa dove Edith abitava con il fratello Lyman. Un giorno, un cronista arriva in città a indagare sull’incidente e si rivolge a Sanders Roscoe, il vicino di casa, che non accetta di parlare per proteggere Edith. Ma è proprio la voce di Sanders a raccontarci di lei e del fratello, di una storia che inizia nel 1906, quando Roy e Ada Goodnough sono arrivati a Holt in cerca di terra e di fortuna.
La storia di Edith si lega a quella del padre di Sanders, John Roscoe, che ha condiviso con loro la dura vita nei campi, in quella infinita distesa di polvere che era la campagna del Colorado.
La Holt delle origini è l’America rurale, dove vige un codice di comportamento indiscutibile, legato alla terra e alla famiglia, e dove la felicità si sacrifica in nome del dovere e del rispetto. Nel suo romanzo d’esordio Kent Haruf racconta i suoi personaggi senza giudicarli, con la profonda fiducia nella dignità dello spirito umano che ha reso inconfondibile la sua voce letteraria.




Le nostre anime di notte di Kent Haruf

Le nostre anime di notte è l’ultimo romanzo di Kent Haruf, scrittore molto noto anche per la sua “Trilogia della Pianura”.

Pubblicato postumo ha riscosso molto successo, tanto che recentemente ne abbiamo avuto la trasposizione cinematografica con due protagonisti d’eccezione: Robert Redford e Jane Fonda.

Questo libro, che ci parla di solitudine, paura di morire e amore, mi è capitato tra le mani in occasione di un breve week end a Pescara e, nonostante il poco tempo a disposizione, l’ho letteralmente divorato.

 

Siamo soltanto due vecchi che parlano al buio

 

Addie e Louis sono due vecchi vedovi e soli, vicini di casa da sempre, con i rispettivi figli che vivono lontano. La solitudine è veramente tanta e quando si ha una certa età capita a volte che si decida di voler vivere gli ultimi anni che restano infischiandosene del giudizio altrui.

Un giorno Addie va a trovare Louis a casa sua per parlargli, l’imbarazzo è palpabile nonostante i due si conoscano da tanto tempo, ma la donna si fa coraggio e chiede all’uomo che le sta di fronte se vuole andare la sera da lei per farle compagnia di notte. La notte è infatti il momento più difficile della giornata, nel buio i problemi e le angosce della vita vengono amplificati, le ore non passano mai e lei vuole solo che lui le stia vicino, vuole solo qualcuno con cui parlare.

Louis dopo un po’ di sconcerto accetta e inizia così questo particolare e intenso rapporto notturno tra due anime sole che si svelano l’una all’altra come forse non avevano mai fatto con i rispettivi coniugi. I due vivono come in una bolla di felicità ritrovata e non si accorgono che il paese parla. Ma non sono solo le malelingue a minacciare la loro unione.

Uno stile quello di Haruf, essenziale ma coinvolgente, profondo senza risultare pesante. Le frasi scorrono veloci, urge al lettore arrivare alla fine.

Un libro che si legge tutto d’un fiato ma che rimane, lascia traccia; fa riflettere, senza per questo risultare melenso e scontato, su quella che è una verità inconfutabile: l’amore non ha età.

SINOSSI

In una piccola cittadina del Colorado, Addie Moore fa una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. Vedovi entrambi da anni, pur abitando l’uno accanto all’altra, non hanno mai avuto molte occasini di contatto. Poiché i rispettivi figli sono lontani, i due vivono da soli nelle loro grandi case. Grazie a questa visita, Addie e Louis iniziano a frequentarsi per dare un senso al tempo che resta loro da vivere.