10 mila italiani (in)dimenticati

Per troppi anni, decenni, circa diecimila persone sono state dimenticate da tutti: sono gli italiani che, tra il 1943 e il 1947, vivi e morti, furono gettati nelle “foibe”, le cavità carsiche istriane.

foiba

Le “foibe” non sono solo voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità, ma, in questo modo, rappresentano anche delle inguaribili ferite nella memoria e nella coscienza di molti italiani.

In quei luoghi, in Istria, nel territorio di Trieste e in gran parte della Venezia Giulia, i partigiani delle formazioni di Tito, cui erano in qualche caso aggregate formazioni partigiane italiane, usavano le foibe per eliminare, gettandoveli dentro, i fascisti italiani, militari o civili che fossero.

L’eliminazione fisica e il conseguente “infoibamento” avveniva, spesso, non solo mediante una semplice fucilazione, ma, comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne, rastrellati e strappati dalle loro case e condannati senza alcun processo, erano evirati, stuprati, accecati e torturati.

Alcuni, addirittura legati a cadaveri con filo spinato e, quindi, gettati vivi nei crepacci.

Quasi 70 anni di silenzi su questa atrocità: solo nel 2004 viene istituito il Giorno del Ricordo, per non dimenticare i martiri delle foibe, italiani uccisi solo perché italiani.

Il resto è storia di oggi: le Istituzioni “ricordano” e qualche idiota pensa bene di rovinare le celebrazioni, imbrattando monumenti, targhe e scritte in ricordo delle foibe sui muri di alcune città.

Avere memoria è importante: dal passato tutti possiamo e dobbiamo trarre spunto per non commettere più gli stessi errori.

Ma occorre ricordare tutto e tutti…tranne gli imbecilli.