Tatuaggi d’estate

È tempo di mare e di esposizione al sole, anche per chi si è da poco fatto un tatuaggio o per chi intende farsene uno in questi giorni. Tatuarsi prima di andare al mare viene di solito sconsigliato dalla maggior parte dei tatuatori che invece suggeriscono i giusti comportamenti  per proteggere la pelle ed evitare infezioni. È buona norma idratare la zona tatuata ed applicare con regolarità una crema ad alta protezione per evitarne lo sbiadimento; soprattutto però, una volta effettuato il tatuaggio, è importante averne cura sia perché è un’opera artistica, sia perché la pelle potrebbe essere a rischio infezione. Poche, ma fondamentali le regole da seguire: pulizia, cura, non grattare via le croste e se si va in spiaggia stare lontano dalla sabbia, che è sporca. Dopo il bagno in mare, ci si deve docciare e asciugare il tattoo tamponandolo, senza strofinare. I motivi per cui viene sconsigliato farsi un  nuovo tatuaggio d’estate sono vari:perché è dannoso il contatto con i raggi UV, fa male far sudare la pelle nei giorni successivi al tatuaggio e va evitata l’acqua del mare e della piscina; la pelle va fatta comunque respirare e il tatuaggio va protetto da polveri e peli. Un’errata cura del tatuaggio porta a seri danni della pelle; vanno seguiti protocolli di pulizia molto alti, principalmente nella settimana post tatuaggio dove il derma comincia a rigenerarsi e quindi necessita di una meticolosa pulizia che poi, nei 40 giorni seguenti, oltre ad essere pulito, va anche idratato come fosse una lesione.

Cosa fare in caso di infezione del tatuaggio? Bisogna contattare il tatuatore per conoscere i materiali che ha usato per il vostro tatuaggio, recarsi all’ospedale dando informazioni sul vostro tattoo (data, modalità e materiali) agli operatori sanitari. Il suggerimento  è sempre quello di andare al mare una volta terminato il processo di cicatrizzazione e, se necessario, coprire il tatuaggio con dei panni di cotone in modo che non filtrino i raggi solari.

I tatuaggi, fin dai tempi del paleolitico, hanno sempre fatto parte delle usanze del genere umano, per moda o per culto anche se non sempre sono stati visti di buon grado da sovrani e cittadini. Nel medioevo erano usati per etichettare la schiavitù; nel passato in Giappone caratterizzavano la mafia locale ed erano considerati  deturpazioni corporali anti religiose. In Polinesia e in Nuova Zelanda la pratica del tatuaggio è un rito che segna l’età adulta di un individuo, e ogni simbolo assume un significato ben preciso da individuo a individuo. Attualmente in alcuni Paesi chi è tatuato viene multato, messo in galera o gli viene asportato il tattoo. In Occidente Il tatuaggio viene praticato tramite un dermografo (tattoo machine) che imprime il segno nella pelle con aghi saturi di inchiostro e arriva fino al derma dove si deposita all’interno di cellule connettive chiamate fibroblasti, dove rimangono senza sbiadire né cambiare posizione.

In buona sostanza, però, l’unica regola che dovrebbe seguire chi decide di tatuarsi, d’estate o d’inverno, è quella di optare per uno studio di tatuaggi in cui si seguano rigidamente le norme igieniche e il tatuatore sia referenziato.