G.A. e G.A.S

Piccoli rimedi contro la crisi.

L’onda d’urto della crisi economica mondiale, iniziata con il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, continua a mietere le sue vittime. Disoccupazione, ristagno dei redditi e incertezza verso il futuro, spingono molte famiglie a fare un uso oculato delle proprie disponibilità finanziarie soprattutto al momento degli acquisti di generi alimentari. Le famiglie del ceto medio-basso ogni giorno devono ingegnarsi per cercare di ottenere qualità a prezzi modici.

Un buon sistema per raggiungere l’obiettivo sembra essere l’organizzazione di un G.A. (Gruppo di Acquisto). Un GA è semplicemente un insieme di cittadini consumatori che spontaneamente decidono di unirsi per cercare di spuntare davanti a grossisti e produttori un prezzo di favore. Alla base di questo tipo di aggregazioni c’è la volontà di ridurre i livelli di intermediazione commerciale, causa primaria della lievitazione dei prezzi finali, mettendo faccia a faccia produttori e acquirenti. Questo tipo di consorzi sociali sono facili da organizzare perchè hanno bisogno di poche regole e un basso livello di formalità burocratiche.

Le attività sociali possono essere riassunte in due fasi. La prima è la ricerca del prodotto, mentre la seconda consiste nella presentazione della merce ai soci. All’interno della categoria dei GA, si sta sviluppando sempre più velocemente un tipo particolare di coordinamento dei consumatori, i GAS (Gruppi d’acquisto Solidali). La differenza tra un generico GA e i GAS è che questi ultimi non solo si prefiggono l’obiettivo dell’economicità degli acquisti, ma si fanno carico di motivazioni di natura etica. Al centro del sistema valoriale di un generico aderente ai Gas c’è la consapevolezza del consumo critico e responsabile. Si consuma per soddisfare bisogni primari e non per alimentare i profitti delle aziende. Si consuma con la consapevolezza che i prodotti acquistati siano il risultato di scelte aziendali rispettose della dignità dei lavoratori e della sostenibilità ambientale. Si consuma, infine, cercando di salvaguardare tradizioni storiche, agricole e gastronomiche. La solidarietà quindi è un elemento essenziale dei GAS, perché  solo alimentando la necessità di stabilire legami forti e sinceri con l’ambiente circostante si può migliorare la qualità della vita.

La struttura organizzativa dei gruppi solidali d’acquisto è leggermente più ricca rispetto ad un generico GA. Una rete di relazioni con associazioni, cooperative e mondo del No Profit è essenziale per il raggiungimento dello scopo etico delle iniziative messe in campo. Per la gestione delle attività di un GAS esistono degli utilissimi software gestionali. Dando uno sguardo alla dimensione giuridica del fenomeno, attualmente il nostro sistema legislativo è in fase di adeguamento alle esigenze della società. Esiste un chiaro riferimento normativo ai GAS, questo è l’articolo 1, comma 266 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 che li definisce “soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico, esclusivamente agli aderenti, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclusione di attività di somministrazione e di vendita.

Dal punto di vista bibliografico esistono sull’argomento diverse fonti tra le quali:

  • Saroldi A. (2001).”Gruppi di acquisto solidali”, Edizioni EMI, Bologna;
  • Valera L., (2005), GAS. Gruppi di Acquisto Solidale, Edizioni Terre di Mezzo, Milano.

Per chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente  la questione, può trovare altre informazioni a questi indirizzi :




Il Codacons chiede una Circolare al “Provveditorato” per consentire il pranzo da casa nelle mense scolastiche

Torna nuovamente sull’argomento mense scolastiche il Codacons, chiedendo all’Ufficio Scolastico Regionale di esprimersi sull’argomento.

Il Codacons esorta l’emanazione da parte dell’ex Provveditorato di una Circolare, affinche’ tutti i Dirigenti Scolastici delle scuole di Pomezia e di Ardea regolino e disciplinino il diritto e le modalita’ di consumo del pranzo portato da casa.

Scarica il PDF  CODACONS_Diffida mense ufficio scolastico regionale Lazio

 

 

 

Spett.le
Ufficio Scolastico Regionale

Ambito territoriale per la provincia di Roma

Via Pianciani, 32 – 00185 Roma

E p.c.
Spett.le

CONSORZIO NAZIONALE SERVIZI

Società Cooperativa

Via della Cooperazione 3

40129 Bologna, Italia

Spett.le

SODEXO ITALIA SPA

Via Gallarate 200 – 20151 – Milano

Spett.le

Comune di Pomezia Piazza

Indipendenza-Palazzo Torre

POMEZIA

Spett.le

Comune di Ardea

Via Garibaldi, 5

00040 ARDEA RM

Pomezia 9 dicembre 2013

Oggetto: Atto di diffida ai sensi del D.lgs. 206/2005
Mense scolastiche-diritto di scelte alimentari autonome e di obiezione di coscienza.
Richiesta di immediata Circolare.

Con la presente la scrivente associazione intende portare all’attenzione di Codesto Ufficio Scolastico
Regionale competente per la provincia di Roma ciò che ogni giorno accade in tutte le mense scolastiche
della città di Pomezia e Ardea.

In particolare, i genitori degli alunni si vedono costretti a sottoscrivere il contratto con la società
Consorzio Nazionale Servizi per il Comune di Pomezia e con la società Sodexo Italia Spa per il Comune di
Ardea, che ci leggono in copia, per permettere ai loro figli di mangiare a scuola e proseguire poi le lezioni
pomeridiane in quanto altrimenti gli viene negato il diritto di usufruire del tempo pieno e quindi anche delle
lezioni nel pomeriggio. E’ appena il caso di aggiungere che i ns. assistiti all’inizio dell’anno scolastico
optavano per il tempo pieno e che il sostanziale cambiamento del modulo, con riduzione dell’orario
scolastico, veniva prospettato, inaudita altera parte, a coloro che usufruiscono della mensa; e questo nel
corso dell’anno e senza alcuna preventiva informativa.
Ai genitori non verrebbe lasciata alcuna scelta, se non quella di accettare quanto loro imposto dall’alto,
considerato che è loro vietato fornire direttamente il pasto ai propri bambini.
Nell’ipotesi in cui, però, vi sia una mancata erogazione del servizio come in precedenza e’ avvenuto il 2
dicembre 2012 per alcuni giorni successivi nel Comune di Pomezia a causa del recesso unilaterale dal
contratto della societa’ Innova spa, agli alunni veniva, invece, consentito e suggerito di mangiare il cibo
portato da casa sotto il controllo delle insegnanti così come, del resto, avviene durante la mattinata in
occasione della merenda.

E’ di tutta evidenza che la situazione de qua viola il diritto di ognuno a scelte alimentari autonome e cioè un
diritto costituzionalmente garantito ex art. 32 della Costituzione.
A mero titolo esemplificativo si pensi che nelle mense scolastiche di Pomezia e di Ardea non sussiste, al
momento, alcun tipo di tutela per tutti coloro che scelgono di abbracciare un regime alimentare vegano o
vegetariano o etnico.
Ciò avviene in assoluta violazione dei principi di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione secondo cui
lo Stato e la Pubblica Amministrazione devono garantire un medesimo trattamento a tutti i cittadini e
cittadine indipendentemente dal sesso, dalla religione e da ogni tipo diverso di orientamento.
Dovrebbe essere garantito un ventaglio di opportunità e scelte alimentari in grado di coprire tutte le
esigenze nonché il diritto ad esercitare l’obiezione di coscienza.
I genitori inoltre non sono in alcun modo soddisfatti dei pasti forniti quotidianamente ai propri bambini a
cui il cibo somministrato non piace.

A ciò si aggiunga che in un grave contesto di crisi sociale, quale quello attuale, le famiglie che spesso si
trovano a dover vivere con uno stipendio di poco sopra i mille euro, hanno il diritto di fornire il pasto
direttamente ai propri figli senza sostenere gli abnormi costi delle rette imposte.
Così come avviene ormai nella quotidianità di tutti gli uffici in cui per risparmiare ognuno si porta il pranzo
da casa per mangiare, lo stesso deve poter avvenire nelle mense scolastiche.
Non vi è alcuna ratio che impedisca ai genitori di fornire ai propri figli il cibo per il pranzo posto che tale
divieto viene poi meno in caso di mancata fornitura della ditta appaltatrice e, quotidianamente, al momento
della merenda di metà mattina.
Ciò posto si diffida Codesto Ufficio ad emanare una Circolare affinché tutti i Dirigenti Scolastici delle
scuole di Pomezia e di Ardea regolino e disciplinino il diritto e le modalità di consumo del pranzo portato
da casa senza imporre agli alunni, che non possano e/o vogliano usufruire della mensa scolastica, dei
moduli scolastici a tempo ridotto.
Certi di ottenere la Vostra piena collaborazione per la risoluzione di un problema di questa importanza per
la salute di tutti i bambini, rimaniamo in attesa di un riscontro.
Distinti saluti.

 

Codacons Ufficio Legale
Sede di Pomezia
Avv. Pieralfonso Longo

 




Nuova Lavinium e il ri(s)catto delle case PEEP

Quanti abitanti di Nuova Lavinium sanno, o ricordano, che la loro casa, acquistata con anni di sacrifici, in realtà non ė totalmente loro? E quanto vale quella casa?

Sono circa 3.000 le famiglie proprietarie di immobili dell’area PEEP di Pomezia, o zona 167, idealmente compresa in “orizzontale” tra via Singen e via Sturzo e in “verticale” tra via F.lli Bandiera e il nuovo quartiere della Sughereta e Parco della Minerva, che oggi dovrebbero chiedersi quanto costa riscattare la loro casa.

La zona è composta prevalentemente da palazzi e dai villini di via casa Serena, costruiti in edilizia economica e popolare su terreni di proprietà del Comune di Pomezia tramite convenzioni stipulate con i costruttori, tra la fine degli anni ’70 e gli anni 90. I proprietari di tali immobili sono quindi “superficiari” ed in quanto tali legati ai vincoli stabiliti dalle singole convenzioni.

Il vincolo più limitante e’ quello del prezzo massimo di cessione, ovvero gli immobili devono essere venduti a prezzo di convenzione,in sostanza, un immobile il cui valore di mercato attuale si aggira intorno ai 160.000/200.000 euro, andrebbe invece venduto a prezzo di convenzione ovvero circa 80.000/100.000 euro! Questo vincolo é stato ribadito dal Comune di Pomezia nel 2012 con le delibere 84 del Consiglio Comunale e 170 della giunta che accolgono le normative in materia risalenti agli anni ’90, dove si é iniziato a disciplinare il riscatto degli immobili sulle aree PEEP e l’eliminazione del vincolo massimo di cessione degli stessi.

Il tutto potrebbe essere visto come un’opportunità per i proprietari della zona 167, ma al di la del fatto che ci si chiede come mai si é atteso così tanto tempo, il passaggio da proprietà superficiaria a proprietà piena non è certo indolore! Gli oneri per il riscatto e  ‘eliminazione dei vincoli di prezzo di vendita degli immobili risultano, infatti, troppo alti e sono pochissimi i proprietari che hanno aderito alla proposta del comune. Facciamo un esempio, per un immobile di circa 85 mq in via Ugo la Malfa i costi si aggirano attorno ai 20.000 euro, e se si aggiunge il fatto che si tratta di edilizia economica e popolare di tipo intensivo in palazzi di più di 30 anni, gli oneri appaiano quanto mai eccessivi e penalizzanti.

Ma il vero sconfitto da questa decisione di mantenere oneri così sproporzionati per la trasformazione della zona PEEP in zona di proprietà è proprio lo stesso Comune di Pomezia, ed i numeri parlano chiaro. Nel precedente bilancio, infatti, erano stati stimati incassi da riscatto della zona 167 per ben 1.500.000 di euro ma dopo un anno dalla delibera sono stati incassate solo poche decine di migliaia di euro, segnale evidente che gli oneri dovrebbero essere ritoccati a ribasso, anche perché riscattare la proprietà del suolo ed eliminare i vincoli è una facoltà dei proprietari e non un obbligo, e le convenzioni hanno una durata di 99 anni rinnovabili per altri 99 su richiesta dei proprietari!

Si spera che questa utopistica cifra di 1.500.000 euro non sia stata riportata nel bilancio di previsione dall’attuale amministrazione comunale a fronte di un dato a consuntivo così scoraggiante. Solo la decisione, infatti, di rivedere le tariffe per il riscatto del terreno, tenendo conto della peculiarità del territorio e del tipo edilizia popolare intensiva e non certo residenziale, può attrarre un maggior numero di proprietari che in questo modo contribuirebbero a risanare le casse del comune in modo volontario, oltretutto la zona 167 diventerebbe zona di proprietà. Si rimetterebbe così in moto un mercato immobiliare ormai fermo in un’intera zona della città, cosa che ha ulteriormente danneggiato l’erario per le mancate imposte sulle compravendite degli immobili.

Il comitato di quartiere Nuova Lavinium ha dimostrato in questi mesi un impegno attivo nel sollecitare l’attuale amministrazione nel trovare un punto di incontro tra il Comune e abitanti della zona 167 per delle soluzioni che porterebbero degli effetti positivi sulle disastrate casse comunali, rispetto all’attuale situazione di stallo creatasi. Lo stesso Comitato si rende disponibile a fornire chiarimenti ai cittadini interessati.




Mensa scolastica, la guerra del Codacons

Mensa scolastica Pomezia & Ardea

L’associazione a difesa dei consumatori si è schierata a favore dei genitori ed ha diffidato i dirigenti scolastici al fine di consentire ai bambini, stante la grave situazione finanziaria, il consumo del pasto portato da casa. La diffida non è la prima in Italia: recentemente lo stesso provvedimento è stato preso a Milano, Legnano, Genova, Sesto S. Giovani ed in alcuni comuni in Calabria, dove il Codacons ha preso posizione sulla situazione denunciata dalle famiglie. Il Codacons ha voluto “segnalare i gravi episodi che si stanno verificando in tutte le mense scolastiche degli Istituti delle città di Ardea e Pomezia”. “In particolare – si legge nella diffida – i genitori degli alunni si vedono costretti ad aderire al servizio di refezione proposto dall’Amministrazione Comunale per mangiare a scuola e proseguire poi le lezioni pomeridiane. Non viene infatti consentito ai genitori, in alcuni istituti, di fornire direttamente il pasto ai propri bambini. La ASL RM H, interpellata dalle istituzioni scolastiche interessate, esprimeva, con argomentazioni del tutto opinabili, parere negativo in merito alla possibilità di consumare a scuola pasti preparati a casa. In particolare, veniva apoditticamente sostenuto che la ristorazione scolastica rivesta un ruolo primario per il benessere dei bambini attraverso la proposizione di valori nutrizionali corretti e “validati”, per cui non si ritiene praticabile il consumo di pasti preparati a casa”. Cosa che, secondo il Codacons, non si può vietare. “E’ di tutta evidenza – proseguono dall’Associazione – che la situazione de qua viola il diritto di ognuno a scelte alimentari autonome, e cioè un diritto costituzionalmente garantito ex art. 32 della Costituzione. Non vi è infatti alcuna ragionevole e comprovata motivazione che impedisca ai genitori di fornire ai propri figli il cibo per il pranzo e le argomentazioni addotte in proposito dalla ASL RM H appaiono del tutto indimostrate. Al contrario, dovrebbe essere garantito a chi usufruisce del servizio mensa un ventaglio di opportunità e scelte alimentari in grado di coprire tutte le esigenze, ma anche la possibilità di scegliere di non usufruire di tale servizio. La problematica sopra evidenziata si innesta, tra l’altro, in un contesto di grave crisi economica, nel quale le famiglie spesso si trovano a dover vivere con uno stipendio di poco superiore ai mille euro, sicché non può essere loro legittimamente negato il diritto di fornire il pasto direttamente ai propri figli senza sostenere i costi dei pasti che le Amministrazioni Comunali hanno determinato prevedendo, tra l’altro, la modulazione delle tariffe in base agli scaglioni risultanti dall’Indicatore di Situazione Economica, ISEE, stante la dichiarata difficoltà finanziaria nella quale versano le finanze comunali”. “Eppure – prosegue il Codacons – la refezione scolastica è indubbiamente un servizio pubblico ed in quanto tale non legittimerebbe i Comuni ad adottare un sistema di differenziazione nell’accesso in base alle condizioni economiche dei fruitori”.“Ciò posto – scrive infatti il Codacons – si diffidano tutti i Dirigenti degli Istituti Comprensivi delle città di Pomezia ed Ardea affinché consentano e disciplinino il diritto e le modalità di consumo nei locali scolastici del pranzo portato da casa. Diffida, infine, i Dirigenti degli Istituti Comprensivi delle città di Pomezia ed Ardea a non voler interrompere, ad anno scolastico già avviato, il servizio di doposcuola, iniziativa che arrecherebbe danno ingiusto sia alle famiglie che vi hanno aderito, sia al personale che presta la propria attività lavorativa nell’ambito di tale servizio”. IL CODACONS non tiene conto che nel caso che sia portato  il cibo da casa , non viene garantita la igienicità del sistema di conservazione, ne la qualità nutrizionale, oltre a favorire le differenze economiche tra i bambini. Ricordiamo che spesso è avvenuto che per cibo portato da casa e offerto ad altri bambini vi sono stati casi di gastroenterite, con anche ricoveri ospedalieri di urgenza. Poi vi è il comportamento opposto dell’amministrazione, nei suoi massimi esponenti, che organizza da solo il “ controllo di qualità” e manda comunicati sulla buona qualità del servizio. Ricordiamo che il servizio di qualità deve essere eseguito secondo delle regole e non con visite più o meno inaspettate! Andrea Nunziata




Il Codacons diffida i Dirigenti Scolastici di Pomezia

Come già avvenuto nei comuni di Milano, Legnano, Genova, Sesto, ed in alcuni comuni in Calabria, il Codacons prende posizione sulla situazione mense nel Comune di Pomezia e di Ardea diffidando direttamente i Dirigenti scolastici a fine di consentire, stante la grave situazione economico finanziaria,  il consumo del pasto portato da casa.

  [box type=”download”] Scarica il PDF  presentato al comune di Pomezia[/box]

[learn_more caption=”Clicca qui per aprire e leggere la diffida del codacons”]

 

            Pomezia (RM) 24 ottobre 2013

 

           Ai Dirigenti Scolastici degli Istituti Comprensivi Scolastici dei Comuni di Pomezia ed Ardea

Alla ASL Distretto 4 – Roma H

Via dei Castelli Romani, 2/P

POMEZIA (RM)

Al Comune di Pomezia

Piazza Indipendenza-Palazzo Torre

POMEZIA

Al Comune di Ardea

           Via Garibaldi, 5

00040 ARDEA RM

e

Spett.le

Raccomandate a mano ed a.r.                                                                                  Procura della Repubblica

c/o Tribunale di Velletri

Piazzale Luigi Falcone snc

00049 VELLETRI (RM)

Pomezia,24 ottobre 2013

 

Oggetto: Atto di diffida ai sensi del D.lgs. 206/2005

                Mense scolastiche-diritto di scelte alimentari autonome e di obiezione di coscienza

 

Con la presente la sede CODACONS di Pomezia della scrivente associazione intende segnalare i gravi episodi che si stanno verificando in tutte le mense scolastiche degli Istituti delle  città di Ardea e Pomezia.

In particolare, i genitori degli alunni si vedono costretti ad aderire al servizio di refezione proposto dall’Amministrazione Comunale per mangiare a scuola e proseguire poi le lezioni pomeridiane.

Non viene infatti  consentito ai genitori , in alcuni istituti,  di  fornire direttamente il pasto ai propri bambini. La ASL RM H, interpellata dalle istituzioni scolastiche interessate,

esprimeva,   con  argomentazioni del tutto opinabili,  parere negativo  in merito alla possibilità di consumare a scuola pasti preparati a casa. In particolare, veniva apoditticamente sostenuto che la ristorazione scolastica rivesta un ruolo primario per il benessere dei bambini attraverso la proposizione di valori nutrizionali corretti e “validati”,  per cui non si ritiene praticabile  il consumo di pasti preparati a casa.

 E’ di tutta evidenza che la situazione de qua viola il diritto di ognuno a scelte alimentari autonome, e cioè un diritto costituzionalmente garantito ex art. 32 della Costituzione.

Non vi è infatti alcuna  ragionevole e comprovata motivazione che impedisca  ai genitori di fornire ai propri figli il cibo per il pranzo e le argomentazioni addotte in proposito dalla ASL RM H appaiono  del tutto indimostrate .

Al contrario, dovrebbe essere garantito a chi usufruisce del servizio mensa  un ventaglio di opportunità e scelte alimentari in grado di coprire tutte le esigenze, ma anche la possibilità di scegliere di non usufruire di tale servizio  La problematica sopra evidenziata si innesta, tra l’altro , in un contesto di grave  crisi economica , nel quale  le famiglie spesso si trovano a dover vivere con uno stipendio di poco  superiore ai mille euro, sicché non può essere loro legittimamente negato il diritto di fornire il pasto direttamente ai propri figli senza sostenere i costi dei pasti che le Amministrazioni Comunali hanno determinato prevedendo, tra l’altro,   la modulazione delle tariffe in base agli scaglioni risultanti dall’Indicatore di Situazione Economica, ISEE,   stante la dichiarata difficoltà finanziaria nella quale versano le finanze comunali. Eppure la refezione scolastica è indubbiamente un servizio pubblico ed in quanto

tale non legittimerebbe i Comuni ad adottare un sistema di dif­feren­zia­zione nell’accesso in base alle condizioni economiche dei fruitori.

Ciò posto si diffidano tutti i Dirigenti degli Istituti Comprensivi delle città di Pomezia ed Ardea affinché  consentano  e disciplinino il diritto e le modalità di consumo nei locali scolastici del pranzo portato da casa.

Diffida, infine, i Dirigenti degli Istituti Comprensivi delle città di Pomezia ed Ardea a non voler interrompere, ad anno scolastico già avviato, il servizio di doposcuola, iniziativa che arrecherebbe danno ingiusto sia alle famiglie che vi hanno aderito , sia al  personale  che  presta la propria attività lavorativa nell’ambito di tale servizio.

Certi di ottenere la Vostra piena collaborazione per la risoluzione di un problema di notevole importanza per il benessere dei  bambini e delle loro famiglie , rimaniamo in attesa di un cortese  riscontro.

Distinti saluti.

CODACONS – SEDE DI POMEZIA RM

 

 

Avv. Pieralfonso Longo

[/learn_more] 

 

 




IL CODACONS INCONTRA IL NUOVO SINDACO DI POMEZIA

CONFRONTO E CHIARIMENTI SUI TEMI DELL’ ACQUA DI SANTA PALOMBA E SULLO SPORTELLO  PER LA CONSULENZA GIURIDICA PER I CITTADINI CONSUMATORI

Il 9 luglio 2013 il Codacons di Pomezia – Torvaianica, nelle persone degli Avv.ti Longo e Sessa e del Dott. Stefano Ielmini – ha incontrato il neo eletto Sindaco di Pomezia Fabio Fucci.

Temi dell’incontro sono stati l’annosa questione dell’acqua potabile del quartiere di Santa Palomba e la possibilità di apertura di uno sportello legale, presso una struttura messa a disposizione dall’Amministrazione Comunale, per un’immediata e gratuita consulenza giuridica per i cittadini – consumatori.

Per quel che concerne il primo punto, è stato chiarito dall’Amministrazione Comunale che il nodo gordiano da sciogliere affinché i cittadini di Santa Palomba abbiano la tanto sospirata acqua potabile, è l’acquisizione del collaudo del “fungo” deposito dell’acqua, da parte di un ingegnere incaricato a tal fine dall’Amministrazione precedente del Sindaco Zappala’.

Il Sindaco Fucci ha riferito che è stata inviata a tale professionista diffida ad adempiere a tale collaudo entro il termine di 30 giorni ed, in mancanza, l’opera verrà in ogni modo collaudata.

Ad onor del vero, il Codacons di Pomezia – Torvaianica aveva già sollecitato a ciò la precedente Amministrazione Commissariale nel mese di maggio 2013 e ci era stato riferito che il collaudo sarebbe stato a breve; circostanza questa che non si è verificata..

Il Codacons di Pomezia – Torvaianica ha comunque avvertito il Sindaco che continuerà a monitorare tale vicenda ed, in mancanza di positivo riscontro da parte dell’Amministrazione pometina, provvederà ad attivare gli strumenti giuridici che riterrà opportuni affinché i cittadini di Santa Palomba ottengano l’acqua potabile.

Sul secondo punto il Sindaco Fucci ha dato piena disponibilità ad attivare uno sportello di consulenza giuridica per i cittadini di Pomezia e, soprattutto, anche, in mancanza della figura del difensore civico, realizzare una figura di mediatore civico per le controversie in tematiche  consumeristiche e quelle nelle quali è parte in causa il Comune, così al fine di rendere da un lato trasparente l’azione amministrativa e dall’altro di limitare il contenzioso in materia promuovendo nuovi istituti quali quelli della mediazione a tutto a vantaggio dei cittadini e delle casse comunali.

In conclusione, la nuova Amministrazione Comunale si è dimostrata aperta e disponibile ad ascoltare le esigenze dei cittadini di Pomezia ad essa rappresentate dal Codacons di Pomezia – Torvaianica e le parti si sono date la scadenza del mese di settembre p.v. per l’inizio di tali attività




Intervento Codacons a radio Manà Manà per l’acqua di Santa Palomba

Ascolta l’intervento di Stefano Ielmini, rappresentante del Codacons, sul problema dell’acqua potabile a Santa Palomba.

[box type="download"] L'intervento a Radio Manà Manà [sc_embed_player fileurl="http://www.pomezianews.it/wp-content/uploads/2013/06/Radio_Mana_Codacons_Acqua_S.Palomba.mp3"][/box] 




DA ACEA E COMUNE PROPOSTE INDECENTI SUL PROBLEMA DELL’ACQUA AI RESIDENTI

UNICO CONTATORE PER 850 FAMIGLIE CHE ATTENDONO DA 20 ANNI UNA SOLUZIONE

In risposta alle istanze delle 850 famiglie residenti nel comprensorio di S.Palomba Pomezia presentate dal CODACONS al fine di ottenere, dopo ben 20 anni, l’allaccio dell’acqua potabile, ACEA ATO2 ed il Comune di Pomezia rispondono con una proposta indecente: allaccerebbero l’acqua ad un unico contatore solidale, installato prima della torre piezometrica costruita e terminata da tempo dal Comune di Pomezia, ma il fatto ha dell’incredibile: la torre deve essere ancora collaudata . . . ed il collaudatore infatti viene da lontano!
Il Comune di Pomezia, quale esempio di corretta ed imparziale amministrazione, incaricava per il collaudo un tecnico siciliano con tutte le conseguenze del caso.
A fronte della morosita’ del Comune di Pomezia di oltre 6.000.000 di Euro nel 2012 nei confronti di ACEA ATO2, quest’ultima trova la soluzione salomonica di costituire gli utenti quali nuovi garanti della fornitura idrica e della solvibilita’ dei pagamenti, inventandosi un unico contatore per 850 famiglie e questo alla faccia dei consumi idrici individuali! I residenti nel comprensorio di S.Palomba Pomezia sarebbero responsabili, in via solidale, dei pagamenti della mega bolletta idrica anche nell’ipotesi qualcuno sia moroso e/o voglia pagare esclusivamente in base ai propri consumi idrici come per legge. La mega bolletta così come voluta da ACEA ATO2 infatti sarebbe fuori legge!
Inoltre gli utenti verrebbero a rispondere degli eventuali difetti di funzionamento e delle probabili perdite anomale collegate alla torre piezometrica ancora da collaudare divenendone in via di fatto garanti del buon funzionamento.
Il TAR del Lazio ed il Consiglio di Stato avevano rigettato l’istanza di sospensione dell’Ordinanza del Comune di Pomezia che ordinava ad ACEA ATO2 di allacciare ai cittadini l’utenza idrica e che ACEA non effettuava, considerata la morosita’ del Comune di Pomezia nei loro confronti. D’altro canto il Comune rimaneva inerte non chiedendo l’ottemperanza del proprio provvedimento.
Il CODACONS si e’ fatto e si fara’ portavoce delle istanze dei consumatori utenti senza acqua potabile da 20 anni nel comprensorio di S.Palomba chiedendo ad ACEA l’immediato allaccio ai singoli edifici a valle della torre piezometrica riservandosi ogni azione nei confronti delle negligenze ed omissioni del Comune di Pomezia e/o di ACEA ATO2 per cui dei cittadini venivano privati forzosamente di un bene primario come l’acqua potabile per oltre un ventennio.