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I nostri nemici… siamo noi e la nostra ingordigia

By Santo Fabiano on 16 Novembre 2015
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I nostri nemici… siamo noi e la nostra ingordigia

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Ho preferito il silenzio che si deve, per rispetto verso il mistero della morte di persone innocenti e per il rispetto che si deve a se stessi e agli altri per evitare che vicende così grandi e così gravi vengano liquidate con una frase o con un gesto, per poi passare ad altro.

Quante volte abbiamo detto “mai più!” e non è servito a niente. Quante volte abbiamo cercato di inseguire gli autori materiali fino a sentirci in diritto di ucciderli, in nome della nostra rabbia (che siccome è nostra ed è occidentale è sempre giusta!)  ma non è servito a niente. Quante volta abbiamo pensato di risolvere ogni problema ordinando una guerra, magari con la finta accortezza che non faccia male a tutti, che eviti donne e bambini e che colpisca solo chi è veramente pericoloso. E quante volte abbiamo finto di sorprenderci che la guerra non conosce confini e che le bombe non fanno differenze.

E adesso ci svegliamo e ci sentiamo sconvolti perché “le nostre guerre” arrivano fino alle nostre città. Perché interrompono la nostra normalità, i nostri centri commerciali, i nostri auditorium, i nostri stadi, le nostre scuole, persino un’italiana.

E dopo essere stati “Charlie” (senza avere mai letto una riga del giornale) adesso siamo “francesi”. E se fossimo sinceri, dovremmo anche essere Curdi (perché quello è un popolo che non trova pace), ma anche Palestinesi (perché è un altro popolo che vive nelle condizioni di ostaggio), e anche Centroafricani (perché lì si muore a centinaia solo perché noi occidentali amiamo i loro diamanti, ma il business non lo vogliamo dividere con nessuno) e anche Libanesi (che vivono sottomessi dalle prepotenze dei popoli con cui confinano) e anche Iracheni (per averli bombardati “per errore”) o Russi (per via dell’aereo civile abbattuto)…. e potremmo non finire più.

Ma quelle sono tutte guerre lontane che, per noi, hanno solo un valore intellettuale: ne parla chi è informato e magari prende posizione seduto nel salotto di casa. Ma quelle guerre, in giro per il mondo (praticamente tutte) sono sempre state alimentate da noi occidentali. Abbiamo pensato di essere furbi armando una fazione contro un’altra, finché ci faceva comodo. E poi anche una terza fazione e una quarta, per i nostri vantaggi economici. Abbiamo addestrato noi i piloti che hanno commesso gli attentati alle torri gemelle. Abbiamo insegnato noi ai guerriglieri come praticare il terrorismo “per il nostro interesse”.

Avremmo potuto insegnare loro tecnologie per lo sviluppo, come valorizzare il territorio e le sue risorse o come vivere nella democrazia. Invece gli abbiamo insegnato a fare la guerra, a vivere in modo clandestino, a contrapporsi al potere e a destabilizzarlo, anche con attentati. E abbiamo esportato le persone peggiori e gli aspetti peggiori: il profitto, la prepotenza, la guerra, la sopraffazione.

E siamo comunque rimasti convinti che il nostro fosse il migliore dei mondi, tanto da volerlo esportare e da giudicare “terzo mondo” chi non vive di ciò di cui viviamo noi. Fino a convincerci persino che gli orientali che venivano a vivere da noi ne fossero rimasti affascinati e ne avessero condiviso i valori. Ma i valori che questi hanno trovato sono la dissoluzione, la corruzione, l’avidità, le trame. E non hanno avuto alcuna difficoltà a identificarlo con il male.

Ed è persino accaduto il contrario: i nostri connazionali hanno sposato la causa mediorientale. E adesso apprendiamo che i più agguerriti nemici del nostro mondo sono occidentali che imbracciano armi e cause dell’ISIS per seminare terrore all’interno di un sistema sociale a cui non credono e in cui non si riconoscono.

E’ la nostra ingordigia e la nostra brama di potere e di profitto che ha creato le condizioni per un conflitto senza confini. Ed è da fessi pensare di castigare gli autori, che spesso sono kamikaze occidentali cresciuti (qui da noi) senza il valore della propria vita (figuriamoci quella degli altri).

Oggi apprendiamo del successo dell’esercito americano per avere ucciso il cittadino inglese che decapitava gli ostaggi occidentali. Non era un musulmano, né un arabo. Era un cittadino inglese. Siamo noi i soli protagonisti di questo massacro. Noi i mandanti, noi gli esecutori, noi le vittime.

Se vogliamo veramente essere solidali con le vittime innocenti di Parigi e degli altri massacri dobbiamo fermare la nostra ingordigia e la presunzione di imporre la nostra “normalità” e i nostri “giudizi” al mondo intero.

Se vogliamo insegnare qualcosa a quella gente, dobbiamo insegnargli a sapere convivere, non a fare la guerra, come invece abbiamo sempre fatto. Ma dovremmo imparare a farlo anche a casa nostra.

Ai tempi della crociate, mentre tutti si presentavano armati alla conquista del Santo sepolcro, senza riuscirci, un tizio, senza armi  né armatura si è presentato dal Sultano, il “feroce Saladino”. E’ stato ricevuto e soltanto lui ha ottenuto in consegna il sito più caro della cristianità.

Si chiamava Francesco.

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