L’ammaliante sirena che si dice diede origine alla città di Napoli si trasforma, nel nuovo film di Sorrentino, in una donna seducente e arguta. Questa è la trama di Parthenope, un viaggio all’interno di Napoli che parla di giovinezza e femminilità, al cinema dal 24 ottobre.
Concepita in acqua nel 1950, a Parthenope viene donato un nome importante, rappresentativo, quello di un’antica sirena. È proprio in quell’anno che inizia il percorso di vita della donna, che seguiamo dall’età giovanile fino alla maturità.
La giovane donna colpisce per la sua particolare bellezza, bellezza di cui è consapevole, ma che non sfrutta quasi mai, in quanto, secondo la stessa, “il sesso è la tomba del desiderio”. Tra numerose proposte di uomini attraenti e successivi rifiuti, la donna è mossa invece dall’amore per l’antropologia, che diventerà il centro della sua vita e quello del film, essendo la materia che ci consente di vedere.
Ad interpretare questo affascinante personaggio è Celeste Dalla Porta, la quale debutta sullo schermo dimostrando la capacità geniale di sapersi muovere dalla gioia al dolore solo sbattendo gli occhi, occhi che sanno parlare. Ovviamente sono tanti altri gli attori che incontriamo, tra cui di sicuro non passano inosservati Luisa Ranieri, Gary Oldman, Stefania Sandrelli e Silvio Orlando, ognuno interprete di un personaggio a suo modo eccessivo.
È proprio l’eccesso, infatti, che caratterizza a pieno il film e Napoli che fa da sfondo. Sorrentino ci racconta la sua città mostrandone certo i pregi, ma criticandone a volte alcuni aspetti, sfiorando l’eccessivo e il barocco che spesso sono la sua firma.
C’è, infatti, anche da sottolineare come il tutto possa risultare a tratti lento o addirittura noioso per alcuni, forse colpiti da scene particolari che sfiorano l’assurdo e potevano essere evitate. Tuttavia, questo modo di fare cinema è il marchio di fabbrica del famoso regista, il quale presenta sempre film complessi ma visionari.
È vero, Parthenope parla di libertà femminile, ma quello che è realmente il messaggio è la consapevolezza dello scorrere del tempo, di una giovinezza che sembra svanire e a cui si cerca di aggrapparsi fino all’ultimo.
«Se da un lato La grande bellezza è la storia di un sguardo disincantato sul mondo, Parthenope è invece lo sguardo incantato dal mondo”. Queste sono le parole di Sorrentino nello spiegarci il film in relazione al suo altro capolavoro cinematografico. I due sono opposti, ma hanno entrambi un “personaggio-Caronte”, come lo chiama lui, che ci conduce attraverso alcuni mondi. Lo aveva Jep Gambardella, lo ha qui Parthenope.
La donna, infatti, non è altro che l’immagine di Napoli: entrambe sono un mistero, con l’unica differenza che la città fino alla fine “continua la sua eterna recita”.
Virginia Porcelli
Diploma di liceo classico presso il Liceo Blaise Pascal di Pomezia.
Studentessa di Scienze Linguistiche presso l’Università Cattolica di Milano.