I Tarocchi del Mantegna

I Tarocchi

 

I tarocchi apparvero attorno alla metà del XV secolo nel nord Italia come carte da gioco.

Erano 78 carte, chiamate “trionfi”, e pare fossero utilizzate come gioco da tavola anche se purtroppo non se ne conoscono le regole.

Solamente nel XVIII secolo i tarocchi acquisirono l’accezione esoterica che tutti noi conosciamo: attraverso lo studio di due francesi, Antoine Court de Gébelin che li fece risalire all’antico Egitto ed Eliphas Lévi, che invece li ritenne originari della Cabala ebraica, i tarocchi vennero più generalmente associati all’esoterismo e allo pseudomisticismo.

Tuttavia, non si hanno dati certi sulla loro origine.

 

 

 

I tarocchi più antichi: Andrea Mantegna

 Si sa, però, che i mazzi di carte più antichi a noi pervenuteci risalgano al Rinascimento italiano.

La più antica serie di tarocchi è oggi custodita nella Biblioteca Ambrosiana di Milano: sono i Tarocchi del Mantegna.

Esso rappresenta il caso più antico e più misterioso tra le serie di stampe rinascimentali.
Queste carte sono state generalmente attribuite al pittore Andrea Mantegna, ma recenti studi hanno tolto la paternità all’artista attribuendola però al suo stesso ambiente.

In realtà, nonostante la somiglianza ed il nome attribuitogli, non è un mazzo di tarocchi bensì uno strumento educativo.

 

All’interno di questo mazzo è rappresentato un piccolo cosmo in miniatura e contiene in sé tutta la concezione universale del mondo nell’ottica medievale.

Esso comprende cinquanta carte divise in cinque sequenze, da dieci carte ciascuno, e ad ogni gruppo è associato un tema: le condizioni umane, Apollo e le muse, le arti e le scienze liberali, i principi cosmici e le virtù cristiane ed infine i pianeti, le sfere celesti e Dio.

Si tratta, perciò, di un sistema universale da cui il piccolo uomo si trova integrato del più grande e vasto disegno divino del Signore.

A questo modo, l’uomo che si trovava ad osservare queste carte poteva venire a conoscenza delle più alte virtù umane e del funzionamento dell’universo, così come delle arti e delle scienze.

 

 

 

Ma se l’intento per il quale queste carte furono commissionate fosse stato a scopo didattico, perché sono giunte a noi ritagliate singolarmente come carte da gioco?


E’ possibile supporre che questi particolarissimi tarocchi, unici nel loro genere, fossero stati creati per poter essere utilizzati?

E se sì, quale potrebbero essere le regole di un gioco nel quale i protagonisti sono tutti i sentimenti umani e i massimi sistemi solari?

Non ci sono pervenuti documenti relativi ad altri giochi di carte con il medesimo soggetto: è dunque necessario scartare questa ipotesi.

È possibile, invece, che si volesse tradurre in immagine un tema molto caro al Medioevo, presente anche in Dante, ovvero il microcosmo e il macrocosmo messi in relazione all’interno di un unico universo.