Da Pomezia a Sanremo Young, sulle note della passione

Intervista a Leonardo De Andreis, finalista della prima edizione di Sanremo Young 2018,il talent Rai per giovani cantanti in onda a partire dal 16 febbraio

Parteciperà, direttamente da Pomezia, alla prima edizione di Sanremo Young 2018, il nuovo teen talent Rai per cantanti dai 14 ai 17 anni che dal 16 febbraio al 16 marzo vedrà in sfida 12 interpreti  sul palco sanremese dell’Ariston. Stiamo parlando di Leonardo De Andreis, 17 anni, studente approdato alla finale dopo aver  superato una selezione di oltre 1000 partecipanti. Leonardo già a tre anni ascoltava musica classica, e dopo essere stato ‘illuminato’ da un concerto di Michael Jackson,  decide di seguire la sua passione per la musica che oggi lo porta a vivere un sogno: partecipare alla prima manifestazione per giovani talenti della musica italiana. Sul palco dell’Ariston canterà una delle canzoni presentate nel corso dei 68 anni del Festival. In attesa di poterlo apprezzare in Tv, lo incontriamo per intervistarlo e conoscerlo meglio.

Quando è nata in te la passione per la musica?

È una passione che ho sempre avuto dentro, fin da quando ero bambino.

Quale canzone, tra quelle italiane e internazionali, ti sarebbe piaciuto interpretare e perché?

Mi sarebbe piaciuto interpretare ‘Master Blaster’ di Steve Wonder:  il testo lo sento molto mio, invoca lo spirito dell’Amore e della Libertà, due principi fondamentali nel  mio modo di intendere la vita.

Qual è il tuo cantante preferito?

È Michael Jackson che ammiro per la voce, il modo di ballare, la sua espressività. E’ stato l’artista che mi ha aiutato a scoprire la ‘musica nera’ e che ha ispirato il mio stile personale. il pezzo che preferisco è ‘Thriller’ per il sound, la vocalità espressiva e il testo che in qualche modo porta alla luce anche il lato un po’ più ‘oscuro’ di ognuno di noi.

Come hai reagito quando hai saputo di essere tra i finalisti di Sanremo Young?

Solo nei miei sogni avevo immaginato di poter partecipare ad una trasmissione così importante. Quando ho saputo che avrei  partecipato non riuscivo a parlare dall’emozione, ero incredulo. Mi ci è voluto un po’ per capire che era tutto vero, che avevano scelto proprio me, e che stavo per vivere un’avventura meravigliosa a soli 17 anni.

Pensa a questa esperienza sanremese come ad un viaggio: cosa vorresti riportarti a casa?

Oltre alla crescita artistica, frutto del lavoro con i maestri e i musicisti, mi porterò nuove amicizie, nate all’interno del gruppo dei partecipanti.  Porterò a casa un’esperienza indimenticabile, intensa, ricca di emozioni e di musica, che è ciò che adoro di più al mondo.

Cosa ti piace del gruppo dei giovani di Sanremo Young?

Con gli altri ragazzi si è subito creata una bella sintonia perché condividiamo la stessa passione,  la stessa energia e voglia di cantare. Stanno nascendo delle bellissime amicizie che spero continueranno anche dopo la trasmissione.

Quale canzone, tra tutte le edizioni del festival, dedicheresti a tua madre?

Le dedicherei ‘Portami a ballare’ di Luca Barbarossa vincitore del Festival  del ’92. In realtà gliela canto spesso perché è un brano che la emoziona molto perché parla proprio di una madre e un figlio e del loro legame profondo, lo stesso che io ho con lei.

Che rapporto hai con tua sorella?

Mia sorella Chiara ha 9 anni più di me, ed è un punto di riferimento molto importante nella mia vita. Sa sempre darmi degli ottimi consigli e ‘tirarmi su’ quando sono giù di morale. E’ un esempio per me, perché è una persona molto tenace che non si arrende mai.

Cosa apprezzi di più negli amici?

Non ho molti amici, ma di quelli che ho, apprezzo la simpatia, l’ironia, il saperci  divertire insieme e che sono sempre presenti nel momento del bisogno.

Il  tuo sogno nel cassetto è …

È quello che sto vivendo ora; ho sempre voluto cantare perché questo mi dà una forza straordinaria, che mi aiuta ogni giorno a superare le mie fragilità. Spero di comunicare questa forza anche agli altri, nella speranza che ognuno trovi nella propria vita una passione così potente da poter superare le proprie debolezze.

Tre aggettivi per definirti

Direi ribelle, testardo e romantico. Ribelle perché non sopporto le persone che opprimono i più deboli  e cerco sempre di lottare affinché questo non succeda; testardo perché sono molto determinato nelle mie idee e non mi lascio convincere facilmente a cambiarle; romantico perché credo nell’amore, in Dio, nel perdono, nel fatto che gli uomini debbano essere uniti, anche nelle piccole cose e non farsi la guerra. Credo nella solidarietà e detesto il rancore, l’odio e la vendetta. Sono 3 parole che non sono presenti nel mio vocabolario!