Il campionato è finito

 

La Juventus colleziona il nono scudetto consecutivo lasciando agli avversari briciole di sogni, illusioni, incubi e vincendo per l’ennesima volta un torneo di calcio dominato e forse anche scontato.

Il prossimo sarà l’anno della “decima”, mutuando un termine spagnolo che fa tanto chic e quello dopo ancora magari sarà quello della “lode” dopo il dieci in pagella. La verità è che il calcio in Italia non conosce alternative ai bianconeri. Troppo più forti, troppo più solidi a livello societario, troppo più…per tutti. Ci ha provato la Lazio soprattutto, che per un periodo più o meno lungo si è cullata nel sogno di prendersi il gradino più alto del podio, ma poi è franata condizionata da una rosa non all’altezza di quella juventina. Ci ha provato, ma nemmeno tanto l’Atalanta, in un azzardo finale favorito però più che altro dalla frenata del gruppo di Sarri per il resto Roma, Napoli, Inter, Milan si sono dimostrate comprimarie di cartapesta, accartocciate negli errori commessi prima di tutto fuori dal campo. Programmazioni sbagliate, squadre costruite male, vicissitudini interne, via via si sono sciolte tutte, arrendendosi molto presto.

Il campionato italiano è diventato uno spettacolo in cui il copione recitato appare sempre lo stesso, anche il VAR non è servito a nulla, una pantomima che è riuscita persino a togliere l’entusiasmo per un goal: strumento utilizzato male, tanto i falli di mano non sono mai gli stessi a Roma, a Milano a Torino o a Lecce e la legge non è mai uguale per tutti. Ma era davvero così indispensabile? La Lazio in questa stagione ha avuto 18 rigori a favore, un record assoluto, eppure il suo allenatore, Simone Inzaghi, si lamenta per i torti arbitrali subiti, questione di mentalità. Una volta si andava allo stadio per vedere quella rete agitarsi, da improbabili curve lontane centinaia di metri, bastava vedere la rete muoversi per saltare di gioia o disperarsi, oggi si rimane immobili, in attesa del VAR. Questa scure invisibile penzolante sulla testa del povero tifoso afflitto dai suoi dubbi. Esulto? Non Esulto? Un triste balletto di emozioni represse. Ma a qualcuno interessa ancora del pubblico pagante?