Festa del Cinema È il momento dei cinefili

Piccole perle di grande Cinema pescate nel mare di un programma così ricco

dai nostri inviati Martina Farci & Mauro Valentini

Continuano le proiezioni e le giornate di cinema all’11.ma Festa del Cinema di Roma, e come da tradizione di ogni festival, ecco che arrivano puntualmente le sorprese.

Perché è questo il bello di quando si hanno tanti, troppo film da vedere che a volte, andando per esclusione o per curiosità, ecco che si pescano delle piccole perle. Tra questi è indubbiamente da segnalare Hell or High Water di David Mackenzie, presentato nella sezione ufficiale. Tutti in sala stampa ne parlano e se è stato inserito in questa categoria, è evidente come il film sia riuscito a catturare l’attenzione.

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Goodbye Berlin

Prodotto da Netflix – che continua a non sbagliare un colpo  – Hell or High Water è un western ambientato in Texas ai giorni nostri, dove non mancano rapine, vendette e riconciliazioni, in un’opera carica di emotività, dove il paesaggio è importante tanto quanto la storia dei protagonisti, alla ricerca di un futuro migliore o semplicemente di momento familiare da ricordare.

Nel cast spiccano i nomi di Jess Bridges, Ben Foster e Chris Pine: da segnalare, poi, che la colonna sonora è stata composta da Nick Cave, il quale aggiunge ulteriormente qualità ad un film già di per sé quasi perfetto. A conquistare, poi, c’è anche Goodbye Berlin di Faith Akin, presentato nella sezione parallela e autonoma Alice nella Città. Il regista di Soul Kitchen porta sullo schermo il romanzo cult di Wolfgang Herndorf, raccontandoci la storia di due ragazzi quattordicenni che, esclusi dal resto della classe, decidono di partire per un viaggio on the road, con tutti i rischi del caso, ma che cambierà per sempre le loro vite. Rivelandosi una commedia brillante e ironica, Goodbye Berlin incanta per la poeticità e per i toni accesi con cui racconta le differenze tra due ragazzi che insieme decidono di prendere la vita di petto, incominciando semplicemente a vivere.

Marina Fois in Irreprochable

Marina Fois in Irreprochable

Altra sorpresa l’ha destata il francesissimo “Irreprochable” del giovane regista Sebastien Marnier, un film che merita e crediamo avrà distribuzione anche in Italia. Una storia come tante, una donna che perde il lavoro a Parigi e torna alla soglia dei 40 anni a casa della mamma malata. Ma il suo ritorno, complice la diffidenza che ispira la sua persona in chi la conosce bene, la spingeranno verso azioni criminali. Un noir che si colora di tinte fosche piano piano, in uno stato di tensione sempre crescente e che lascia colpiti per la banalità del male che si nutre, in quest’epoca, anche dell’aiuto semplice ed immediato dei social. La protagonista Marina Fois è la vera rivelazione di Roma 2016.

Martina Farci & Mauro Valentini




Festa del Cinema di Roma Olocausto, pedofilia e Jovanotti (!)

Lorenzo Cherubini ha acceso il Red Carpet domenicale cantando, ballando e giocando con il Cinema.

Jovanotti sul Red Carpet (Foto Stefano Colarieti / LaPresse) Spettacolo Roma, 16.10.2016, Auditorium Parco della Musica, 'Festa Del Cinema Di Roma' Jovanotti incontra il pubblico. nella foto: Jovanotti (Lorenzo Cherubini) ph Stefano Colarieti / LaPresse entertainment Roma 16.10.2016, 'Festa Del Cinema Di Roma' , jovanotti meets the public in the picture: Jovanotti

Jovanotti sul Red Carpet (Foto Stefano Colarieti / LaPresse)

Jovanotti e le sue le sue passioni da spettatore, racconti che hanno estasiato il pubblico anche se obiettivamente si potrebbe invitare qualcuno che faccia il Cinema per davvero a raccontarlo. Apparizione gradita ma inspiegabile, che c’entra Jovanotti con la Festa?

È qui la Festa? Però i fan lo hanno abbracciato neanche fossimo al suo concerto e gliene hanno cantate quattro, tra cui “l’estate addosso” che è rimasta una Hit slegata per fortuna del cantautore dal flop del film di Muccino.

Ma poi riecco il grande Cinema.

Un film che farà discutere è senza dubbio “DenialLa verità negata”, opera di grande budget e ad alta scrittura di Mick Jackson, la storia vera (incredibile ma vera) di un processo svoltosi in Inghilterra pochi anni fa, contro la scrittrice ebrea americana Deborah Lipstadt, accusata di diffamazione dallo storico negazionista David Irving, famoso per le sue teorie hitleriane contro l’ovvio uso dei gas nei campi di concentramento.

Denial - La verità nascosta

Denial – La verità nascosta

Incredibile che si debba discutere sulla veridicità di una cosa come questa, in un’aula di tribunale, a suon di foto e di vergognose interpretazioni per quella che rimane la pagina più buia della storia di tutti i tempi. Incredibile ma è accaduto.

Nel cast Timothy Spall nella parte del cattivo surclassa tutti, ma anche Rachel Weisz è sublime.

Atmosfera bellissima quella mattutina, dove mentre gli inviati stampa dibattono di grande Cinema e di Napoli Roma, una marea di bambini invade ogni giorno l’auditorium con proiezioni specifiche, rumoreggiando allegramente strappando sorrisi a tutti meno che agli addetti della struttura, forse troppo poco adatti con la loro seriosità e con la poca propensione a gestire il caos ad una “Festa”. Ma questo è il luogo di tutti, si rassegnino per questi dieci giorni l’Auditorium è del pubblico, è dei bambini, è nostro. È di tutti.

L'auditorium invaso dai bambini (foto Pomezianews)

L’auditorium invaso dai bambini (foto Pomezianews)

Un secondo film di quella che è la nutrita truppa britannica è “Una” un nome che evoca l’unicità di una storia, quella di una bambina cresciuta con un dolore dentro grande come un macigno: quello dell’abuso. 15 anni dopo va a trovare quello che a 13 anni l’aveva usata per fare i conti di una vita sospesa.

Film diretto bene ma senza soffio vitale da Benedict Andrews, un film lezioso e pretenzioso, da “Festival”, che ci scommettiamo non arriverà in sala, con una brava protagonista come Rooney Mara che qui somiglia incredibilmente alla Sindaca di Roma Virginia Raggi!

Mauro Valentini




Festa del Cinema l’America si racconta

Dopo il film d’apertura “Moonlight”, l’incontro di Tom Hanks con il pubblico e il “j’accuse” di Oliver Stone con il suo “Snowden”

Inizio tutto a stelle e strisce, il Direttore della Festa del Cinema giunta all’undicesima edizione ha voluto spostare l’obiettivo virtuale della cinepresa sul teatro del prossimo duello per le presidenziali. E c’è riuscito benissimo.

Tom Hanks durante l'incontro con la stampa (foto esclusiva di Pomezianews)

Tom Hanks durante l’incontro con la stampa (foto esclusiva di Pomezianews)

Tom Hanks nell’incontro con il pubblico non si è sottratto alle domande sull’argomento del momento e non si è proprio risparmiato nei giudizi. Pur senza esser tranciante come lo è stato Robert De Niro ha detto però che: «ogni quattro anni il nostro paese organizza questo teatrino di cui tutti ancora si sorprendono» E alla richiesta di come il nome di Trump possa esser arrivato fin lassù, con un sorriso disarmante ha semplicemente detto: «del resto qui avete avuto Berlusconi…» Ma poi la discussione ha percorso quello per cui Hanks è qui: il Cinema. La sua carriera, ripercorsa qui all’Auditorium in una retrospettiva gratuita e il mestiere di attore. «Non ho mai scelto i copioni in base alle convenienze, ma per quello che i personaggi mi riportavano come emozioni. Faccio sempre la parte del buono perché i cattivi sono in genere caratterizzati anche fisicamente, ed io non mi ci vedo a fare la parte del violento, non ne ho il fisico». Un incontro emozionante soprattutto per la disponibilità e l felicità di esser a Roma che ha ribadito più volte, felicità ricambiata dai romani e dalla Festa che gli ha consegnato un premio alla carriera.

E poi i film.

Moonlight” di Barry Jenkins ha aperto la gara, un film duro e poetico, che racconta le vicissitudini e il destino segnato di un bambino poi diventato uomo nei sobborghi di una Miami irriconoscibile per povertà e degrado. Un film che si perde nei meandri della storia con cui era partito, forse troppo narcisista nella messa in scena ossessionato com’è dalla ricerca della lirica. Quello che rimane è una prova degli attori eccezionale, con un protagonista assoluto: Mahershala Alì, volto che ruberebbe la scena in un film di Tarantino.

Locandina del film

Locandina del film

L’altro pezzo d’America lo porta a Roma niente di meno che Oliver Stone, che ha regalato grande cinema tributato da applausi convinti con il suo “Snowden”, l’incredibile storia di un rampante informatico al servizio della CIA che farà scoprire una fitta rete di controllo mondiale dei dati dei cittadini di tutto il mondo. Un film celebrale, tecnologico ma di grande impatto visivo, un’opera destinata a rimanere nella storia del Cinema e nella Storia, spiazzandoci per l’evidenza della fragilità delle nostre vite private, in mano e nei server di servizi di spionaggio che tutto possono e tutto fanno (e dopo le rivelazioni di Snowden forse non potranno più fare).

Un film imperdibile, come è imperdibile l’atmosfera che qui si respira, piena di musica da film sui viali e di tanti, tantissimi bambini e ragazzi rapiti dal giocoso programma di “Alice nella città“.

Biglietti che stanno andando a ruba, ma i film sono tanti, c’è posto per tutti, non mancate.

Mauro Valentini

Una scena di Moonlight

Una scena di Moonlight




10° Film Fest: Tremate le Dee son tornate!

di Martina Farci e Mauro Valentini

Una Festa per gli amanti del Cinema, ma del resto, cos’altro dovrebbe esser se non questo? E se il pubblico è il primo protagonista, allora ecco dunque che il “pubblico sovrano” ha votato e ha votato bene! Perché quest’anno vince Il film più bello, segno che le giurie più giuste sono quelle di chi il Cinema lo ama e non di chi lo fa o peggio di chi per mestiere lo recensisce.

Vince “Angry Indian Goddesses” Un film indiano, commovente e bellissimo, che racconta la forza delle donne contro ogni violenza e pregiudizio, tutto narrato con uno stile perfetto, mix geniale di colore canzoni “Bollywoodiane”, risate e dramma da “tutti i particolari in cronaca”. Un racconto allegro e spregiudicato, mai banale in ogni dialogo e che segna forse un punto di non ritorno da parte degli intellettuali indiani, finalmente a fianco delle lotte per l’emancipazione femminile. Fortuna doppia per questo premio perché non solo nobilita una Festa bellissima, ma anche rende possibile la sua distribuzione in Italia, mercato pigro e sempre con la paura di rischiare. Le Dee indiane arrabbiate siamo convinti sbancheranno al botteghino e conquisteranno tutti.

La scelta di non far decidere ad una giuria dunque è stata vincente! Anche se con una formula di voto un po’ caotica e che va migliorata il prossimo anno, ma che come detto restituisce il Cinema al pubblico. Scelta questa tutta del nuovo Direttore Antonio Monda, che sabato alla chiusura della Festa non ha trattenuto la propria soddisfazione per una rassegna davvero di grande qualità. Non tutto è rose e fiori, questo c’è da dirlo e non lo nasconde neanche Monda, che infatti ha chiesto più fondi per il prossimo anno, perché qualcosa andrà regalato anche allo “Star System” e al Red Carpet. Ma il cinema è “Cinema” in sala, non si nutre certo di autografi e selfie, anche se incastonare la perdita di biglietti (preoccupante meno 20%) soltanto alla mancanza di star internazionali sul tappeto rosso sarebbe sbagliato, perché il ridimensionamento c’è stato si, ma in termini di investimento, in pubblicità e nelle sale, non certo in qualità cinematografica.

Straordinario successo di pubblico al contrario per “Alice nella città”, una sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata ai giovani e alle famiglie, che da anni ormai si “preoccupa” di raccontare l’adolescenza ai ragazzi, rendendoli così partecipi di film in cui loro stessi possano immedesimarsi in prima persona. I cosiddetti young adult, infatti, stanno prendendo sempre più il sopravvento tra saghe, commedie e drammi sulla malattia, da risultare però coinvolgenti e maturi anche per gli adulti. Infatti le proiezioni dei film in programma ad Alice della Città sono quelle con il pubblico più variegato, dalle scolaresche che ogni anno invadono l’Auditorium con il loro entusiasmo e il loro “tifo da stadio” ai critici cinematografici che ancora oggi si commuovono nell’immedesimarsi con i problemi adolescenziali. I film proposti anche quest’anno, infatti, hanno saputo toccare argomenti talmente vari da risultare appetibili per chiunque. Si è passati dall’anteprima italiana del kolossal Pan, il film di Joe Wright con Hugh Jackman e Rooney Mara che ripercorre l’infanzia di Peter Pan al dramma familiare Une Enfance, dove il regista Philippe Claudel racconta con una tristezza infinita la storia di due ragazzini costretti a cavarsela da soli visto che la madre è finita nella trappola di alcool e droga. Departure di Andrew Steggall, invece, con delicatezza e sensibilità cerca di guardare l’omosessualità con gli occhi di un ragazzo, senza cadere nella trappola degli stereotipi, mentre Mustang, candidato per la Francia all’Oscar come miglior film straniero, ci porta nella Turchia dove cinque ragazzine sono costrette a vivere prigioniere in casa. A conquistare il pubblico, soprattutto femminile, però, ci ha pensato Game Therapy di Ryan Travis con i divi di Youtube, vale a dire Favij, Federico Clapis, Leonardo Decarli e Zoda, letteralmente presi d’assalto dalle teenager sul red carpet. Alice nella città, quindi, ha saputo calibrare perfettamente un’offerta di film che soddisfacesse chiunque, dai bambini con il proseguo dell’avventura di Belle & Sebastian o con il grande classico Il Piccolo principe, fino al documentario “più adulto” The Wolfpack di Crystal Moselle. E dopo otto giorni di rassegna si possono trarre i primi bilanci, i quali sono più che positivi, con un incremento del 14% tra pubblico e accreditati e un programma che nel complesso ha dato vita a ben 41 proiezioni. Un successo in partenza quasi annunciato visti i titoli presentati e che poi ha trovato conferma, meritatamente, anche nei numeri ufficiali.

Ed ecco i premiati della Sezione Alice nella città:

Premio miglior Film 2015 di Alice nella città è andato a “FOUR KINGS” della regista THERESA VON ELTZ con la seguente motivazione : Per la grande efficacia e sensibilità di quest’opera prima, per la la recitazione travolgente e studiata, per la sua fotografia dai colori freddi ma capaci di trasmettere calore e per il giusto equilibrio tra musiche e silenzi

 Menzione Speciale della giuria Taodue Camera d’oro è stata attribuita a “Mustang” di Deniz Gamze Erguven , con la seguente motivazione : Per la forza e la gioia con cui il film racconta, attraverso una regista forte e matura e un tono allo stesso tempo leggero e drammatico , l’animo di cinque giovani donne e il loro passaggio da un’adolescenza segregata ad un vita adulta imposta, attraverso l’elaborazione della vita e della libertà

Arrivederci dunque al 13 ottobre 2016, che il Cinema sia con Voi.




L’arte del Cinema e l’orrore della guerra al 10°RomaFilmFest

“Un’artista che scriveva con la Cinepresa”. La definizione perfetta per il cinema di Sir Alfred Hitchcock è quella che esce dalla voce di Francois Truffaut, in quella che rimarrà alla storia come la più bella chiacchierata sulla settima arte di tutti i tempi.

Siamo ad Hollywood, è il 1963, Hitch ha appena finito di girare “Gli uccelli”, Truffaut parte da Parigi con un registratore, una interprete e la voglia di capire l’idea di cinema di colui che la rivista “Cahiers du Cinema” ha sempre difeso dai puristi della critica, che lo reputavano (la storia dirà poi a torto) un semplice imbonitore commerciale che sforna grandi incassi e nulla più.

Locandina del film

Locandina del film

Ma per il regista francese no, non è così, egli traduce in un libro straordinario questa chiacchierata di otto giorni, un libro che esce nel 1966 dal titolo appunto “ Truffaut intervista Hitchcock”, “La Sacra Bibbia di ogni cinefilo” dirà uno che di cinema se ne intende come Martin Scorsese. Alla Festa del Cinema di Roma dunque va in anteprima (in Italia uscirà nelle sale nella primavera 2016 proprio in occasione del cinquantenario della prima uscita nelle librerie) il racconto di quell’epico incontro, realizzato da Kent Jones, direttore del NY Film Fest, che confeziona un documentario ricchissimo di parole e immagini, con al centro la voce originale di tanti brani di quella maratona di parole tra i due registi. Una maratona ricca di Humour, tutto inglese, da parte di un divertito e divertente Sir Alfred che gioca con quel giovane e adorato suo collega francese, svelando mille e più trucchi del suo cinema. Da “Vertigo” a Psycho” è un susseguirsi narrativo che incanta e che tracima spesso in nostalgia. “I miei film sono sempre pensati per una sala da 2000 posti piena, non per la visione di uno soltanto”. Ecco forse a distanza di così tanti anni la magistrale lezione che se ne trae da questo bellissimo docu-film è proprio tutta racchiusa nelle parole di Hitchcock.

A margine, approfitto per ricordare che al Teatro dell’orologio in questi giorni “Hitchockchiani” vanno in scena gli ultimi giorni di uno spettacolo bellissimo dal titolo neanche a farlo apposta di “Hitchcock: a Love story”, spettacolo che consiglio vivamente, dal percorso divertente, per cinefili ma non solo ( scheda spettacolo e informazioni: www.teatroorologio.com )

www.teatroorologio.com

www.teatroorologio.com

Di tutt’altra energia visiva l’altro film proposto alla Festa, nella Selezione Ufficiale: “Land of mine” del danese Martin Zandvliet, una sorta di “Hurt locker”se possibile ancor più ricco di suspense. Il film, racconta la storia vera della impossibile opera di bonifica dalle mine avvenuta sulle coste danesi nel 1945. Forse non tutti sanno che i tedeschi credevano che lo sbarco degli alleati si sarebbe verificato proprio li e misero 2 milioni di mine antiuomo sotto la sabbia.

Un manipolo di prigionieri tedeschi dopo la fine del conflitto fu usata come carne da macello per sminare la zona, una storia orribile e raccontata in maniera perfetta e realistica dal regista nordico, un monito contro ogni guerra ma soprattutto la consapevolezza che anche chi era dall’altra parte aveva un cuore, una dignità e soprattutto la voglia di tornare a casa.

land1Bellissimo, chissà se mai riusciremo a trovarlo in futuro in sala, meriterebbe successo e per me è il film di questa Festa.

Mauro Valentini

 

Land-of-Mine




Festa del Cinema – Il cielo in una stanza

Martina Farci per Pomezianews –  Non sempre serve in film perfetto perché ci si emozioni. Anzi, spesso succede il contrario, perché è quell’imperfezione che ci permette di rimanere coinvolti a tal punto da farci dimenticare tutto il resto. Ed è quello che succede con Room, il film presentato in anteprima italiana alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma, e che sta già conquistando pubblico e critica di tutto il mondo raccontando la toccante di storia di Mà e Jack. I due sono madre e figlio di  cinque anni, rinchiusi in una stanza dove sono costretti a vivere dopo il rapimento di Mà. Nonostante la prigionia, però, la ragazza cerca in tutti i modi di far vivere al figlio una vita piena e soddisfacente, almeno fino al giorno in cui elaborano un piano per fuggire. Perché il mondo esterno non è esattamente come Jack se l’era immaginato.

Diretto da Lenny Abrahamson, Room è un film potente che si concentra sull’amore materno e su come questo non abbia barriere, e sulla forza che ne deriva. Coinvolgente e commovente – parecchio, bisogna ammetterlo – riesce a trasmettere una sensibilità toccante e ad emozionare per la semplicità con cui un bambino guarda il mondo con quell’innocenza pura e assoluta, impreziosito anche dall’interpretazione di una sorprendente Brie Larson. Assolutamente da vedere, quindi segnatevi questo titolo. Le lacrime, però, dovrebbero sempre essere compensate da risate sincere, ma ad un festival non è mai detto che ci sia questa possibilità. Bisogna essere fortunati, e questa volta, per fortuna, lo siamo.

Mistress America

Mistress America

Noah Baumbach, infatti, con Mistress America si ha trascinati in una New York elettrizzante, raccontandoci la storia di Tracy e Brooke, due sorellastre che non potrebbero interpretare la vita in maniera così diversa. Grazie ad un umorismo sofisticato a ad un’ironia leggera, Baumbach riesce a porre in maniera esaustiva  e convincente il ritratto di due ragazze che prendono la vita con leggerezza, e con quella nevrosi tipica di chi non sa dove andare. Ottime le interpretazioni di Greta Gerwing e di Lola Kirke. Detto questo, siamo ansiosi di scoprire così ci riserverà nei prossimi giorni la Festa del Cinema di Roma. Ad ora, questi sono i due film che più di tutti hanno coinvolto e convinto, per un motivo o per altro. Imperfetti, sì, ma molto emozionanti. E questo basta.

Martina Farci

 




Una domenica di Cinema in “Festa”

Come per tradizione, è la giornata dei bimbi, la domenica all’Auditorium della Festa del Cinema, è sempre stato così da dieci anni a questa parte. Oggi qui è un pullulare di piccoli spettatori, tra giochi circensi sul Red Carpet e proiezioni tutte per loro. Proprio mentre scriviamo, fervono i preparativi per la prima di “Pan – Viaggio nell’isola che non c’è” ennesima rivisitazione non cartoon stavolta ma in 3D della favola dell’eroe di tante generazioni, sala affollatissima, piena di bambini e di genitori festanti, ecco, se proprio si cercava di fare “Festa” oggi ci siamo riusciti!

panlocandinaNel cast anche un certo Hugh Jackman ad impreziosire una storia raccontata così bene da sorprendere anche chi la storia la conosce.

La giornata si era aperta con un altro capolavoro “Made in China: “Office 3D” di quel cavallo di ritorno (al Festival di Roma) di Johnnie To. Un film che raccoglie in 120 minuti quanto uno spettatore occidentale riesca lontanamente ad immaginare, una produzione coraggiosa nei temi e sfarzosa nelle scenografie, con un mega ufficio al centro della storia che è letteralmente un virtuosismo visionario, con un 3D perfetto, e lo dice uno che il 3D non lo digerisce con facilità.. La storia spazia dal musical, al Mèlo al thriller è incentrata nella sete affaristica del paese e delle inquietudini dei giovani “broker”, divisi tra amori e successi.

 

Office 3D

Office 3D

Siamo alle soglie della grande crisi occidentale del 2007 che travolgerà alcune vite economicamente spericolate anche in Cina, ma la complessità e la bellezza di questo film scolora le altre visioni odierne e accende con i suoi lampi di classe l’Auditorium.

Grande Bellezza che sarà celebrata ancora una volta con l’incontro ravvicinato del pubblico con Paolo Sorrentino, alla Sala Sinopoli. Si parlerà di Roma e della sua decadenza morale c’è da giurarlo, oltre che di cinema e di visioni. C’è il tempo per il Vostro cronista di beccarsi il primo “polpettone” per cinefili verso l’ora di pranzo, con il polacco “ These daughters of mine” di Kinga Debska, prima o poi doveva accadere, non sarà l’ultimo… la storia di una anziana mamma che finisce in coma per un ictus e delle sue due figlie che affronteranno il male da due prospettive completamente diverse. Banale non tanto nel soggetto quanto nel trasporre una storia trita e ritrita in salsa agrodolce, del tutto indigesta però.

Ma per i bambini però non è finita qui! C’è il recupero di quella meraviglia di “Toy Story 3D” nella sala Mazda, una struttura molto bella che sembra un “gonfiabile” e poi le prime immagini in anteprima di “Il viaggio di Arlo”, un Kolossal a cartoni della Disney-Pixar (che in questa Festa la fa da padrone) che uscirà sugli schermi italiani il 25 novembre addirittura in anticipo sul mercato americano.

Mauro Valentini




Che la Festa cominci! Al via la 10° edizione di Roma tra “verità” e finzione

Il cielo plumbeo di questo insolito ottobre romano accoglie l’esercito dei badge arancioni di prima mattina. Sono quelli con l’accredito stampa, ci si ritrova sempre con un pochino di malcelata diffidenza, ma ci sarà tempo e modo, come ogni anno di fare gruppo. È sempre così, ci si abbraccia tra amici come nel primo giorno di scuola, ma i veterani poi guardano sempre con poca simpatia chi è qui con l’entusiasmo dello spettatore felice e romantico; ergo, il sottoscritto, alla quinta esperienza all’Auditorium e per la prima volta inviato per www.pomezianews.it di antipatia ne collezionerà un po’ in questi 10 giorni.

Monster Hunt

Monster Hunt

Ma pazienza! E dunque, pronti via, siamo in pochissimi nella “Sala Petrassi” per l’esordio di “Zuo Yao Ji” più semplicemente “Monster Hunt” del cinese Raman Hui. E gli assenti mai come questa volta hanno avuto torto, perché si sono persi un film geniale, ironico e spettacolare, dove il fantasy si fonde con mirabile intelligenza creativa alla commedia e all’action-movie, con spruzzate di epico cinema neanche fossimo sul set de “ la tigre e il dragone”. Un cocktail visivo che rende difficile anche trovar le parole per raccontarlo, tanto è sorprendente e diciamolo, alternativo alle nostre abitudini di lettura cinematografica. C’è un regno dei mostri (che somigliano incredibilmente ai monster e co della Pixar) che sono ricacciati dagli umani da secoli, che cercano di spacciarsi per umani con delle coperture, cercati da cacciatori di mostri in tutto e per tutto somiglianti ai cacciatori di taglie dei film western. Accade che il principe ereditario della dinastia “mostrifera” sarà affidato ad una improbabile coppia di ragazzi per difernderlo e farlo arrivare sano e salvo nel suo regno. Attori formidabili questi due: Tang Wei e Bai Baihe, che sarebbero per me pronti (ma forse non ci si vorranno mai cinematere) per il mercato americano. 95 minuti di pura sorpresa e divertimento. Sembra, mi dice un regista molto informato, che riuscirà ad arrivare nelle sale anche in Italia, dopo aver sbancato a Pechino e dintorni, lo speriamo davvero.

truthSubito dopo, un film che potrebbe già esser il candidato principale al premio del pubblico, unico premio messo in palio in questa edizione, l’attesissimo “Truth” dell’esordiente James Vanderbilt. La storia vera di un’inchiesta delle CBS, con la giornalista Mary Mapes, una sorta di Milena Gabbanelli d’America che cerca di dimostrare insieme al grande anchorman Dan Rather, le furberie di George W.Bush e dei rampolli della ricca America per evitare di andare al fronte in Vietman negli anni 70. Una storia avvincente, con qualche tocco di retorica a stelle e strisce ma che avvolge, cattura e immerge lo spettatore nei meandri di documenti compromettenti, indignando (proprio come spesso accade da noi) per la feroce contro-informazione che alzerà polveroni salvifici per l’ineffabile Presidente. Nel cast Robert Redford e Cate Blanchett, di una bravura quasi imbarazzante, lui magnetico come ai tempi di “Tutti gli uomini del Presidente”, film che somiglia moltissimo nei temi ma ahime non nel finale a quest’opera, mentre Cate Blacnhett potrebbe dover far posto nella sua mensola in soggiorno perché un’altra statuetta pregiata potrebbe arrivare a febbraio.

Il tempo di uno spuntino nella bellissima zona ristoro (chi fosse da queste parti venga a farci un salto) e poi la scena la catturerà la Pixar, con il suo “Inside Out” che in Italia in poche settimane ha già sfiorato i 10 milioni di incasso, sala gremita anche qui, con gente già in fila da due ore prima. Il Red Carpet si illuminerà con la grazia di Isabella Rossellini e poi, il via ufficiale, senza cerimonie stavolta, perché il Direttore Monda vuole solo Cinema, poca mondanità perché questa sia solo la Festa romana della settima arte.

Mauro Valentini

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