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“Famo a fidasse!”. La società del “no deal”

By Santo Fabiano on 26 Settembre 2019
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“Famo a fidasse!”. La società del “no deal”

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La questione non è solo circoscritta all’Inghilterra. La pretesa di ottenere ciò che si vuole, senza fare la fatica di scendere a patti, è una tendenza ormai diffusa e consolidata.

L’ha incarnata nel modo migliore un personaggio politico italiano che il giorno dopo della sua iscrizione a un partito ha avuto la faccia tosta di annunciare le proprie dimissioni se non avessero accolto le sue proposte. Per la cronaca, le proposte non sono state accolte e lui è ancora lì a lanciare strali se non lo ascolteranno, mentre altri sono già andati altrove.

Il personaggio straniero che la esprime in pieno è certamente Boris Jhonson che del “no deal” (cioè, senza accordi) ha fatto la bandiera della propria posizione. Partito, lancia in resta, contro l’Europa, intenzionato a uscirne in modo brusco e definitivo, ha mantenuto la stessa modalità con i suoi connazionali, portando la Nazione allo scontro civile e alla paralisi: con al decisione di fermare il parlamento cassata dalla Corte Suprema, l’approssimarsi della scadenza del 30 ottobre per l’uscita dalla UE e minacce di crisi di Governo o nuove elezioni.

Anche l’Italia non scherza. Abbiamo appena assistito alla performance di un vicepresidente del Consiglio che ha interpretato il proprio ruolo come quello del bambino che va alla partita portando il pallone, minacciando che, se non lo faranno giocare come vuole, lo poterà via. E così, ha trascorso dieci mesi a pretendere di essere accontentato, anche quando era poco difendibile, senza mai sentirsi obbligato da nessun accordo, ma giocando sulla forza della contrapposizione e della prepotenza.

E poiché, chi non ha cervello non conosce la strategia, ma solo la tattica, ha cercato di gabbare tutti con la mossa del cavallo che, invece, alla fine dei giochi, si è rivelata come la mossa dell’asino. Tutto ciò perché non intendeva piegarsi ai programmi e alle intese, quelle palesi, sentendosi maggiormente obbligato a quelle sotterranee.

Gli accordi sono roba da “adulti”. E di adulti, oggi, se ne vedono davvero pochi. Tutti sembrano bambini invecchiati che continuano a fare capricci con la pretesa di non essere più rimproverati, perchè “grandi”.

Ed è inutile cercare il sistema elettorale che possa risolvere ogni situazione. La soluzione, quelle vera, risiede nella capacità di costruire buone relazioni, soprattutto con chi ha idee e progetti diversi, trovando accordi di valori e prospettive condivise e… rispettare i patti, senza buttare tutto all’aria per avere un vantaggio e poi vestire i panni della vittima se il trucco non riesce.

Come dicono a Roma: “famo a fidasse!”

Santo Fabiano

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