Da un recente studio dell’Istituto di fisiologia clinica di Pisa del Consiglio nazionale delle ricerche, i giovani italiani sono i ‘più abituali’ consumatori di psicofarmaci d’Europa. Tra questi, la fascia d’età che va dai 16 ai 19 anni è quella che ne fa un uso spropositato. Dallo studio emerge che circa 400 mila studenti hanno ingerito farmaci come incentivo all’apprendimento o come ‘supporto’ per superare momenti di ansia, seguono poi i medicinali presi per dormire, stabilizzare l’umore, per l’attenzione e per far diminuire stanchezza ed appetito.
Se i farmaci sono sempre più a portata di mano dei giovani, ciò che allarma di più è l’ignoranza nei confronti degli effetti collaterali e dell’uso improprio che i consumatori fanno di questi medicinali, spesso in aggiunta all’assunzione di droghe e alcol. L’abuso può portare a contrarre il diabete mellito, ad un aumento dei trigliceridi nel sangue, di peso, o all’occlusione dei vasi sanguigni.Il mix con l sostanze psictrope porta ad un indebolimento delle difese immunitarie, alla carenza di mucosa gastrica e ad un’esposizione alle patologie legate al sangue e ai grassi nel corpo. Alle volte sono i genitori stessi che richiedono la prescrizione di pillole al medico curante per i figli, altre volte sono i ragazzi che li prendono da casa, anche se con molta facilità si possono reperire online senza ricetta medica, oppure trovare in giro come ‘merce di scambio’ vero e proprio.
Ma cosa spinge un adolescente a fare uso e abuso di psicofarmaci?
Tra i fattori c’è il carattere, l’ambiente e i comportamenti dei genitori. Crescendo si matura uno ‘status’ emotivo con il quale riceviamo e reagiamo a ciò che avviene intorno a noi, agli eventi belli o brutti. Un adolescente, particolarmente fragile, è più a rischio di disturbi d’ansia che, se non curati, possono portare ad un indebolimento psicologico, con eventuale dipendenza da psicofarmaci per attenuare ansie e disagi. Certo non aiuta il clima competitivo di cui è impregnata l’attuale società ‘dell’apparire’ dove tutto e tutti vengono etichettati. Altra causa sono i genitori con troppe aspettative sui figli, dove spesso il reale si interseca con l’ideale di figlio. Questa situazione può comportare anche gravi conseguenze su apprendimento ed affettività fino a portare un giovane, che non si sente all’altezza delle situazioni della vita di tutti, a ‘rifugiarsi’ negli psicofarmaci. Inoltre il loro uso, a differenza delle droghe e dell’alcol, passa per essere una soluzione definita buona e non alienante dalla società: quando si sente parlare di un giovane che assume farmaci, non viene considerato un tossicomane, anche se a lungo andare potrebbe subire gli stessi se non peggiori effetti di quest’ultimo.