Il Mosaico della Navicella di Giotto

Forse non tutti sanno che l’opera per cui Giotto divenne famosissimo nell’antichità è un mosaico oggi perduto.
Si tratta del cosiddetto Mosaico della Navicella, commissionato dal cardinale Jacopo Stefaneschi (esatto, lo stesso del Polittico Stefaneschi) per la basilica di San Pietro in Vaticano.

Questo enorme mosaico si trovava nel portico della basilica, visibile al momento dell’uscita della chiesa, quando si attraversa il portico per tornare indietro ed uscire, e misurava 10x15m.
Una dimensione incredibile per una sola scena testamentaria!

Ma qual era il tema di questa Navicella?
Troviamo la nostra risposta nel Vangelo di Matteo (Mt., 14, 22-23) dove viene raccontato il momento in cui Cristo salva l’apostolo Pietro, il quale convinto da Gesù di raggiungerlo camminando sulle acque, cede all’incredulità ed inizia ad affondare.


Tutta la parte sinistra è occupata da una nave con sopra gli Apostoli, e sulla destra, in primo piano, spiccano invece San Pietro e Cristo.

Quest’opera divenne famosissima sin dal momento della creazione.
Per ci rimangono tante illustrazioni e copie, anche se non tutte fedelissime. Anzi, forse proprio per la troppa premura nel cercare di conservare questo capolavoro fu la sua rovina: fu spostato dal portico all’aperto in cui si trovava e fu trasportato sopra la fontana di fianco il palazzo papale.
Ma era sempre all’aperto, e molti artisti – tra cui Bernini – non condividevano questa scelta, perciò fu nuovamente segato per trasportarlo.

 

Per paura di danneggiare o perdere qualcosa, fu fatta realizzare una copia in scala 1:1 su disegno di Cosimo Bartoli ed eseguita da Francesco Berretta; essa fu posizionata nella chiesa dei Cappuccini dove rimase fino al 1925.

Gli unici resti di questo enorme mosaico sono solo due clipei con angeli.
E qui sorge un piccolo problema: nessuna copia a noi pervenuta riproduce degli angeli! Probabilmente, quindi, appartenevano alla cornice.

 

Questi due elementi, molto diversi tra di loro per lo stato di conservazione, sono oggi conservati nella Reverenda fabbrica di San Pietro e in San Pietro Ispano a Boville Ernica.

 

Anche sulla datazione c’è qualche dubbio: le ipotesi sono principalmente tre.
Alcuni critici la collegano al giubileo del 1300 (cosa improbabile perché Bonifacio VIII si sarebbe fatto raffigurare se fosse stato lui il committente); altri invece spaziano dal 1307 al 1312 in base a dei documenti personali di Giotto e alla figura del pescatore, sulla sinistra, motivo presente anche negli affreschi della Basilica inferiore di Assisi.

Se per la datazione molti storici non concordano, sull’attribuzione invece sì: Giotto non fu probabilmente l’esecutore materiale.
Lui realizzò il progetto su carta, forse anche il disegno preparatorio sulla malta, ma la realizzazione del mosaico fu affidata ad una bottega di mosaicista di Roma.