Approvato il bilancio preventivo 2014 del Comune di Pomezia (e ora che si fa ?)

Lo scorso venerdì 26 settembre è stato approvato in Consiglio Comunale il primo bilancio targato 100% 5 stelle.

Anche questa volta il documento preparato dalla Giunta i primi di agosto e’ stato approvato della compatta maggioranza monocolore.

Dopo una nottata passata a riascoltare lo streaming mi viene spontaneo fare qualche considerazione.

I contenuti del bilancio erano stati in realtà già anticipati dopo l’approvazione in Giunta attraverso numerosi comunicati stampa pubblicati sul sito del Comune, passati quasi inosservati, nei quali venivano enunciati futuri interventi in materia di ambiente e tutela del territorio, sociale e attività culturali e turistiche, nuovi capitolati dei servizi a domanda individuale quali mensa ed il trasporto scolastico, altri grandi capitolati di appalto quali l’igiene urbana e servizio di pulizia dell’arenile, i primi passi per ridurre i costi di gestione degli uffici e per ottimizzazione delle società partecipate.

Manovre volte al risparmio e al risanamento finanziario che nell’opinione pubblica sembra che venga “pagato” dai cittadini con più ridotto livello dei servizi (che la maggioranza definisce come “migliore organizzazione degli stessi”).

“Detto a denti denti stretti” risparmiare tagliando lo sanno fare tutti, i cittadini si aspettavano molto di più da questa giunta e maggioranza che da programma elettorale doveva dare voce alle loro esigenze.

Ma non generalizziamo troppo.

Snocciolando alcuni dei numeri illustrati nel lungo consiglio, quello che appare evidente è la sterzata che da un punto di vista strettamente finanziario è stato dato in questi 15 mesi: l’ente non è più strutturalmente deficitario e si sono quasi annullati i debiti verso fornitori precedenti al 31.12.2012 grazie al prestito ricevuto dalla cassa depositi e prestiti.

Durante la seduta sono state approvate due delibere per il riconoscimento dei debiti fuori bilancio. cosa sono? costi afferenti agli anni passati e spese sostenute sempre nel passato che non erano mai state previste nei bilanci precedenti.

Funziona così: ogni spesa del comune deve essere prevista e autorizzata attraverso l’approvazione del bilancio preventivo, in modo che un dirigente o chi per lui non possa “di testa sua” autorizzare spese che prima non siano state vagliate dal Consiglio comunale.

Si parla per lo più di mancati pagamenti di affitti, servizi di manutenzione o opere e appalti fatti, servizi resi da professionisti, tutti documentati da contratti o da lunghe cause in tribunale, molto vecchie negli anni. Sull’attenzione e sulla cura con la quale gli ex amministratori e esperti politici votavano favorevolmente in consiglio l’approvazione dei bilanci senza tenerne conto, purtroppo stendo un velo pietoso.

Un merito (o forse onere) della giunta Fucci e’ sicuramente quello di aver aperto gli occhi agli ex amministratori e ai cittadini sulla gestione finanziaria del nostro comune.

Poi ci sono circa 17 milioni di euro tra opere e servizi non spesate correttamente negli anni precedenti, rateizzazioni, accantonamento del fondo svalutazione crediti a copertura della vicenda ASER. Un peso che di fatto ha molto ridotto la capacità di spesa per l’anno in corso, come più volte sottolineato dall’intervento del Sindaco e dei Consiglieri di maggioranza. Per essere ancora più chiari, quei 17 milioni di euro si sarebbero potuti spendere quest’anno per dare servizi ai cittadini o per fare nuove opere importanti per la città.

Ora che il bilancio è stato approvato non ci sono scuse per realizzare la “rivoluzione” nei servizi sociali, nella tutela dell’ambiente e nella gestione dei servizi fondamentali che il comune svolge per la propria collettività.

I soldi ci sono in bilancio, non fondi faraonici, che nessuno si aspetta in tempo di crisi, ma abbastanza per dare una chiara impronta della propria volontà politica.

Fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria di strade, edifici comunali e spazi adibiti al verde pubblico e per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Particolare enfasi è stata data alla tutela dell’ambiente con stanziamenti per realizzazione degli orti urbani, per il miglioramento della raccolta differenziata, per la realizzazione di impianti di energia alternativi, per la realizzazione delle casette dell’acqua e il monitoraggio dei campi elettromagnetici. La tutela del territorio passa anche attraverso l’esproprio della villa Romana di Via Siviglia.

Tanto c’è anche per il sociale con la previsione di progetti ed interventi per la disabilità, per nuove povertà, per genitorialità complesse , marginalità sociale e devianza giovanile. 

Un lungo elenco di desideri tutti da realizzare.

Il vero banco di prova per il movimento 5 stelle di Pomezia arriva adesso.

I gruppi di lavoro, la democrazia partecipata, la mancanza di deleghe agli assessori consentirà un’azione efficace?

Consentirà veramente di portare i risultati che oramai i cittadini auspicano a più di un anno dal voto?

La maggioranza con tutte le sue “inesperienze” saprà reggere questo banco di prova?

L’approvazione del Bilancio 2014 rappresenta per il Comune di Pomezia un momento di svolta, alle numerose azioni volte a ripristinare una corretta amministrazione contabile e finanziaria ora si devono affiancare azioni concrete verso il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

Sulla lavagnetta iniziamo a scrivere gli interventi promessi e spuntare quelli che saranno realizzati e poi tiriamo le somme …….




Zona 167 in attesa di riscatto, tra oneri troppo salati e la Legge di Stabilità

 

Zona 167 in attesa di riscatto, tra oneri troppo salati e il comma 392 della Legge di Stabilità

Con le delibere 84 e 170 del Consiglio e della Giunta Comunale del 2012, la giunta De Fusco faceva una sorpresa a circa 3000 famiglie residenti nella zona 167 dando loro la possibilità di riscattare i terreni (di proprietà del comune) sui quali sono state costruite le loro abitazioni, passando così da proprietari di immobili PEEP (edilizia economica agevolata) a proprietari pieni.

 

Un’opportunità che ben presto si ė rivelata un incubo per molte persone che in questo anno e mezzo hanno scoperto il conto salato da pagare per poter definire “casa loro” degli immobili vecchi più di 30 anni.

Gli immobili PEEP, infatti, sono regolati da convenzioni, stipulate tra costruttore e comune, e sono assoggettati a vincoli particolari tra cui il “vincolo del prezzo massimo di cessione” che impone come prezzo di vendita dell’immobile quello di convenzione, così immobili il cui valore di mercato oscilla intorno ai  160.000-200.000 euro devono essere venduti al prezzo di convenzione di circa 80.000/100.000 euro.

 

Per riscattare un immobile oggi occorrono dagli 11.000 ai 20.000 euro e la cifra appare quanto mai ingiusta ed eccessiva in quanto il valore dei terreni fa riferimento non a un tipo di edilizia intensiva, che è la caratteristica del quartiere dove indubbiamente predominano i palazzi, ma ad un tipo di edilizia residenziale, come se Nuova Lavinium fosse disseminata di villette!

 

 

Cifre assurde che non hanno riscontro con situazioni analoghe dei nostri vicini romani, che per riscattare un immobile in zona “Eur Torrino” pagano cifre nettamente inferiori, così come assurde sono state le stime iscritte in bilancio per 1.500.000 di euro l’anno di probabili riscatti a fronte di un dato realistico del 2013 di poco più di 250.000 euro.

 

La delibera della giunta De Fusco si potrebbe definire la delibera delle occasioni mancate, da una parte, infatti, non assolve al fine del riscatto che mira a trasformare le zone PEEP in zone di proprietà, e non assolve neppure al fine di permettere al Comune di fare cassa, essendo gli oneri troppo alti e percepiti ingiusti dai proprietari che spesso riscattano solo se si trovano in condizioni di vendere. Nulla di più inutile sarebbe il creare le cosiddette situazioni a macchia di leopardo dove in uno stesso palazzo si trovano appartamenti riscattati ed altri ancora in regime PEEP.

 

Oltretutto viene da chiedersi se tenere fermo un intero quartiere imponendo oneri così pesanti che non agevolano di certo le compravendite, poi non sia risultato utile a chi voleva la cementificazione di Pomezia.

 

Alla giunta Fucci, che ha saputo correggere le distorsioni delle utopistiche stime iscritte a bilancio per il riscatto delle aeree PEEP, gli abitanti della zona 167 chiedono di iniziare una valutazione seria del problema che porti a ridefinire gli oneri di riscatto dei terreni tenendo conto della vetustità degli immobili e del tipo di edilizia intensiva, inoltre si appellano a chi si è sempre dichiarato contro la cementificazione perché Pomezia non ha bisogno di altri palazzi, basta dare pari opportunità ai proprietari di vendere quelli esistenti a prezzi di mercato.

 

Intanto per i proprietari di case PEEP buone notizie giungono dalla Camera dove a dicembre, con l’entrata in vigore della legge di Stabilità è stata introdotta, nel comma 392, un’importante modifica nei criteri per il riscatto del diritto di superficie nelle Aree Peep. I Comuni potranno, infatti, abbattere del 50 per cento il valore venale (ovvero commerciale o corrente) degli appartamenti in aree Peep oggetto di riscatto.

L’emendamento, presentato dal relatore Maino Marchi alla commissione Bilancio, era stato ispirato all’ordine del giorno degli onorevoli Luca Sani ed Emma Petitti ed approvato dall’aula di Montecitorio lo scorso 16 ottobre.

 

Intanto un intero quartiere nell’attesa resta “immobile”!