Quello che si salva di Silvia Celani

Il secondo romanzo della scrittrice pometina ci porta nel cuore della resistenza romana

 

Ogni riflessione sui libri che scelgo di proporre mi carica sempre di una grande responsabilità che aumenta ancora di più nel momento in cui l’autore del libro è una persona che conosco. Il rischio di non essere obiettiva è sempre dietro l’angolo.

Per fortuna nel romanzo Quello che si salva di Silvia Celani, edito da Garzanti nel settembre del 2020, la sensazione di essere in bilico tra “dire e non dire” l’ho superato a mano a mano che andavo avanti con la lettura perché la vicenda narrata mi ha letteralmente rapita togliendomi qualsiasi dubbio.

Quello che si salva è un romanzo ambientato a Roma e narra la storia di Flavia e nonna Luli. Due donne, vicine di casa e con età diverse, che instaurano nel tempo un profondo legame di amicizia, molto più stretto e   intimo di un vincolo di sangue.

 

 

Giocando sull’alternanza dei capitoli in diversi piani temporali Quello che si salva ci porta agevolmente avanti e indietro nel tempo, tra passato e presente.

Con nonna Luli, all’anagrafe Giulia, ci troviamo immersi nella Roma del settembre del ’43, con la nascita dei nuclei di resistenza romana ai quali la giovane ventenne si unisce con coraggio contrastando la presenza massiccia e oppressiva dei nazisti e prendendo il nome in codice di Camilla. Pagine intense con svariati personaggi del popolo, coraggiosi e impavidi, pronti a tutto, anche a morire per salvare Roma. Non manca la pagina dell’attentato di via Rasella con il successivo rastrellamento dei tedeschi e l’eccidio delle Fosse Ardeatine o l’episodio dell’uccisione di Teresa, la donna incinta trucidata da un tedesco in Viale Giulio Cesare.

Nel presente, invece, abbiamo Flavia attraverso la quale si snoda la storia del ritrovamento casuale in un negozio di antiquariato di un sevivon, una particolare trottola della tradizione ebraica, che rappresenta il trait d’union tra passato e futuro nella trama del romanzo.

Per la mia particolare predisposizione alle storie del passato, tra le due figure femminili quella che mi ha coinvolta di più è sicuramente la figura di nonna Luli. La sua determinazione, la sua forza e la sua resilienza nel continuare a combattere nel silenzio del proprio dolore anche quando la guerra finisce ma persevera nel ricordo e nel dolore di chi resta, raccontano di una donna dai tratti ben delineati e davvero difficile da dimenticare.

È sarà proprio la grande forza interiore di nonna Luli a sostenere, aiutare e appoggiare la figura di Flavia, con le sue difficoltà a uscire fuori dal guscio famigliare, con i propri timori e i sensi di colpa.

Purtroppo non posso raccontare oltre senza rischiare di anticiparvi troppo della trama, ma posso dichiarare che il ritmo narrativo è ben equilibrato e il desiderio di andare avanti per capire cosa accade alle due donne, fanno di Quello che si salva, un libro da leggere e da regalare perché al di là dell’ottimistico titolo, racchiude una storia vera che è bene tenere sempre a mente: lottare per i propri desideri, per i propri sogni non è mai una lotta vana.

Molto interessante la nota dell’autore a fine libro che ci ricorda come tutti i fatti storici narrati siano realmente accaduti durante l’occupazione nazista della città di Roma, dal settembre 1943 al 4 giugno 1944.

E infine, è proprio grazie al lavoro di Silvia Celani con Quello che si salva che ho scoperto come il palazzo in via Tasso, che durante i mesi dell’occupazione nazifascista di Roma fu sede del Comando del Servizio di Sicurezza delle SS, sotto la guida del colonnello Herbert Kappler, sia oggi la sede del Museo Storico della Liberazione, che sarà sicuramente meta di una mia prossima visita.